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Beato Pietro Petroni Certosino

Festa: 8 maggio

Siena, 1311 - 1361

Nato a Siena nel 1311, Pietro Petroni abbracciò la vita eremitica nella Certosa di Maggiano. La sua fama di taumaturgo crebbe per le numerose visioni mistiche e i miracoli a lui attribuiti. Su invito del Priore, per non turbare la quiete della vita certosina, rinunciò ai miracoli, offrendo un esempio di obbedienza esemplare. La sua santità silenziosa alimentò la venerazione dei fedeli. Morì prematuramente nel 1361. Il soprannome "Petrone", derivato dalle sue dimensioni, divenne un simbolo della sua obbedienza, considerata una virtù pari al miracolo. Le sue profezie al confratello Gioacchino Ciani e la leggenda del taglio dell'indice per indegnità al sacerdozio arricchiscono la sua storia.



La figura di Pietro Petroni, religioso senese del XIV secolo, si staglia nel panorama agiografico italiano con tratti singolari e complessi. La sua esistenza, trascorsa tra le mura della Certosa di Maggiano, fu costellata da eventi miracolosi, aspra disciplina e obbedienza esemplare.
Nato a Siena nel 1311, Pietro sin da giovane si distinse per la sua dedizione al prossimo, prodigandosi nella cura degli infermi e dei lebbrosi della città. All'età di diciassette anni, contro la volontà dei genitori, abbracciò la vita eremitica nella Certosa di Maggiano.
Nel corso della sua vita monastica, Pietro Petroni fu protagonista di numerose visioni mistiche e di eventi prodigiosi che gli attribuirono fama di taumaturgo. La sua intercessione, secondo la devozione popolare, era ritenuta capace di compiere miracoli, attirando folle di fedeli e accrescendo la sua celebrità.
Tuttavia, la fama e i clamori che ne derivavano contrastavano con la severità e la quiete della vita certosina, improntata al silenzio e al raccoglimento. Su invito del Priore della Certosa, Pietro Petroni, in un atto di obbedienza esemplare, decise di rinunciare alle sue attività taumaturgiche, pur di non turbare l'armonia della comunità monastica.
La rinuncia ai miracoli non compromise la santità di Pietro Petroni, che si manifestò in una vita di profonda devozione e rigorosa disciplina. La sua fama, seppur privata dei clamori del miracoloso, si diffuse silenziosamente, alimentando la venerazione dei fedeli.
Affetto da obesità, Pietro Petroni morì prematuramente nel 1361. Il suo soprannome, "Petrone", derivato dalle sue dimensioni smisurate, divenne quasi un cognome, suggellando la sua memoria come campione dell'obbedienza, una virtù che, agli occhi dei fedeli, assumeva un valore pari, se non superiore, a quello dei miracoli.
La tradizione agiografica narra che, quindici giorni prima della sua morte, Pietro Petroni confidò alcune profezie al confratello Gioacchino Ciani, tra cui la condanna all'inferno di alcune personalità, tra cui il Boccaccio, se non avessero mutato la loro condotta di vita. Un'altra leggenda narra che il monaco si tagliò l'indice della mano sinistra per rendersi inabile al sacerdozio, ritenendosi indegno di tale onore.
Pietro Petroni è venerato come beato dalla Chiesa cattolica e la sua memoria liturgica ricorre l'8 maggio. Il pittore Daniele Crespi lo raffigurò con le forbici in mano, simbolo del suo atto di autolesionismo, nella Certosa di Garegnano a Milano.


Autore:
Franco Dieghi

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Aggiunto/modificato il 2024-03-27

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