† 454
Eletto nel 452 in un clima di tensione post-calcedoniano, Proterio si trovò a governare una Chiesa alessandrina divisa tra fedeli al concilio e sostenitori del monofisismo di Dioscoro. La sua figura, inizialmente vista come un ponte tra le parti, divenne presto bersaglio di opposizioni e violenze. Le sue professioni di fede non convinsero del tutto papa Leone I, che lo esortò alla vigilanza dottrinale. Proterio condannò Timoteo Eluro e Pietro Mongo, leader monofisiti, alimentando le tensioni. Alla morte di Marciano, gli alessandrini anti-calcedoniani insorsero, cacciarono Proterio e consacrarono Timoteo Eluro. Proterio, arrestato e poi liberato, fu infine massacrato nella chiesa di Quirino il 28 marzo 457.
Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, san Proterio, vescovo, che tra il tumulto del popolo fu crudelmente ucciso il Giovedì Santo dai monofisiti, seguaci del suo predecessore Dióscoro.
|
L’accusato nella prima sessione del concilio di Calcedonia (8 ottobre 451) era Dioscoro d'Alessandria sul quale pesava tutta la responsabilità del «ladrocinio» di Efeso (449). Nella terza seduta, l'11 ottobre, egli fu deposto dalla sua dignità di vescovo, la sentenza fu approvata da tutti i Padri presenti, ed il concilio incaricò gli Alessandrini Carmosino, economo, ed Eutalio, arcidiacono, dell’amministrazione della loro Chiesa sino alla nomina di un nuovo patriarca. Dioscoro fu esiliato per ordine dell’imperatore Marciano a Gangres in Paflagonia dove morì il 4 settembre 454.
Per ragioni politiche, oltre che dottrinali, gli egiziani che vedevano in queste misure contro Dioscoro una nuova ingerenza di Bisanzio nella loro Chiesa, si guardarono bene dal sottomettersi unanimemente a questa decisione. Il prefetto augustale Teodoro, intanto, su ordine dell’imperatore, fece procedere all’elezione del nuovo patriarca.
In questa atmosfera di malcontento, fu eletto (452) l’arciprete Proterio. La scelta era caduta su di lui in un tentativo di conciliazione, poiché era stato l’uomo di fiducia di Dioscoro, il quale lo aveva anche incaricato di amministrare la Chiesa di Alessandria al momento della sua partenza per Calcedonia. Il nuovo patriarca fu consacrato dai quattro vescovi egiziani che alla prima seduta del concilio erano passati dalla parte della maggioranza staccandosi da Dioscoro. Tale soluzione non ottenne il favore del popolo che diede subito vita a una sommossa; i soldati che si erano rifugiati nel Serapeum vi furono assediati e bruciati vivi. Severe rappresaglie si abbatterono sulla città: i bagni e i teatri furono chiusi, soppresse le distribuzioni di grano e ritirò i privilegi. Da Costantinopoli furono inviati rinforzi militari, ma la calma non fu ristabilita ed il patriarca, per sicurezza, dovette essere protetto da una guardia militare. Proterio, che pur intercedette presso l’imperatore per attenuare le misure repressive, non riuscì a creare intorno a sé l’unanimità poiché il partito di Dioscoro si andava organizzando all’opposizione.
Il patriarca, tuttavia, non tardò a comunicare la sua elezione al papa san Leone il quale, peraltro, non sembrò soddisfatto della professione di fede fatta da Proterio, dato che gli scrisse per chiedere ulteriori spiegazioni (11 marzo 453, Jaffé-Wattenbach, numero 489); Proterio si piegò alla richiesta e la sua risposta rassicurò Leone, che, tuttavia, esortò il patriarca a vegliare affinché il suo popolo si mantenesse nella fede ortodossa conformemente al contenuto del Tomo a Flaviano ed ai decreti di Calcedonia.
Alla morte di Dioscoro, l’imperatore Marciano tentò di riavvicinare i dissidenti e a questo scopo inviò il silenziario Giovanni in Egitto, ma nel 1218 missione fallì. Un istigatore alla resistenza, il prete Timoteo, soprannominato Eluro per la sua magrezza e la sua figura slanciata, lavorava instancabilmente, soprattutto presso i monaci, per rafforzarli nella corrente dottrinale opposta alle decisioni calcedoniane. Dopo seri tentativi di convincere Timoteo e riportarlo alla sottomissione, Proterio si vide costretto a condannarlo nel corso di un concilio riunito ad Alessandria. Oggetto della stessa condanna fu il diacono Pietro Mongo, ardente collaboratore di Timoteo.
La morte dell’imperatore Marciano (26 gennaio 457) fu accolta in Egitto con sollievo: gli alessandrini si sollevarono e recatisi alla chiesa principale, il Caesareum, ne scacciarono Proterio e si affrettarono a far consacrare vescovo Timoteo Eluro. A questo fine convocarono due prelati anti-calcedoniani in quel momento presenti ad Alessandria, Eusebio di Pelusio, da sempre partigiano di Dioscoro, e Pietro di Maiuma il quale, partigiano fedele di Teodosio, per qualche tempo vescovo intruso di Gerusalemme, si era ritirato in Palestina dopo la sconfitta di quest’ultimo. La consacrazione di Timoteo ebbe luogo il 16 marzo 457 fra l’entusiasmo dei monaci e del popolo.
I giorni di Proterio erano ormai contati. Durante questi avvenimenti, Dionigi, governatore di Alessandria, era assente dalla città, ma al suo ritorno fece arrestare il nuovo patriarca e lo esiliò a Taposiris. Questa misura scatenò la rivolta e Timoteo fu richiamato, ma ciò non fu sufficiente a riportare la calma. Il giovedì santo, 28 marzo, la folla invase la chiesa di Quirino dove Proterio stava officiando, si gettò su di lui e lo massacrò. Il corpo del patriarca fu quindi appeso al Tetrapylon, poi trascinato su un cammello sino all’ippodromo ed infine bruciato.
Il nuovo imperatore Leone, poco interessato alla teologia, si contentò di far punire quelli tra gli assassini di Proterio che poterono essere ritrovati, lasciando però Timoteo nella sua sede. Quest’ultimo non disarmò e proseguì nelle violenze contro il suo «predecessore»: cancellò il suo nome e quello di Cirillo dai dittici, bruciò il suo trono pontificale e si scagliò contro i membri della sua famiglia; anatematizzò inoltre Leone di Roma e Anatolio di Costantinopoli.
Non rientra evidentemente nei nostri scopi seguire l’ulteriore svolgimento della vita di Timoteo, il cui pontificato inizia la storia della separazione ufficiale di una gran parte della Chiesa d’Egitto, che viene a costituire la Chiesa copta (= indigena).
Non fa meraviglia che nella Storia dei Patriarchi d’Alessandria di Severo d’Asmùnayn non si faccia cenno del pontificato di Proterio e che alla notizia dedicata a Dioscoro al venticinquesimo posto succeda immediatamente quella di Timoteo al ventiseiesimo. Quanto al Sinassario Alessandrino di Michele, vescovo di Atrib e Malig, se pure menziona Proterio, lo fa accessoriamente al 23 misti (= 16 agosto) a proposito della commemorazione dei trentamila alessandrini che sarebbero stati massacrati dalle truppe imperiali in seguito all'assassinio di Proterio.
I sinassari bizantini hanno introdotto la memoria del patriarca di Alessandria al 28 febbraio (non quindi al 28 marzo) o al 22 dello stesso mese; lo celebrano anche alla prima data i calendari georgiani seguendo l'uso bizantino.
Proterio è rimasto sconosciuto ai calendari occidentali e se anche C. Baronio ha scritto che "il nome di Proterio è scritto nel Libro della Vita e che gli sarà sempre venerato come un illustre martire". Non l'ha peraltro inserito nel Martirologio Romano, evidentemente perché non ne ha trovato la memoria nei sinassari a sua disposizione per l'opera di riforma del Martirologio.
Autore: Joseph-Marie Sauget
|