Hesbaye, Belgio, 712 – 6 marzo 766
Nacque nel 712 a Hesbaye (Brabante) da Sigrammo e Landrada, ambedue nobili. Ricevuta una solida formazione benedettina a venticinque anni nel 737, venne nominato cancelliere del regno d’Austrasia. Il 30 settembre 742 venne consacrato vescovo di Mets. Promosse la diffusione del monachesimo benedettino, fondando diverse abbazie a Gorze nel 748,Gengenbach 741e altre. Si preoccupò molto del clero secolare e promulgò il “ parvum decretulum n piccolo codice con il quale tentò di riportare il clero alla retta via. Si recò a Roma nel 753 dove ricevette il pallio. Presiedette a numerosi concili provinciali di Vernuel nel 755, Compiègne nel 757 e Attigny. Morì il 6 marzo 766. Le sue reliquie si conservano nel monastero di S. Sinforiano a Metz.
Martirologio Romano: A Metz in Austrasia, nell’odierna Francia, san Crodegango, vescovo, il quale dispose che il clero vivesse come tra le mura di un chiostro sotto una esemplare regola di vita e promosse notevolmente il canto liturgico.
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Codregando nacque nel 712 ad Hesbaye, nei pressi di Liegi in Belgio, da una nobile famiglia. I suoi genitori, di origine franca, lo fecero studiare presso l’abbazia di Saint-Trond. Giovane di bell’aspetto, molto educato ed ottimo linguista, Carlo Martello notò le sue grandi abilità e lo nominò capo del corpo diplomatico e giuridico al suo servizio. Morto Carlo Martello, il suo successore Carlo Magno nel 742 lo nominò anche vescovo di Metz. Codregando era però ancora laico e dovette dunque ricevere le ordinazioni diaconale, presbiterale e la consacrazione episcopale. Egli conservò inoltre la carica politica e sfruttò il prestigio conseguito dall’esercizio dei due incarichi sfruttò a fin di bene tutta la sua influenza. Quale ambasciatore di Pipino presso il pontefice Stefano II, Codregando si ritrovò direttamente coinvolto con la sconfitta dei longobardi in Italia, il passaggio alla Chiesa dell’esarcato di Ravenna e di altri territori e la stessa incoronazione di Pipino, avvenuta nel 754.
Codregando operò una profonda riforma del clero, che versava in quel periodo in una profonda crisi morale. Deciso ad ntervenire nella difficile situazione, iniziò proprio dai preti della sua città: riunì dunque in alcune case tutti gli ecclesiastici e fissò per loro una regola di vita ispirata a quella di San Benedetto. Il codice che applicò a Metz si componeva di trentaquattro capitoli ed ogni giorno, alla presenza di tutta la comunità, se ne leggeva uno: da ciò tali incontri presero il nome di “capitolo”. Ben presto tale nome venne esteso alle persone che presenziavano alle letture, mentre tutti coloro che erano legati ai canoni vennero chiamati “canonici” e coloro i quali seguivano una regola presero a definirsi “regolari”.
Altre norme di vita comunitaria vennero inserite in seguito, riguardanti clausura, domicilio, studio, liturgia, abito e pasti, ed erano volte a fornire agli ecclesiastici un sostegno reciproco nel rimanere fedeli al voto di castità ed agli altri impegni propri del clero. La principale differenza dai frati stava nella possibilità di avere beni i loro proprietà, abitudine che comunque successivamente fu messa in discussione. La regola di Codregando fu poi adottata da altre diocesi ed infine estesa da Carlo Magno a tutti i sacerdoti, che furono così tenuti ad essere o monaci o canonici. Questa regola riscontrò successo anche all’estero e nel corso dei secoli tornò ripetutamente in auge, seppur non nella forma originaria.
Su iniziativa di Codregando a Metz si introdussero anche il rito ed il canto romano, il cui repertorio tornò a Roma arricchito dalle composizioni galllicane e da lì si diffuse in tutta Europa. Fu rinnovata la “schola cantorum” di Metz e la sua fama durò per secoli. Nell’805 Carlo Magno addirittura ordinò che tutti i maestri di canto dovessero formarsi a Metz. Il santo vescovo si distinse anche nella costruzione e nel restauro di chiese, monasteri ed istituti di carità. Alla sua morte, il 6 marzo 766, ricevette sepoltura presso l’abbazia di Gorze, che egli stesso aveva fondata ed amata più di ogni altra. La tradizione vuole che alcune sue reliquie siano conservate anche presso la chiesa di Saint-Symphorien di Metz.
Autore: Fabio Arduino
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