È il santo patrono di Norimberga in Germania, ma del quale vi sono pochissime notizie certe; si ignora da dove venisse, chi fosse e quando visse e della sua vita i contemporanei non scrissero nulla. Probabilmente esiste una relazione tra la sua persona e la fondazione della città di Norimberga, per cui la sua vicenda terrena si può inquadrarla fra il X e l’XI secolo. S. Sebaldo o Sinibaldo è menzionato per la prima volta negli “Annales” di Lamberto di Hersfeld (1005-1080), cronista tedesco e monaco benedettino, secondo il quale il culto per il santo si era diffuso nel 1072 a Norimberga a seguito di parecchie miracolose guarigioni. La città era diventata meta di pellegrinaggi, per la tomba del santo che si trovava in una cappella situata sotto il castello imperiale; questo affluire di pellegrini, contribuì a valorizzare la piccola località di Norimberga. A queste poche notizie che classificano Sebaldo come eremita, bisogna aggiungere le varie leggende che nel tempo si sono affermate nella devozione dei fedeli tedeschi. Una che lo pone intorno al 1056 come contemporaneo dell’imperatore Enrico III, lo dice originario della Franconia, fece un pellegrinaggio in Italia e poi prese a predicare a Norimberga operando alcuni miracoli. Altre leggende danno notizie di Sebaldo come un nobile francese che incontrò in Italia i santi Willibaldo († 787) e Wunibaldo († 761) e operò miracoli attraversando Ratisbona. Poi ancora posizionandolo nell’VIII secolo a causa dell’incontro con i due santi sopra citati, viene considerato come figlio del re di Danimarca, che aveva due figli di nome ‘Syvaldus’. Ancora si crede che studiò a Parigi sposando una principessa francese, che abbandonò però la prima notte, per vivere da eremita. Quindici anni più tardi si dice che fece un pellegrinaggio a Roma, dove ricevé dal papa l’incarico di una missione; visse poi i suoi ultimi anni in un bosco presso Norimberga. Secondo il giudizio dello studioso Meisterlin del 1483, si pensa che Sebaldo sia stato un monaco o un sacerdote e per questo è annoverato nei Martirologi dell’Ordine dei Benedettini; dal secolo XVIII si è cominciato a collocare il santo presso la Cappella di Altenfurt a sud-est di Norimberga, come luogo del suo eremitaggio. Sebaldo in definitiva, è legato allo svilupparsi della città di Norimberga più di ogni altro santo patrono delle città tedesche e i pochi testi, tradizioni e leggende, sono il frutto di determinate condizioni politiche e storiche di Norimberga. Il culto per san Sebaldo è testimoniato sin dal 1072 e verso il 1255 egli divenne insieme a s. Pietro il patrono delle nuova chiesa parrocchiale di Norimbrega, dove si venerò la sua tomba. La data della sua festa al 19 agosto, comparve per la prima volta in un calendario di Olmütz del 1131-1137 e dal 1339 i bambini della città, vennero battezzati col suo nome, determinando la curiosità di due secoli dopo, quando ogni abitante di Norimberga si chiamava Sebaldo. Le reliquie del santo eremita deposte in un’urna d’argento, furono nel 1397 trasferite nel nuovo coro della chiesa di S. Sebaldo e ogni anno si svolgeva una processione devozionale. L’affermazione del suo culto non fu facile, per la resistenza e diffidenza delle classi più elevate e del clero, verso questo oscuro e misterioso santo, che veniva posto in concorrenza nella devozione, con i santi dell’episcopato e della diocesi di Bamberga; nel 1377 il Consiglio fu costretto ad inviare ad ogni convento della città, una copia della leggenda di s. Sebaldo per vincere la diffidenza verso il santo borghese, considerato “rusticitas” (rustico); una copia nel 1385 fu inviata per propaganda anche a Venezia. Man mano che trascorreva il tempo, il suo culto ebbe maggiore e più qualificata diffusione. I re e gli imperatori di Germania, che si recavano a Norimberga, erano soliti pregare davanti ad un reliquiario che conteneva la sua testa. Il 26 marzo 1425, su richiesta del Consiglio di Norimberga, papa Martino V canonizzò san Sebaldo e quattro anni dopo fu coniato il fiorino di Norimberga con la sua immagine. Nel 1519 gli scultori Peter Visher e figli, terminarono la celebre tomba di bronzo nella Chiesa di S. Sebaldo, considerata capolavoro del Rinascimento tedesco e la più bella tomba di un santo di tutta la Germania. Anche con l’avvento del protestantesimo, la tomba di s. Sebaldo continuò ad avere tutti gli onori e la sua festa fu sempre rispettata. Il culto è ancora oggi molto diffuso in tutta la Germania, chiese furono erette un po’ dappertutto; a Venezia nella chiesa di S. Bartolomeo sul Rialto, nel 1434 fu consacrato un altare e istituita la festa; nel 1507 nella stessa chiesa, il celebre pittore veneziano Sebastiano del Piombo (1485-1547), lo raffigurò in una delle quattro ante del prezioso organo. Il santo è di solito raffigurato come pellegrino col bastone ed il berretto e con la barba; man mano che nei secoli aumentava il culto e la devozione, egli veniva rappresentato con il modellino della sua chiesa a due campanili, a volte con gli stemmi delle Case regnanti di Francia e Danimarca, a ricordo della sua origine e del matrimonio. Fra i tantissimi miracoli e prodigi che gli vengono attribuiti e illustrati nei cicli pittorici, v’è quello di aver dato da morto uno schiaffo ad un burlone che gli aveva tirato la barba. In Italia S. Sebaldo si commemora sotto il nome di Sinibaldo. Il ‘Martirologio Romano’ lo celebra come eremita il 19 agosto.
Autore: Antonio Borrelli
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