Scrive il Delehaye nel definitivo studio che dedica a Marco in Acta SS. Novembris: «Ceterum, sub proprio nomine Marci episcopum quendam, qui vel Aecanensi ecclesiae praefuerit vel ibidem enutritus sit vel cultum solemnem consecutus fuerit, in variis documentis hagiographicis designari facile ostendietur».
Il Martirologio Geronimiano alla data del 5 novembre ricorda un Marco vescovo, venerato ad Aeca, città della Puglia, posta nel luogo ove ora sorge Troia, senza indicare però la città dove fu presule. Una leggenda scritta nella seconda metà del secolo VIII riferisce che un «Marcus Ecanae urbis episcopus», di notte tempo con i suoi chierici rapi i corpi dei santi martiri Donato e Felice, uccisi per la fede a Sentianum il 1° settembre, sub Maximiano (286-305), e li seppellì in cimiate sua. Qualunque sia il valore del racconto, bisogna riconoscere che l’autore menziona il nome di un antico vescovo di Aeca, venerato nel suo tempo. Una Vita di san Castrense riferisce che dodici vescovi africani, durante la persecuzione vandalica del secolo V, furono abbandonati su una vecchia nave, che approdò felicemente su una spiaggia della Campania, dove essi si dispersero. Fra questi vescovi si trova un Marco, che l’autore del racconto, tardivo e di nessun valore, non inventò, ma raccolse dalle Chiese della regione pugliese. Una Vita posteriore di molti secoli ha trasformato il vescovo di Aeca in vescovo di Lucera, lo ha fatto morire il 7 ottobre e ne ha collocato la festa il 14 giugno; ma non ha potuto evidentemente dimenticare l’antica tradizione perché lo fa nascere nella città di Aeca.
Il culto di Marco si diffuse nell’Italia meridionale, dove venne commemorato in giorni diversi. Secondo un metodo proprio del periodo medievale, fu ritenuto vescovo anche di Frigento, di Benevento, di Napoli, di Atina. Fu venerato nel paese dei Marsi, dove pure fu creduto vescovo locale. Conclude il Delehaye: «De gestis S. Marci Aecanensis nihil prorsus fide dignum ad posteros traditum est... Marcum primum ecclesiae Aecanensis antistitem fuisse asserere non audeo; certe, primus est in serie episcoporum quae ex documentis authenticis confici possit».
Autore: Filippo Caraffa
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