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Venerabile Uberto Mori Padre di famiglia

Festa: .

Modena, 28 gennaio 1926 - Pavia, 6 settembre 1989

L’ingegner Uberto Mori laico, sposo e padre di famiglia, è stato tra l’altro tecnico, professionista e imprenditore di indiscutibile successo. Chi ha conosciuto da vicino l’ing. Mori sa che è sempre stato autentico nella sua interezza di uomo. Nella quotidianità della vita familiare, con le gioie e i dolori che questa talvolta comporta. Nell’affrontare con serietà, con decisione ma anche con comprensione nei confronti dei suoi dipendenti i difficili rapporti del mondo del lavoro. Ma chi l’ha conosciuto da vicino ha capito pure che la sua intima perfezione risiedeva nel suo cuore, abitato da Dio stesso. Nella sua libera accettazione della sua unità con lui ed espressa nell’amore al prossimo. Egli infatti ha messo a frutto tutta la sua brillante e naturale dotazione di sensibilità, di affettività e di intelligenza per conoscere e farci conoscere questo amore, e ci è di sostegno costante nello insegnamento della preghiera umile e nella devozione a Maria.



È un cristiano a tutto tondo, che fa traballare l’evangelica similitudine del cammello nella cruna dell’ago. Perché, con lui, non è affatto vero che solo “la classe operaia va in paradiso”, e ciò sarà chiaro a tutti, soprattutto nel giorno non lontano della sua beatificazione. Uberto Mori nasce nel 1926, a Modena; suo padre è un ufficiale di artiglieria, promosso generale, che nel 1943, benchè malato di tumore e con i mesi contati, il Comando della Repubblica di Salò richiama ugualmente in servizio. Uberto si offre di sostituirlo, anche se non ancora in età di leva. Lo scambio viene accettato e si rivela provvidenziale per 107 ragazzi ebrei concentrati a Nonantola, che il tenentino riesce a nascondere in seminario e in case private poco prima dell’arrivo dei tedeschi, salvandoli così dalla deportazione. Con la morte di papà, avvenuta nell’agosto 1944, Uberto si ritiene sciolto da ogni obbligo militare, ma adesso sono i partigiani a considerarlo un nemico e solo per puro miracolo si salva, in un agguato, da un’esecuzione sommaria.

Dopo la guerra riprende gli studi e inizia a fare lo “studente-lavoratore”: frequenta l’università di Bologna, mentre lavora in uno stabilimento di ceramica a Formigine, prima per mantenere mamma e sorella, poi dal 1952 la famiglia che ha formato con Gilda Cavedoni. Nascono tre figli, l’ultima delle quali viene portata via ad appena 13 mesi dal “morbo blu”. Uberto, intanto, si fa strada nel settore della ceramica: laureandosi nel 1959, diventa subito assistente e poi docente nella stessa università, dove apprezzano la sua intelligenza viva e la sua competenza in materia di progettazione dei forni. Il suo spirito imprenditoriale lo aiuta a fondare una società, che cerca di cogliere la sfida del momento e offrire risposta all’industria ceramica, che sta chiedendo un nuovo tipo di cottura, per aumentare la produttività e abbattere i costi. Uberto vola negli Stati Uniti e acquista il brevetto per l’utilizzo dei forni che la NASA impiega per cuocere gli isolanti delle navette spaziali, inventando così il sistema della “monocottura”, che riduce a meno di sessanta minuti il processo che prima durava ore se non addirittura giorni. Il successo imprenditoriale e le soddisfazioni professionali si accompagnano ad un sempre più intenso cammino spirituale, che lo porta ad essere convinto che “l'unico nostro scopo deve essere la gloria del Signore in qualsiasi condizione ci troviamo. Se a lui è piaciuto metterci in mezzo al mondo a lavorare attorno a dei forni, sia fatta la sua Volontà".

Iscritto al Terz’Ordine Francescano, cresce in lui una tenerissima devozione mariana, si immerge nello studio amoroso della Parola di Dio, lasciandosi da essa modellare ed ispirare nelle sue scelte quotidiane. Tutti oggi parlano dell’armonia tra spiritualità e professionalità che in lui si è creata, al punto che per il figlio non c’è diversità tra “il suo studiare gli scritti del matematico  slavo Korac sui consumi dei forni, rispetto al suo studio degli Atti del Concilio Vaticano II. L’interesse, non certo l’importanza, era umanamente lo stesso”. Da cristiano pratico, pienamente inserito nel sociale e grazie alle possibilità economiche che la professione gli garantisce, sostiene l’Avo per l’assistenza ospedaliera, fa costruire un pensionato per i terziari francescani, avvia numerose opere missionarie, destinando ad esse la quota di eredità che sarebbe spettata alla sua bimba morta. Suo padre spirituale è padre Raffaele Spallanzani, un giovane cappuccino semiparalizzato che gli insegna a trasformare tutto in amore e per il quale pure è iniziata la causa di beatificazione.

Al santuario di Puianello nascono così l’Ora di Guardia, le Marce penitenziali, la pratica dei primi sabati del mese. Alla fine arriva anche Antenna1, un’emittente televisiva che gli consente di evangelizzare via etere. Proprio durante la conduzione di uno dei programmi televisivi,  il 7 aprile 1987 Uberto viene colpito da infarto. Ne esce così menomato da dover vivere in un regime di semiclausura, durante la quale conserva un’invidiabile serenità, sostenuta dal rosario e illuminata dal vangelo: “io posso vedere il sole anche quando sta piovendo”, aveva scritto in tempi non sospetti e la malattia glielo sta facendo sperimentare. Muore il 6 settembre 1989, durante un intervento a cuore aperto, lasciando scritto ai suoi: “continuate così, cer¬cando una cosa sola: di ca¬pire l'amore di Dio e di aumentarlo sempre in voi. È l'unica cosa che conti”. Come aveva cercato di fare lui.

Autore: Gianpiero Pettiti

 


 

Uberto Mori, nato a Modena il 28 gennaio 1926 da Mario ed Edmea Scabazzi. Mario Mori è ufficiale di artiglieria e la sua professione lo porta in varie città italiane; Uberto compie gli studi elementari e ginnasiali nelle città di Firenze, Trieste ,Gorizia e Casale Monferrato . Nel 1940 la sua famiglia si trasferisce a Verona; Mario Mori, nominato generale, parte per il fronte e Uberto continua i suoi studi classici.
Nel 1943, Uberto, sfollato con la madre e la sorella Paola a Monticello di Levizzano Rangone, frequenta, sempre con grande profitto, il Liceo classico S. Carlo di Modena. Nell’agosto, il padre, durante una breve licenza, viene ricoverato all’ospedale militare e gli viene diagnosticato un tumore. Il comando della Repubblica Sociale richiama egualmente il generale; Uberto, date le condizioni gravissime del padre, si offre di sostituirlo, pur avendo appena 17 anni; lo scambio viene accettato e Uberto viene destinato prima a Nonantola poi a Pavia. A Nonantola appunto, a soli 17 anni, dopo l’armistizio dell’8 settembre con un intervento tempestivo e determinante avverte 107 ragazzi ebrei, rifugiati a Villa Emma, che possono così mettersi in salvo prima dell’ arrivo dei tedeschi e rifugiarsi in seminario ed in case private .Mario Mori muore il 13 agosto 1944 Uberto, essendogli concessa una breve licenza, partecipa ai funerali. Con la morte del padre, Uberto si sente sciolto dal generoso impegno assunto e resta a casa, non avendo l’età per la leva . Ma viene a trovarsi tra due fuochi. I partigiani, giudicandolo un avversario, irrompono nella sua casa, lo insultano, lo schiaffeggiano e con la rivoltella del padre tentano di ucciderlo ma la pallottola non parte ; egli si salva miracolosamente e riesce a fuggire.
Sempre nel 1944, Uberto si iscrive alla Università di Bologna alla facoltà di Ingegneria Meccanica , ma , intanto deve cercarsi un lavoro. La laurea in Ingegneria Industriale, a pieni voti, giungerà il 23 Luglio 1959. Mentre continua a lavorare, diventa docente presso la cattedra di Chimica e Tecnologia dei prodotti ceramici all’Università di Bologna . Uberto si sposa con Gilda Cavedoni il 14 aprile 1952 a Modena . Il primogenito, Mario, nasce nel 1953 e la secondogenita, Maria Teresa , nel 1955 . Un terzo figlio, che aspettano nel 1958 non arriverà alla luce. Nascerà invece, nel 1961 , Maria Manuela, ma il morbo blu la porterà via l’anno dopo . La famiglia, fonte di gioie profonde e di acute sofferenze , avrà sempre un posto particolarissimo nel cuore di Uberto e già dal 1953 aveva consacrato alla Madonna .
Nel 1960 Uberto apre lo Studio Tecnico Mori. Nel 1968 fonda la società Forni Impianti Industriali Ceramici Mori .Nel 1971 nasce la società Ing. Uberto Mori. Inizia la progettazione e la produzione dei forni a rulli per ceramica, con cottura rapida in monocottura. Si tratta di una innovazione coraggiosa , che trasforma il settore della ceramica in Italia e all’estero . Nel 1980 Uberto dà vita al Gruppo Mori , che comprende la Mori SPA., la Mori Iberica, la ing. Uberto Mori SPA e la emittente televisiva Antenna Uno.
Il successo imprenditoriale non ostacola il grande impegno di Uberto per la perfezione cristiana, ma lo stimola. Egli approfondisce sempre più la formazione cristiana avuta da ragazzo in famiglia.
Nel 1958 incontra Padre Pio da Pietaralcina, rafforza la devozione a Maria Satissima, assimila sempre più la spiritualità francescana. Nel1963 i coniugi Mori vanno in pellegrinaggio a Lourdes e poi sarà il più accessibile santuario di Loreto un punto focale della loro spiritualità. Uberto il 19 febbraio 1967 entra formalmente nel terz’ordine francescano a Modena. Padre Raffaele, nel 1968 viene trasferito a Puianello di Levizzano Rangone, per 4 anni diventa amico e guida spiritale di Uberto. I coniugi Mori iniziano la collaborazione materiale e spirituale con il Santuario Nostra Signora della Salute di Puianello, che diventa presto un frequentato centro di spiritualità e di preghiera.
E’ difficile elencare tutte le iniziative apostoliche di Uberto Mori. Nel 1969 disegna e sostiene in tutti i modi il progetto del Villaggio Ghirlandina nel Centrafrica, collaborando coi missionari. Nel 1970 dà vita all’Ora di Guardia a Nostra Signora della Salute. Nello stesso anno insieme a Padre Raffaele, da inizio alle Marce Penitenziali da tenersi il tredici di ogni mese da maggio a ottobre a Puianello come a Fatima. Nel 1974 istituisce a Puianello la Festa dell’Affidamento dei Bambini alla Madonna, richiamando al santuario un numero sempre crescente di mamme. Tra la fine del 1973 e l’inizio del 1974, sostenuto dalla fraternità del TOF di Modena, promuove il Pensionato Casa di Nostra Signora della Salute. Nel 1980 Uberto realizza Antenna1, la televisione per tutti, un’impresa difficile e costosa, frutto del suo spirito missionario, un mezzo per annunciare il Vangelo. Nel 1986 dà vita all’AVO modenese (Associazione Volontari Ospedalieri). Nel 1988 sostiene i fondatori dell’AMA, Associazione Madonna egli Angeli, a Castelfranco Emilia, per giovani disabili.
Sono numerosissime le testimonianze di oggi su Uberto Mori, maestro, amico, uomo di infinita carità e apostolo mariano.
Gli ultimi suoi anni sono di passione e di preghiera. Il sette aprile 1987 Uberto venne colpito da infarto; chiese subito che gli venisse impartita l’Unzione degli infermi. Dovette Peregrinare in diversi ospedali e il 6 settembre 1989 a 63 anni, dopo una grave operazione al cuore , a Pavia. La sua aima sale a Dio.
Il servo di Dio Uberto Mori è passato su questa terra con semplicità e carità evangelica, divenendo segno e provocazione per ogni uomo che lo ha conosciuto, ma anche per coloro che oggi nel loro operare restando nel mondo vogliono dare cuore, voce e mani a Cristo.
E' stato proclamato Venerabile il 12 giugno 2014.


Autore:
Rovatti

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Aggiunto/modificato il 2014-12-02

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