m. 13 dicembre 669
Nato in Bretagna all'inizio del VII secolo compì gli studi presso i monaci di Lan Mae-Imon. Divenne tra il 636 e 637 cappellano di Aimone del duca di Pointhieu. Sette anni dopo decise di condurre una vita eremitica, cambiando di volta in volta i luoghi di soggiorno, sostando per un lungo periodo a Ruinac. Costruì nei pressi della futura abbazia di Saint'-Jossé-sur-mer due piccoli oratori in legno, l'uno in onore di San Pietro e l'altro in onore di San Paolo. Morì il 13 dicembre 669. I suoi resti furono deposti nella chiesa del suo eremitaggio fino al 903, data in cui per timore dei Normanni furono trasportati in Inghilterra. (Avvenire)
Martirologio Romano: Nella Neustria settentrionale, ora in Francia, san Giudoco, sacerdote ed eremita, che, figlio di Giutaele, re della Bretagna, e fratello di san Giudicaele, per non essere costretto a succedere al padre, lasciò la patria e si ritirò a vita eremitica.
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Il nome di questo santo conosce forme differenti secondo le regioni e i paesi. Il suo nome latino è Iudocus. In Bretagna è chiamato Judoce o anche Huec o Judec o Uzec. Il suo nome francese tradizionale è Josse. In Germania e nei paesi circonvicini si trovano le forme Jobst o Jodok o Judok. Quasi tutte le nostre informazioni su questo santo provengono da una Vita anonima composta nel sec. IX. Nel sec. XI questa narrazione fu ripresa e ampliata da Isembardo di Fleury e da Florenzio abate di Saint-Josse. Nato in Bretagna all'inizio del sec. VII, Giudoco era il secondo figlio di Giutaele, re della Domnonea, che gli fece compiere dei buoni studi presso i monaci di Lan-Mae-lmon, vicino a Dinan. Fatto adulto, dopo aver rinunciato alla corona che gli offriva il fratello maggiore Giudicaele, allora in difficoltà col re Dagoberto I, partí per Roma, nel 636 o 637, con un gruppo di undici pellegrini. Appena ebbero attraversato il Cousnon, piccolo fiume che separa la Bretagna dalla Normandia, Giudoco domandò ai suoi compagni di tonsurarlo per mostrare chiaramente la sua appartenenza definitiva a Dio. Dopo essersi fermati ad Avranches, poi a Chartres, i dodici pellegrini arrivarono a Parigi, dove trascorsero parecchi giorni. Di là invece di prendere direttamente la strada d'Italia, risalirono verso il nord, fecero sosta ad Amiens, infine arrivarono sulle rive dell'Authie, in un luogo chiamato Villa sancii Petri, che si deve senza dubbio identificare con Dompierre-sur-Authie, presso Crécy (Somme). Essi furono accolti da Aimone, duca di Ponthieu, che divenne cosí amico di Giudoco, al punto di non volerlo lasciar partire quando gli altri pellegrini si rimisero in cammino e, chiesto al vescovo di Amiens di ordinarlo prete, lo tenne presso di sé come cappellano. Dopo sette anni, Giudoco pregò Aimone di lasciarlo libero e di indicargli un luogo tranquillo dove poter condurre vita eremitica come desiderava. Il duca lo guidò sulle rive dell'Authie, in un luogo chiamato Brahic, il cui nome sembra conservato in quello dei due villaggi di Raye e di Labroye. Come molti eremiti Giudoco cambiò piú volte il luogo del ritiro: dopo otto anni passati a Brahic si stabilí a Runiac, sulle rive della Canche, dove Aimone fece innalzare per lui una cappella dedicata a s. Martino. Tredici anni piú tardi l'eremita essendo stato morso al piede da un serpente in cui credette di riconoscere il diavolo, lasciò Runiac e andò a risiedere su una collina prossima al mare, là dove si leverà un giorno l'abbazia di Saint-Jossé-sur-mer. Quivi costruí due piccoli oratori in legno, l'uno in onore di s. Pietro, l'altro di s. Paolo. Realizzò infine il progetto che gli aveva fatto lasciare la sua Bretagna compiendo allora il pellegrinaggio a Roma, sul quale però non possediamo disgraziatamente nessuna notizia sicura. Morí qualche anno dopo il suo ritorno, un 13 dicembre. La data del 669, sovente indicata come quella della sua morte, non è attestata da alcun documento. I suoi resti furono deposti nella chiesa del suo eremitaggio e vi restarono fino al 903, data in cui per timore dei Normanni furono trasportati in Inghilterra, ad Hyde, presso Winchester.
Autore: Philippe Rouillard
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