Per i capelli lunghi la forbice poteva bastare. Il saio abbondante e la penombra cavernosa in cui si sarebbero ritirati avrebbero fatto il resto. Detto fatto, Eugenio trasforma sua figlia, 14 anni, in un imberbe novizio, quindi insieme si mettono in viaggio verso il cenobio di Kanoubine, in Siria, luogo nascosto di preghiera fra grotte scavate nella roccia. È l’inizio della straordinaria vicenda di Marina, la Santa originaria della Bitinia in Asia Minore, oggi Turchia, vissuta secondo gli storici probabilmente nella prima metà dell’anno 700 (alcuni la collocano tra il IV-V sec.). In realtà la storia della piccola Marina è cominciata con la vedovanza precoce del padre, che per il dolore si ritira in convento condannando a una tristezza inconsolabile anche la figlia. Il distacco non regge però alla forza dell’affetto. Eugenio racconta del suo dolore all’abate, gli chiede di poter vivere nel monastero con suo “figlio” e il suo superiore, commosso, dà l’assenso.
Fra’ Marino
Tempo dopo, camuffata sotto le vesti di un frate, addestrata dal padre lungo il viaggio sulle usanze e i ritmi della vita religiosa, Marina fa il suo ingresso nel cenobio. Per meglio dire, vi fa ingresso “fra’ Marino”, ragazzetto glabro e dai tratti femminei, che qualcuno dei frati, si dice, scambia per un eunuco. Ma tanta è la perfezione con cui “Marino” trascorre la sua nuova vita – e favorevole l’ambiente solitario a mantenere il riserbo – che lo stratagemma passa inosservato. La barba che continua a non crescere sulle guance di Marino è spiegata con l’intensa vita ascetica e comunque non importa. Quel giovane è un fiore all’occhiello del monastero e suo padre è un uomo di nuovo felice. Una gioia lunga tre anni, poi Eugenio si spegne.
Infamia e redenzione
Un giorno fra’ Marino viene inviato con altri confratelli a sbrigare una faccenda. Si fermano a dormire in una locanda nella quale, quella stessa notte, la figlia del locandiere viene stuprata da un soldato di passaggio. Quando si scopre incinta, la ragazza accusa i frati e in particolare Marino. Che potrebbe discolparsi facilmente, ma pensando a Cristo sceglie di addossarsi la colpa di cui è estraneo. Così il monaco modello finisce nel fango dell’ingiuria. Punito, espulso dal monastero, obbligato ad accudire il neonato. Passano tre anni di stenti. Marino non si allontana dal cenobio. Langue nell’elemosina ma si dedica al bimbo con tutto l’affetto. I suoi antichi confratelli ne rimangono colpiti e chiedono all’abate la riammissione, concessa a patto che fra’ Marino si dedichi ai frati nei lavori più servili. Il giovane non fa una piega, riprende il saio con più zelo di prima continuando a curare il figlio adottivo.
Miracolata
Il logorio fisico che ha patito e patisce esige il suo prezzo. Un giorno lo trovano morto nella sua cella. Marino ha solo 25 anni e una storia che riempie due vite. L’ultimo colpo di scena avviene quando i frati, ricomponendo la salma, ne scoprono l’identità e comprendono con enorme dolore l’infamia sopportata in silenzio da quel monaco così umile, anzi dalla ragazza. Si racconta che la giovane che lo aveva calunniato, posseduta dal demonio, sia accorsa al letto di morte implorando il perdono di Marino venendo guarita all’istante. Di prodigi operati già in vita se ne era parlato, ma dal momento della morte i segni straordinari attribuiti a Marina di Bitinia si moltiplicano. Dal 1200 le sue spoglie sono custodite e venerate a Venezia, di cui è compatrona.
(Vatican News)
La vita di s. Marina (quella del 18 giugno) ha alcune caratteristiche non riscontrabili con altri santi. Per prima cosa la narrazione e la ricerca si confonde in alcuni tratti con ben tre omonime: s. Marina d’Antiochia martire (20 luglio), s. Marina di Orense (18 luglio) e la beata Marina di Spoleto che si festeggia lo stesso giorno 18 giugno.
Per secondo aspetto, lo studio di s. Marina ha appassionato in ogni tempo gli agiografi, cosicché si è creata una massa di documenti – recensioni di ben dieci lingue orientali ed occidentali, convergenti e divergenti nel racconto e nella ricerca storica che fra l’altro ne asserisce l’esistenza.I vari Stati in cui si diffuse il culto presero a localizzare la vita della santa nel proprio territorio per cui abbiamo che la sua origine è stata in Egitto, Tracia, Bitinia, Sicilia e Libano. Sembra che il Libano sia la versione più accreditata, e che sia avvenuta nel corso del V secolo.
Per quanto riguarda il racconto della vita, esso ha delle attinenze con alcune sante che si sono trovate più o meno, nella stessa situazione, Apollinaria, Atanasia, Anastasia, Eufrosina, Eugenia, Teodora.
Si potrebbe quasi ricavare un film o un’opera teatrale dalla storia di s. Marina: Amava a tal punto il padre che quando questi rimasto vedovo, volle ritirarsi in convento, pur di non lasciarlo, si vestì da uomo e cambiò il nome in Marino, giustificò i suoi tratti femminili, facendosi passare per un eunuco. Dopo la morte del padre lei continuò nella finzione e condusse vita monastica regolare. Un giorno accompagnò un gruppo di monaci in un luogo lontano e quindi dovettero trascorrere la notte in una locanda, ma il caso volle che la figlia del locandiere si lasciasse sedurre da un soldato, proprio quella notte e accortasi d’essere rimasta incinta incolpasse proprio lui Marino (Marina) del fatto. Il locandiere protestò presso l’egumeno del convento: Marina non cercò di discolparsi, fu cacciata dal monastero e dopo la nascita, le fu affidato il bambino che riuscì ad allevare con mezzi di fortuna. Rimase comunque sempre nei dintorni del convento piangendo e pentendosi di una colpa non sua.
L’egumeno colpito da tanto pentimento dopo tre anni l’ammise di nuovo nel convento, dove ella fu, come per il passato, esempio di osservanza monastica.
Poco tempo dopo Marina-Marino morì e al momento di vestirlo con i panni funebri, i monaci stupefatti si accorsero del suo reale sesso e compresero così di quale diffamazione fosse stata vittima e come lei l’avesse accettata con la più grande rassegnazione.
Le varie chiese orientali la commemorano in vari e diversi giorni dei loro calendari; il Martirologio Romano la pone al 18 giugno ed è in questa data che a Parigi da secoli si venera s. Marina - Marino.
L’origine del nome viene dal latino Marinus “uomo del mare” ma è anche vero che l’origine può essere Marius (Mario). Molto diffuso in Italia e Francia, un diminutivo di Marina molto usato è Marinella.
Autore: Antonio Borrelli
|