Nysa, Polonia, 21 settembre 1817 - 14 novembre 1872
Maria Luisa Merkert nacque il 21 settembre 1817 a Nysa, in Alta Slesia. Nel 1842 con la sorella Matilda e l’amicaFrancesca Werner si unì a Clara Wolff, giovane Terziaria francescana, impegnata ad aiutare gli ammalati poveri. Le quattro donne formarono una sorta d’associazione, senza professione divoti e senza approvazione ufficiale. Due anni dopo il parroco predispose una prima regola che le donne accolsero consacrandosi al Cuore di Gesù. Fece un’esperienza nel noviziato delle Suore di San Carlo Borromeo a Praga, ma il 30 giugno 1850, lasciò il noviziato. Con Francesca Werner riprese privatamente l’attività di visitare a casa i malati poveri. Diede inizio ad una Congregazione che, il 19 novembre 1850, malgrado contrarietà e penuria di mezzi, assunse la denominazione di “Suore Bigie di Santa Elisabetta”. Molti ricorrevano alle suore, sicuri di essere ascoltati ed aiutati. Maria, instancabile, era pronta a seguire tutti. La regola, ispirata a quella del Terz’Ordine francescano, fu approvata il 7 giugno 1871 da Pio IX. Assistere i malati poveri,soccorrere alle necessità degli anziani, degli orfani, alle attività educative in asili e scuole voleva dire per Maria aderire all’amore di Cristoe per ciò vi spese tutte le energie, fino alla morte. Fu una donna di grande preghiera, prese a modello la Madonna,a lei si rivolgeva in ogni necessità. Morì il 14 novembre 1872. È stata beatificata il 30 settembre 2007 da Benedetto XVI.
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Maria Luisa Merkert nacque, secondogenita, il 21 settembre 1817 in una famiglia borghese di Nysa, in Alta Slesia, all'epoca diocesi di Breslavia. La cittadina, detta la Roma slesiana per i suoi numerosi monumenti, oggi è in Polonia, ma era a quei tempi tedesca. L´atmosfera religiosa della famiglia, influì molto sulla futura vocazione religiosa di Maria e della sorella Matilde. La parrocchia di s. Giacomo, in cui Maria fu battezzata, era un importante riferimento. I Merkert facevano parte della Confraternita del Santo Sepolcro. Il padre ricopriva diversi incarichi e morì quando Maria aveva solo un anno. Ad educare le due bambine fu la madre, autentica maestra di vita e di fede. Morì nel 1842 e in quell'anno Maria, che aveva venticinque anni, con la sorella Matilda e l´amica Francesca Werner, guidate dal confessore, si unì a Clara Wolff, giovane terziaria francescana, impegnata ad aiutare gli ammalati poveri, senza cure perché soli in casa. Le quattro donne formarono una sorta d'associazione. Clara, la più anziana, era d'indole vivace, sensibile e volitiva e aveva già svolto assistenza durante un epidemia di colera. Francesca, coetanea di Maria, aveva una forte personalità anche se era umile e modesta. Sopravvisse oltre dieci anni alla beata, succedendole come Superiora Generale della congregazione. Matilda Merkert era d'indole mite e molto religiosa. Il pio sodalizio iniziò la sua attività il 27 settembre, senza professione di voti e senza approvazione ufficiale, conquistando però in pochi mesi l'attenzione e la stima delle autorità. Due anni dopo il parroco predispose una prima Regola che le donne accolsero consacrandosi al Cuore di Gesù. L'8 maggio 1846, a Prudnik, morì Matilda, a causa di un'infezione contratta durante le cure ad alcuni malati di tifo. Fu un duro colpo, ma andarono avanti. Per volontà del loro confessore, Maria e Clara entrarono nel noviziato delle Suore di San Carlo Borromeo a Praga, un istituto di origine francese, il cui ramo ceco era stato fondato nel 1837. Dovevano formarsi per dare successivamente vita all'opera di assistenza che sentivano di dover realizzare. Le Suore Borromee consideravano però secondaria la cura domiciliare dei malati e la Beata, il 30 giugno 1850, lasciò il noviziato. Si divisero così i destini di Maria e Clara. Quest'ultima, nel 1852, andando da un malato, rimase coinvolta in un incidente e morì a causa delle ferite il 4 gennaio 1853. Maria restò sola, la responsabilità di proseguire si fece pesante, sembrava quasi che dovesse rinunciare alla sua vocazione. L'abbandono delle Suore Borromee aveva suscitato un certo scalpore e dissensi col confessore. Con Francesca Wermer riprese privatamente l'attività di visitare a casa i malati poveri. La formazione avuta a Praga fu molto importante per la nascente Congregazione che il 19 novembre 1850, malgrado contrarietà e penuria di mezzi, assunse la denominazione di "Suore Bigie di S. Elisabetta" (dal colore dell'abito), nella festa della santa della Turingia che scelsero come Patrona. A Nysa la povertà era assai diffusa, la Slesia aveva subito pesantemente la bufera rivoluzionaria liberale ed era coinvolta nella guerre prussiane e austriache, con i suoi feriti e le conseguenti epidemie. Molti ricorrevano alle suore, sicuri di essere ascoltati ed aiutati. Maria, instancabile, era pronta a seguire tutti. Una sua compagna testimoniò: "Madre Maria comprava carne, caffè e pane per le povere vedove e portava queste cose lei stessa ai poveri e le donava con tale affabilità di cuore che quei vecchietti piangevano di gioia e tutti la chiamavano `la cara madre di tutti´". Nel 1859 l'associazione contava sessanta religiose in undici case, anche in regioni a prevalenza protestante. Era ormai necessaria l'approvazione ufficiale per semplificare i rapporti con gli enti pubblici. La Regola, ispirata a quella del terzo ordine francescano, fu approvata dal vescovo di Breslavia. Il 5 maggio 1860 ebbe luogo la professione di ventisei suore che oltre ai tre voti comuni di povertà, castità e obbedienza, avevano il quarto di assistere i malati poveri a domicilio. Si acquisì una sede adeguata per l'Istituto. Madre Maria si preoccupò subito di dotarla di una chiesa che fece bella e funzionale. Tutte le responsabilità gravavano su di lei, nel clima anticlericale causato dai prussiani. Si tenne il primo capitolo generale e Maria fu eletta Superiora Generale. Negli anni successivi prese forma l'attuale Casa Madre della Congregazione, nel 1864 ci fu il riconoscimento statale, anche per interessamento della Regina Augusta. Due anni dopo furono inviate le prime suore missionarie in Svezia. L'arcivescovo di Breslavia, prendendo parte nel 1870 al Concilio Vaticano, sveltì il riconoscimento pontificio. Maria raggiungeva così il momento desiderato da tanti anni. Il 7 giugno 1871 Papa Pio IX concesse il decreto di lode. Assistere i malati poveri voleva dire per Maria aderire all'amore di Cristo, vi spese tutte le energie, fino alla morte. Fu una donna di grande preghiera, prese a modello la Madonna, a lei si rivolgeva in ogni necessità. L´operato delle suore rispose in seguito anche alle necessità degli anziani, degli orfani, alle attività educative in asili e scuole. La fondatrice fu sempre molto attenta alla formazione morale e spirituale delle sue suore. Ne preparò, in ventidue anni, circa cinquecento. Alla fine di ogni anno raccoglieva le notizie dalle varie case, circa novanta. La missione di Madre Maria era ormai compiuta, aveva offerto tutta la vita per gli altri. Verso la fine del 1872 presagì che ormai la sua giornata terrena volgeva al termine. Il 14 novembre il suo cuore generoso cessò di battere, tranquillamente, senza nessuna agonia. Aveva cinquantacinque anni. La piansero tutti i poveri della città. Nella sua ultima lettera circolare alle suore aveva parlato di una "amorevole mano divina che muove tutti i nostri destini". L´approvazione di diritto pontificio delle suore Rave di S. Elisabetta fu concessa da Papa Leone XIII quindici anni dopo. Nel 1964 le spoglie della "samaritana della Slesia" furono portate nella cripta della sua chiesa parrocchiale, dal 1998 sono in un cappella laterale. Nella sua Nysa, oggi in diocesi di Opole, è stata beatificata il 30 settembre 2007. La congregazione è oggi presente in diversi luoghi del mondo.
PREGHIERA
Santissima Trinità, unico Dio,
con umiltà imploriamo dalla tua bontà
misericordia e aiuto nelle nostre necessità,
per intercessione della beata Maria Merkert,
che in vita per tuo amore servì e si prodigò
per i malati, i poveri e gli abbandonati.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Per informazioni:
Suore di Santa Elisabetta
Via dell'Olmata, 9
00184 Roma
tel. 06/4888271
www.elzbietanki-roma.eu
Autore: Daniele Bolognini
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