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Beato Metodio Domenico Trcka Sacerdote e martire
Festa:
23 marzo
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Moravia (attuale Repubblica Ceca), 6 luglio 1886 - Leopoldov, Slovacchia, 23 marzo 1959
Nel 1902 entrò nell’educandato dei redentoristi della provincia di Praga e il 25 agosto 1904 emise la professione religiosa. A compimento degli studi fu ordinato a Praga il 17 luglio 1910. Impiegò i primi anni di sacerdozio nelle missioni popolari. Nel 1919 fu mandato a lavorare fra i greco-cattolici nella zona di Halic in Galizia, e quindi in Slovacchia, nell’eparchia di Presov, dove svolse un intenso lavoro missionario. Nel marzo del 1935, dalla Congregazione per le Chiese orientali, fu nominato visitatore apostolico delle monache basiliane a Presov e a Uzhorod. Con l’erezione della Vice-provincia redentorista greco-cattolica di Michalovce, il p. Trcka, fu nominato vice-provinciale (23 marzo 1946). Subito si impegnò per la fondazione di nuove case religiose e la formazione dei giovani redentoristi. Nella notte tra il 13 e il 14 aprile 1950 il governo cecoslovacco soppresse tutte le comunità religiose. Dopo un processo sommario, il 21 aprile 1952, il Beato fu condannato a 12 anni di carcere, durante i quali subì estenuanti interrogatori e terribili torture. Trasferito nell’aprile del 1958 nella prigione di Leopoldov, a seguito di una polmonite, contratta nella cella di rigore dove era stato rinchiuso per aver cantato un inno natalizio, morì il 23 marzo 1959. Sepolto nel cimitero della prigione, dopo la restaurazione della Chiesa greco-cattolica, i resti mortali del beato Trcka, il 17 ottobre 1969, sono stati traslati nella tomba dei redentoristi nel cimitero di Michalovce.
Martirologio Romano: A Leopoldov in Slovacchia, beato Metodio Domenico Trčka, sacerdote della Congregazione del Santissimo Redentore e martire, il cui pellegrinaggio terreno, in tempo di persecuzione della fede, si tramutò con il suo glorioso martirio in vita eterna.
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Quando la Chiesa volesse scegliere un nuovo celeste patrono per il canto liturgico, forse farebbe bene a ricordarsi del beato Metodio Domenico Trčka, che si beccò una polmonite e finì i suoi giorni in una cella di isolamento per il semplice fatto che lo avevano sentito cantare un canto natalizio nella cella della prigione in cui era stato rinchiuso per motivi religiosi.
Nasce nel 1886 in Moravia, ora territorio della Repubblica Ceca; si unisce ai Redentoristi e nel 1904 viene ordinato sacerdote. Si tuffa subito nelle missioni parrocchiali perché ha una buona eloquenza e un metodo originale di predicazione che incanta i fedeli. Durante la prima guerra mondiale si dedica, senza risparmiarsi, all’assistenza spirituale dei profughi croati, sloveni e rutheni.
Nel 1919 i superiori appagano il suo desiderio di lavorare tra i cristiani di rito orientale e lo mandano a svolgere apostolato tra i fedeli greco-cattolici di Lviv. E’ qui che al suo nome di battesimo, Domenico, aggiunge quello di Metodio, per sottolineare anche in questo modo il suo riferimento spirituale e devozionale ai santi fratelli Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi. La sua attività diventa intensa, quasi frenetica, tra nuove comunità redentoriste da fondare, chiese da ricostruire, conventi da edificare. E mentre rivela le sue doti di costruttore dinamico ed organizzatore perfetto, non trascura il suo apostolato, che anzi illumina e sostiene tutto il fervore della sua attività “manuale”. Che tuttavia è così faticosa e snervante da minare la sua salute.
Deve tornare in patria a riposarsi e curarsi, ma appena la salute glielo permette ritorna al suo posto di lavoro riprendendo, il suo abituale ritmo di lavoro. L’occhiuta polizia slovacca comincia a guardare con sospetto tanto suo dinamismo e, in generale, tutta l’attività dei Rendentoristi, accusati di fanatismo e di attività sovversiva. Padre Trčka arriva a rinunciare al suo posto di superiore, nella speranza che ciò serva a rasserenare il clima e ad alleggerire la pressione sui confratelli. Con l’avvento del regime comunista le difficoltà degli anni precedenti si trasformano in persecuzione vera e propria.
Lo arrestano il 13 aprile 1950, montandogli contro un’accusa inconsistente. Insieme agli altri religiosi è avviato nei campi di concentramento in attesa del processo e poi condannato a 12 anni di carcere. Stupisce tutti per la serenità con cui affronta le prove, sopporta la prigionia, incoraggia e assiste spiritualmente gli altri. Tutto questo fino al Natale 1958, quando lo spediscono nella cella di correzione perché lo hanno sentito cantare un canto religioso. Gli stenti e le sofferenze di quel luogo malsano gli procurano una polmonite, che lo porta alla morte il 23 marzo 1959.
Solo una decina d’anni fa, dopo la caduta del regime comunista, viene riabilitato, mentre la Chiesa lo riconosce martire il 24 aprile 2001, spalancando così le porte alla beatificazione che Giovanni Paolo II celebra solennemente il 4 novembre 2001.
Autore: Gianpiero Pettiti
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