Fu un uomo di grande dottrina e santità, che operò in Frigia, nell'odierna Turchia, nel II secolo d.C. Fu un fiero difensore della fede cristiana contro gli errori del suo tempo, e per questo fu perseguitato e infine martirizzato. Le sue opere, tra cui il trattato "Sulla natura del Figlio di Dio", sono ancora oggi fonte di ispirazione per i cristiani.
Martirologio Romano: A Gerapoli in Frigia, nell’odierna Turchia, sant’Apollinare, vescovo, che rifulse sotto l’imperatore Marco Aurelio per dottrina e santità.
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Visse al tempo dell'imperatore Marco Aurelio (161-80) e fu senza dubbio uno dei presuli di maggior rilievo dell'Asia. Ciò si ricava dal numero e dalla risonanza delle sue opere, che, sebbene oggi perdute, conosciamo attraverso la testimonianza di altri. Eusebio (Hist. Ecci., IV, 27), che scriveva verso il 311, parla di una sua apologia a Marco Aurelio, di cinque libri ai Greci, di due ai Giudei, di due sulla Verità e di diversi altri contro l'eresia dei Frigi o montanismo; l'autore del Chronicon Paschale (PG, XCII, col. 80) accenna nel sec. VII ad uno scritto di lui sulla Pasqua, e Fozio (Bibl., 14) nel IX ad un trattato sulla Pietà. Qualcuno gli attribuisce la Cohortatio ad Graecos (PG, VI, coli. 241-312), ma con poco o nessun fondamento, né ha maggiore probabilità di appartenergli un frammento sullo scisma dei montanisti, citato da Eusebio (op. cit., V, 16-19). Sappiamo che il vescovo di Antiochia Serapione diffondeva tra i suoi fedeli le opere di Apollinare come la più forte requisitoria contro gli errori dei suoi tempi. Non si trova iscritto nei sinassari greci, né nel Martirologio Geronimiano, né negli altri martirologi antichi. Fu introdotto nel Martirologio Romano dal Baronio, il quale assegnò senza ragione la sua festa all'8 gennaio. Altri preferiscono celebrare la ricorrenza il 7 febbraio. Mancano le prove della venerazione prestatagli dagli antichi.
Autore: Pietro Burchi
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