Grottammare, Ascoli Piceno, 13 dicembre 1520 (o 1521?) - Roma, 27 agosto 1590
(Papa dal 01/05/1585 al 27/08/1590)
Nativo di Grottamare, si dedicò alle riforme economiche e finanziarie. Si deve a lui la ristrutturazone della Curia romana. Promosse l'attività missionaria in Giappone, in Cina, nelle Filippine e in America latina.
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Sisto V, al secolo Felice Peretti, nasce a Grottammare (Ascoli Piceno) il 13 dicembre 1520 (1521 secondo alcune fonti).
La sua è una famiglia contadina poverissima ma, grazie all’interessamento di uno zio, entra a dodici anni nel convento francescano di Montalto.
Le sue capacità, specialmente come predicatore, gli consentono di mettersi in luce, nonostante una certa durezza di carattere che gli procura non poche inimicizie: sacerdote nel 1547, dottore in teologia l’anno successivo, è inquisitore a Venezia nel 1557; il papa Pio V lo nomina vescovo di Fermo e, nel 1566, vicario generale dei francescani conventuali; diviene cardinale nel 1570.Il 24 aprile 1585 è eletto papa all’unanimità con il nome di Sisto V, in omaggio al francescano Sisto IV, papa dal 1471 al 1484.
Il neoeletto prende il posto di Gregorio XIII che, a causa di problemi legati alla sua senilità, non era stato in grado negli ultimi anni di mantenere l’ordine a Roma e nello Stato pontificio: in soli due anni Sisto V, agendo con pugno di ferro, riporta la situazione alla normalità, ricorrendo spesso anche alla pena capitale; quindi fa coniare una moneta con il motto “Perfecta securitas”, cioè perfetta sicurezza.
Dopo il problema del banditismo, affronta la riforma amministrativa dello Stato, combattendo tra l’altro il nepotismo e instaurando una politica finanziara accorta nelle spese e oculata negli investimenti: ricorre anche a maggiori tasse, ma il risultato complessivo è una floridezza economica che lo Stato pontificio non ha mai conosciuto fino a quel momento.
Si impegna per la crescita di settori come ad esempio quelli della lana e della seta, regolamenta inoltre il commercio al dettaglio del vino, allora particolarmente rilevante a Roma.
Vara un importante piano di opere pubbliche: tra l’altro amplia il Quirinale, riapre l’acquedotto dell’Acqua Felice, inizia il prosciugamento dell’Agro Pontino e arricchisce numerose piazze con obelischi, il più importante dei quali è in Piazza San Pietro, dove ancor oggi può essere ammirato con i suoi venticinque metri di altezza.
Il compito principale per il nuovo papa resta la riforma della Chiesa: applica con rigore le norme del Concilio di Trento e porta un rinnovato clima di moralità, fissa in settanta il numero dei componenti del Sacro Collegio e, con la bolla “Immensa aeterni Dei” del 1588, fonda quindici nuove congregazioni cardinalizie permanenti, dando alla struttura amministrativa della Chiesa quell’assetto che in parte conserva ancora oggi.
In politica estera, sostiene l’autorità della Chiesa e promuove un’intelligente politica di equilibrio tra le potenze cattoliche: conserva buoni rapporti con la Francia e con Venezia, strategicamente importante per la difesa dai Turchi, impedisce un eccessivo rafforzamento della Spagna e tenta inutilmente di riportare al cattolicesimo l’Inghilterra.
Si adopera per il diffondersi dell’azione missionaria, con particolare riferimento ai Gesuiti in Oriente e ai Domenicani e Francescani fino in America latina.
Cura in prima persona una nuova versione della Vulgata, la traduzione in latino della Bibbia, che esce il primo marzo 1590, non priva di manchevolezze: verrà ritirata e conoscerà la versione definitiva due anni più tardi, durante il papato di Clemente VIII.
Da ricordare, tra i suoi interventi a favore del culto, l’istituzione della festa della Presentazione della Beata Vergine Maria.
Il Belli lo ricorda nei suoi sonetti per il carattere, e per la stessa ragione fioriscono diverse leggende, come quella in cui, travestito da eremita, si introduce nel Colosseo per individuare e fare arrestare dalle sue guardie i banditi che vi si annidano.
Messo alla prova duramente dagli impegni del suo pontificato, Sisto V viene piegato però soltanto dalla malaria: incurante delle prescrizioni dei medici, vuole curarsi con il vino, secondo l’uso popolare, ma il “papa di ferro” muore stremato dalla febbre il 27 agosto 1590.
Viene sepolto in San Pietro, l’anno seguente il suo corpo viene traslato in Santa Maria Maggiore a Roma.
Autore: Vito Calise
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