Taw Pon Athet, Myanmar, 1918– Shadaw, Myanmar, 25 maggio 1950
Isidoro NgeiKoLat, nato nell’attuale Myanmar in una famiglia cattolica, si sentì orientato alla vocazione sacerdotale, ma fu costretto a lasciare il seminario a causa di un’asma bronchiale. Aprì quindi una scuola privata nel suo villaggio, dove impartì insegnamenti scolastici e religiosi. Dopo aver incontrato padre Mario Vergara, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, aderì alla sua proposta di seguirlo come catechista nella zona montuosa a est di Loikaw. Era al suo fianco anche quando, il 24 maggio 1950, si diresse a Shadaw per ottenere la liberazione di un altro catechista. Era una trappola: i due vennero catturati e, all’alba del 25 maggio 1950, uccisi a colpi di arma da fuoco. La causa di beatificazione di Isidoro NgeiKoLat è stata associata a quella di padre Mario Vergara nel 2009. Sono stati quindi beatificati insieme il 24 maggio 2014 nella cattedrale di Aversa. I loro corpi, gettati nel fiume Salween, non sono mai stati ritrovati.
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Nascita e famiglia
Sono scarne e poco precise le informazioni biografiche su Isidoro NgeiKoLat, il primo martire dell’attuale Myanmar. La sua stessa data di nascita è stata fissata al 1918, grazie al reperimento del suo certificato di Battesimo, datato al 7 novembre di quell’anno e conferito da padre Domenico Pedrotti del Pontificio Istituto delle Missioni Estere (PIME); il luogo, invece, èTawPonAthet, in Birmania.
I genitori, Bo SantTint e Mukhasi, probabilmente erano contadini poveri, ma di sicuro erano cattolici, convertiti da padre Paolo Manna, un altro religioso del PIME, attualmente Beato.
Nell’adolescenza rimase orfano di entrambi i genitori, quindi venne accolto da una zia, insieme a un fratello minore.
Vocazione al sacerdozio, poi catechista
Sin da piccolo, Isidoro era abituato a frequentare i missionari, così sorse in lui la vocazione al sacerdozio. Entrò quindi nel seminario minore di Toungoo, dove si distinse per religiosità e amore allo studio: imparò molto bene il latino e l’inglese. Tuttavia, un’asma bronchiale persistente lo costrinse a interrompere gli studi e a tornare a casa.
Rientrato nel suo villaggio di Dorokhò, aprì una scuola privata gratuita, dove insegnava ai bambini sia il birmano sia l’inglese, senza trascurare il catechismo, che trasmetteva attraverso alcuni canti sacri. Fedele alla propria vocazione, scelse di rimanere celibe.
Al servizio di padre Mario Vergara
Nel 1948, a Leikthò, fece la conoscenza di un altro missionario del PIME, padre Mario Vergara, incaricato d’impiantare una nuova missione ad est di Loikaw. Aderì con entusiasmo alla sua proposta di seguirlo come catechista, così da poter contribuire allo sviluppo, sia culturale sia spirituale, della sua gente. Fece anche da interprete a padre Pietro Galastri, un confratello che venne ad aiutare padre Mario nel 1948.
I loro sforzi apostolici diedero subito ottimi risultati, provocando però il risentimento dei protestanti battisti, mentre in Birmania, che nel 1948 aveva ottenuto l’indipendenza dall’Inghilterra, era scoppiata la guerra civile.
Il martirio
Il 24 maggio 1950 Isidoro accompagnò padre Mario a Shadaw, per ottenere la liberazione del catechista Giacomo Còlei. Il missionario aveva scritto una lettera a Tire, capo del distretto di Taruddà, per trattare la questione, ed era stato da lui invitato a raggiungerlo a Shadaw.
Giunti sul posto, alle 18.30, non incontrarono Tire, ma il comandante Richmond, suo alleato. Padre Mario cercò di replicare alle accuse che gli venivano rivolte, ma invano: lui e Isidoro vennero ammanettati e scortati verso il fiume Salween. Dopo una marcia di almeno sei ore, all’alba del 25 maggio 1950 furono uccisi a colpi di arma da fuoco.
I loro corpi, rinchiusi in due sacchi distinti, vennero gettati nel fiume. Qualche giorno più tardi, alcuni pescatori di etnia shan li intercettarono lungo il fiume: tuttavia, dopo essersi accorti che i sacchi contenevano dei cadaveri, li buttarono di nuovo nella corrente.
Padre Pietro Galastri, invece, venne catturato presso la casa della missione alla stessa ora in cui il confratello e il catechista erano caduti in trappola; da allora si persero le sue tracce.
La causa di beatificazione
Il nulla osta per l’introduzione della causa di beatificazione di padre Mario Vergara e di Isidoro NgeiKoLat, è stato ottenuto il 23 ottobre 2001. Due anni dopo si procedette all’avvio del processo nella diocesi di Loikaw, ad opera del vescovo locale, monsignor SoteroPhamo, figlio di un catechista di padre Mario. Gli atti dell’inchiesta diocesana, durata dal 2 novembre 2003 al 10 febbraio 2004, sono stati convalidati il 12 novembre 2004, mentre la “Positio super martyrio” è stata trasmessa nel 2006.
Il 4 dicembre 2008, nel corso dell’esame della “Positio”, i consultori teologi si sono pronunciati negativamente in ordine al riconoscimento del martirio. La Postulazione della causa ha quindi predisposto una risposta alle osservazioni, ottenendo quindi, l’11 luglio 2013, il parere positivo, confermato dal congresso ordinario dei cardinali e vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi il 3 dicembre 2013.
Ricevendo in udienza il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sul martirio il 9 dicembre 2013.
La beatificazione di padre Mario e del catechista Isidoro si è quindi svolta il 24 maggio 2014 nella cattedrale di San Paolo ad Aversa, presieduta dal cardinal Amato come rappresentante del Santo Padre.
La loro memoria liturgica, per le diocesi di Loikaw e Aversa e per il Pontificio Istituto Missioni Estere, è stata fissata al 25 maggio, data della loro nascita al Cielo.
Autore: Emilia Flocchini
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