Nacque verso il 1010 dalla potente famiglia di Lambach-Wels sul Traun (Alta Austria) e fu educato a Wurzburg, giacché la madre Regilla era originaria di quei dintorni, e qui compì i primi studi, che poi continuò a Parigi. Tornato a Würzburg, divenne canonico della cattedrale, finché il 30 giugno 1045 (o 1040?) fu eletto, come successore di suo zio Brunone, vescovo della medesima città. Allora si consacrò alla restaurazione della disciplina e allo sviluppo dei monasteri. Nel 1047 fece venire dei monaci lorenesi riformati da Riccardo di St-Vanne a Schwarzbach nella Bassa Franconia e nel 1056 iniziò i restauri dell'abbazia di Lambach, fondata da suo padre Arnold. Nel 1074-75 incontrò a Roma il nuovo papa Gregorio VII che preparava decreti di riforma; la situazione, tuttavia, non gli pareva che ancora esigesse una scelta tra papa e imperatore (sappiamo, però, che la sua sede, Wurzburg, parteggiava per quest'ultimo), perciò il suo appoggio a Gregorio VII fu dapprima alquanto blando. Ma i sinodi di Magonza e di Worms (1076), nei quali l'imperatore Enrico IV intendeva far eleggere un nuovo papa contro Gregorio VII, dichiarato decaduto, gli aprirono gli occhi e da allora assunse nei confronti di Enrico IV un atteggiamento indipendente, rompendo con lui, benché ne fosse padrino, e consacrandosi con convinta adesione alla causa dell'ortodossia. Si narra, infatti, che già nel gennaio 1076 tra i vescovi radunati a Worms, Adalberone insieme con Ermanno di Metz, si levasse a protestare contro l'aperta violazione delle forme giuridiche, che si andava perpetrando in quella assemblea. Enrico IV, da parte sua, indotto a miglior consiglio dall'opposizione di vescovi e di principi, tentò di salvarsi con la riconciliazione di Canossa (1077); ma essa ai suoi nemici, ormai troppo disgustati di lui, non fu gradita, né valse a trattenerli dal procedere alla elezione di un nuovo imperatore nella persona di Rodolfo di Rheinfelden, cognato dello stesso Enrico. Ciò avveniva a Forchheim il 13 marzo 1077; Enrico IV, affrettato il ritorno in Germania, nel medesimo anno strinse d'assedio Wurzburg, di cui poté impadronirsi, dopo essere riuscito a sollevare i cittadini contro Adalberone che, perciò, dovette lasciare la città. All'abbandono forzato della sede episcopale, seguì la deposizione e la sostituzione con un arcivescovo intruso (1085); nell'anno seguente, la rivolta della Baviera e la sconfitta di Enrico a Bleichfeld (11 aggosto) gli permisero di riprendere possesso della sua sede; ma il trionfo fu di breve durata, perché la città fu ripresa, poco dopo, da Enrico e Adalberone stesso cadde nelle sue mani. In quelle circostanze l'imperatore non abusò della propria vittoria; fece, anzi, ad Adalberone delle proposte abbastanza concilianti, con lo scopo palese di guadagnare l'arcivescovo al proprio partito; ma costui preferì l'esilio, pur di rimanere fedele al papa e perciò fu condotto nell'abbazia di Lambach, dove trascorse i suoi ultimi anni, considerato come un campione del papato in Germania, allo stesso modo che Altmann di Passau e Gebhard di Costanza, suoi amici, i quali, però, più giovani di lui, potevano in quegli anni attivamente influire sugli sviluppi degli avvenimenti.
Nel 1088 Adalberone rinunziò alla dignità episcopale e dedicò il monastero di Komburg, presso Schwabisch Hall, nel Württemberg; l'anno seguente incitò il conte di Achalm a fondare il monastero di Zwiefalten, in diocesi di Costanza, nel quale vennero monaci di Hirschau; il 15 settembre 1089 poté consacrare il nuovo monastero benedettino di Lambach, al quale attendeva ormai da più di trent'anni.
Adalberone morì il 6 ottobre 1090. La sua Vita, con la narrazione dei suoi miracoli, fu composta da un monaco anonimo di Lambach verso il 1205: essa si presenta di valore storicamente mediocre. Notevole, invece, la fama di santità lasciata da Adalberone e comprovata da numerosi miracoli: la breve Vita metrica, composta in suo onore da un anonimo di epoca incerta, si chiude, appunto, con queste parole (Acta SS. Octobris, III, p. 490; cf. bibl.):
Praemia nec meritis hic clesunt, nainque miraclis non dubiam testata fidem monumenta refulgent optatamque aegris reddunt consulta salutem.
E un' Oratio metrica, così, al suo inizio, esalta il santo (Acta SS., cit.):
O felix confessor Christi Adalbero qui fuisti hic in terris Deo gratus nunc in coelis sublimatus.
Anche un documento del sec. XII, che riguarda concessioni di indulgenze, comprova la fama di santità del santo, in quanto la chiesa di Lambach vien detta del «beato» Adalberone. Del resto il suo culto fu approvato nei 1883 da Leone XIII: se ne celebra la festa al 6 ottobre e una traslazione di reliquie al 16 settembre. La ricognizione delle ossa del santo avvenne nel 1884.
Iconograficamente Adalberone è rappresentato con una chiesa in mano, o in ginocchio davanti alla Vergine e al Bambino Gesù che gli appaiono in una nuvola.
Autore: Pietro Bertocchi
Fonte:
|
|
|
|