sec. IV
In Trentino, vicino all'attuale Sanzeno, nella Val di Non visse, nel III secolo, un eremita che apparteneva ad una ricca famiglia, Romedio. Questi, spogliatosi della cospicua eredità, si recò con un gruppo di amici dall'allora vescovo di Trento, Vigilio, a chiedere la benedizione per un pellegrinaggio a Roma. Giunti a destinazione, furono anche ricevuti dal Papa. Al ritorno, Romedio e i suoi amici proseguirono l'esperienza comunitaria in un vecchio castello della Val di Non. Il culto di Romedio " che viene spesso raffigurato con un orso quale sua cavalcatura " è stato confermato nel 1907 da Pio X. Molto suggestivo è il Santuario dedicato a san Romedio in Val di Non: si tratta di un complesso di sei chiese, collegate da ripide scale, poste su uno sperone roccioso. (Avvenire)
Etimologia: Romedio = venuto da Reims, dal latino
Martirologio Romano: Nella Val di Non in Trentino, san Romedio, anacoreta, che, donati i suoi beni alla Chiesa, condusse vita di penitenza nell’eremo che ancora oggi porta il suo nome.
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La vita di san Romedio si inquadra nell'ambito dell'eremitismo intorno all'anno 1000.
Membro di una nobile famiglia dell'Alta Baviera, egli donò alla Chiesa di Trento beni e diritti posseduti nella valle dell'Inn, ritirandosi poi a vita di penitenza nell'eremo rupestre, che da lui prende nome, presso Sanzeno in Val di Non. Un culto in suo onore è testimoniato alla fine del secolo XI e si estese, con donazione di reliquie, anche al di là dello spartiacque alpino, soprattutto in luoghi, come Thaur, Sankt Georgenberg, Habach, Hohenwarth, che in qualche modo si ricollegano con le sue origini familiari.
Romedio rappresenta il capofila di un movimento eremitico, che nel Trentino ebbe lunga diffusione, e durò fino ai tempi recenti. La leggenda, fiorita intorno al Santo dal secolo XIII in poi, parla dei suoi due compagni, Abramo e Davide, che fecero vita comune con lui.
Pio X confermò, nel 1907, il suo culto 'immemorabile'.
Nasce nel IV secolo da una nobile famiglia austriaca di religione cristiana, a Innsbruck (Tirolo). Romedio è un bambino molto ricco. Suo padre possiede castelli, case, terreni. Potrebbe avere qualsiasi cosa. Vedere esaudito ogni desiderio. Una volta adulto, però, decide di regalare la sua cospicua eredità ai più sfortunati e ai bisognosi. Egli intende vivere con umiltà, da povero. Romedio vuole fare l’eremita, pregare e lodare Dio. Si reca in pellegrinaggio a Roma per andare a trovare il papa. Durante il viaggio si ferma a Trento e conosce il vescovo della città, Vigilio. I due diventano amici e Romedio trova in Vigilio un prezioso consigliere spirituale. Al suo ritorno Romedio è di passaggio nel Trentino, a Sanzeno, in Val di Non (Comune di Predaia). Questo luogo immerso nel verde, dall’atmosfera fiabesca, colpisce profondamente l’anima del santo che decide di fermarsi e di trascorrere la sua esistenza da solo, dentro una grotta, in cima a una rupe alta più di 70 metri. Tanti sono i prodigi compiuti dal santo. Guarisce dalle malattie, fa scaturire dalla roccia l’acqua, predica il Cristianesimo e opera conversioni. Il miracolo più leggendario è legato a un orso che gli sta sempre accanto nelle raffigurazioni che lo rappresentano. Un giorno Romedio chiede ai suoi discepoli di sellargli il cavallo per andare a fare visita al vescovo di Trento Vigilio, ma accade un fatto increscioso: un feroce orso assale il cavallo e se lo mangia. I discepoli, terrorizzati, riportano l’accaduto a Romedio il quale rimane calmo e chiede semplicemente che l’orso venga sellato al posto del cavallo. Sarà lui a portarlo a Trento. Così avviene: l’orso docilmente si fa imbrigliare e, con grande meraviglia di tutti, Romedio si mette in viaggio e arriva a destinazione in groppa all’orso. Nella grotta dove vive Romedio i suoi fedeli devoti, nell’anno Mille, costruiscono la prima chiesa in suo onore dove, ancora oggi, sono custodite le spoglie del santo (non si conosce la data della sua morte). In seguito sorgono altre quattro piccole chiese che si sovrappongono in verticale e compongono l’attuale suggestivo Santuario di San Romedio, in Val di Non. Ogni chiesa è collegata con le altre da 131 scalini scavati nella roccia. Unico in Europa per la sua conformazione architettonica, il santuario, dal 1950, ospita anche un convento francescano
Autore: Mariella Lentini
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