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Sant' Elzeáro di Sabran Conte di Ariano, terziario francescano

27 settembre

Apt, Francia, 1284/1287 - Parigi, Francia, 27 settembre 1323

Martirologio Romano: A Parigi in Francia, sant’Elzeáro di Sabran, che, conte di Ariano, osservata la verginità e tutte le altre virtù insieme a sua moglie, la beata Delfina, morì in ancor florida età.


Un santo laico del XIII secolo, francese di nascita, sposo casto, condottiero di esercito, difensore del papa, è compatrono di Ariano Irpino città dell’Avellinese, di cui porta il titolo di conte.
Elzeario, il cui nome nei vari processi di canonizzazione è modificato in vari modi fra latino, lingua volgare e francese, nacque ad Apt in Provenza fra il 1284 e il 1287, primogenito di Ermengao de Sabran conte di Ariano e di Laudana d’Albe de Roquemartine.
Studiò presso lo zio Guglielmo de Sabran, abate del monastero benedettino di S. Vittore in Marsiglia. Per volere del re Carlo II d’Angiò, dovette sposare verso i 18 anni nel 1299, la futura beata Delfina di Signe, così pur non volendo, si incontrarono due anime belle, che riluttanti al matrimonio, stabilirono di comune accordo, di conservare la loro castità..
Elzeario, morto il padre, ereditò fra l’altro il titolo di conte d’Ariano, quindi venne in Italia, in Irpinia, per prendere possesso della contea, ma l’accoglienza di quel popolo fu ostile, in quanto contrario al vassallaggio, preferendo dipendere direttamente dal re.
Fu suo merito e per le virtù professate, che riuscì a conquistare l’amore del popolo, per questo fu apprezzato dal re di Napoli Roberto d’Angiò, che quando nel 1312, fu necessario inviare dei soldati in aiuto del papa assediato a Roma dall’esercito dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, ne affidò il comando ad Elzeario.
Fu inoltre incaricato di delicate missioni presso la corte di Francia, dove nel 1323, durante uno di questi incarichi, si ammalò gravemente, tanto da morire a Parigi il 27 settembre 1323 a soli 38 anni; fu sepolto ad Apt nella chiesa dei Francescani, di cui era fedele Terziario.
La sua fama di grande uomo di carità, specie nell’assistenza ai lebbrosi, si diffuse largamente al punto di attirare l’interesse dei pontefici dell’epoca e fu proprio papa Urbano V, che era suo figlioccio di battesimo, che ne riconobbe la santità, ma che venne poi proclamata ufficialmente il 5 gennaio 1371 dal suo successore papa Gregorio XI.
Le sue reliquie furono trasferite nel 1791 dalla chiesa francescana di Apt, alla cattedrale della città, dove sono tuttora venerate, insieme a quelle della sua casta sposa, la beata Delfina.
Ha culto liturgico in Apt, in Avignone, nella Badia di S. Vittore di Marsiglia, nell’Ordine Francescano e in Ariano Irpino, dove nel giorno della sua festa il 27 settembre, si tiene un’antichissima fiera con grande partecipazione di popolo.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-09-14

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