Frattamaggiore, Napoli, 5 settembre 1802 – Napoli, 24 luglio 1854
Domenico Nicola Mazzarella nacque a Frattamaggiore, in provincia di Napoli e diocesi di Aversa, il 5 settembre 1802. Per tre anni fu seminarista della diocesi di Aversa, poi divenne religioso dei Frati Minori Alcantarini (ora compresi nell’Ordine dei Frati Minori) col nome di fra Modestino di Gesù e Maria. Ordinato sacerdote il 22 dicembre 1827, si dedicò immediatamente a un intenso apostolato, rivolto specialmente ai carcerati, alle partorienti e ai malati. Portava sempre con sé l’immagine della Madonna del Buon Consiglio, a cui era devoto dalla giovinezza. Fu consigliere spirituale di persone appartenenti a ogni ceto sociale e stato di vita, inclusi il Beato papa Pio IX e re Ferdinando II di Borbone. Durante l’epidemia di colera che colpì Napoli nel 1854, padre Modestino non interruppe il suo servizio di carità. Il suo fisico, già provato dalle penitenze cui si sottoponeva, cedette alla pestilenza: morì quindi il 24 luglio 1854. È stato beatificato dal Papa san Giovanni Paolo II il 29 gennaio 1995. La sua memoria liturgica, cade il 24 aprile, giorno della sua nascita al Cielo. I suoi resti mortali sono venerati dal 18 ottobre 2015 nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Grumo Nevano, precisamente nella cappella della Madonna del Buon Consiglio.
Martirologio Romano: A Napoli, beato Modestino di Gesù e Maria (Domenico) Mazzarello, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che fu vicino a ogni genere di poveri e di afflitti e durante un’epidemia morì colpito lui stesso dal colera mentre assisteva i moribondi.
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I primi anni
Domenico Nicola Mazzarella nacque a Frattamaggiore, in provincia di Napoli e diocesi di Aversa, il 5 settembre 1802. Era l’ultimo dei figli di una famiglia di operai: il padre, Nicola, lavorava la canapa per fabbricare funi, mentre la madre, Teresa Esposito, era tessitrice.
Domenico fu educato dalla madre, poi frequentò prima la scuola parrocchiale della basilica di San Sossio, dove aveva anche ricevuto il Battesimo il giorno seguente alla nascita. Il 15 ottobre 1810 ricevette la Prima Comunione: da allora, partecipò assiduamente alle celebrazioni religiose e si accostò ai Sacramenti con regolarità.
Seminarista diocesano
Il parroco di San Sossio, don Francesco D’Ambrosio, intuì che il ragazzo poteva essere orientato alla vita sacerdotale e parlò di lui al vescovo di Aversa, monsignor Agostino Tommasi, che personalmente lo invitò ad entrare tra i chierici. Domenico accettò e fu accolto nel Seminario diocesano.
In cambio della permanenza gratuita, fu chierico inserviente della cattedrale di Aversa, col compito di “volta carte”: doveva girare le pagine dei libri liturgici durante le celebrazioni. Dopo tre anni, il vescovo morì: questo fatto, unito all’incomprensione da parte di alcuni compagni, obbligò il giovane a lasciare la via del sacerdozio diocesano.
Tra i Frati Minori Alcantarini, diventa fra Modestino di Gesù e Maria
Nel novembre 1821 Domenico tornò in famiglia, ma continuò a indossare la veste talare. Trascorreva le sue giornate tra lo studio e la lavorazione della canapa, ma il desiderio di consacrarsi a Dio non venne meno.
Ormai ventenne, cominciò a frequentare il convento di Santa Caterina d’Alessandria a Grumo Nevano, dei Frati Minori Alcantarini (ora compresi nell’Ordine dei Frati Minori). Era lo stesso luogo dove aveva a lungo soggiornato padre Giovan Giuseppe della Croce (canonizzato nel 1839).
Il giovane prese come direttore spirituale padre Fortunato della Croce e, dopo qualche tempo, chiese di essere ammesso nell’Ordine. Così, compiuto il noviziato, il 3 novembre 1822 vestì il saio francescano nel convento di Santa Maria Occorrevole a Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese). Ebbe come nuovo nome quello di fra Modestino di Gesù e Maria, in onore di un altro alcantarino che l’aveva aiutato a discernere la sua vocazione.
Verso l’ordinazione sacerdotale
Proseguì la formazione in vista del sacerdozio studiando Filosofia nel convento di Santa Lucia al Monte. Tornò quindi a Grumo Nevano per gli studi di Teologia Dogmatica e passò al convento di San Pietro d’Alcántara (poi di San Pasquale al Granatello), a Portici, per la Teologia Morale.
Nel 1827, a Grumo Nevano, fu ordinato diacono. In quello stesso periodo era di passaggio per quel convento il Ministro generale, padre Giovanni da Capestrano (omonimo del santo francescano vissuto nel XV secolo), per presiedere il capitolo provinciale. Durante il rito della lavanda dei piedi, previsto dal capitolo, ebbe come inserviente proprio fra Modestino.
Colpito dalla sua compostezza e dalla sua religiosità, gli pose le mani sul capo, gli chiese come si chiamasse e se avesse già ricevuto gli Ordini. Ricevuta risposta, comandò al neo-eletto Ministro provinciale, padre Leone di Maria Immacolata, di farlo ordinare subito sacerdote: la celebrazione avvenne ad Aversa il 22 dicembre 1827.
Il suo apostolato
Padre Modestino celebrò la prima Messa nella chiesa degli Alcantarini a Grumo Nevano. Lo stesso anno dell’ordinazione fu destinato a Marcianise come sacrista. Dal 1831 al 1835 fu maestro dei frati studenti a Portici, mentre nel 1837 divenne guardiano (ossia superiore) del convento di Pignataro Maggiore.
Nel 1838 rinunciò all’incarico e divenne sacrista del convento di Santa Lucia al Monte. Successivamente si stabilì in quello di Santa Maria della Sanità, nell’omonimo quartiere.
Si dedicò all’annuncio della Parola di Dio con linguaggio facile, popolare ed evangelico. Curò molto anche la direzione spirituale: confessava per lunghe ore. Ebbe particolare cura per i carcerati del Granatello di Portici e di Castel Capuano di Napoli.
La sua devozione alla Madonna del Buon Consiglio
Visitava inoltre gli ospedali e i “bassi” (piccoli appartamenti al piano terra dei palazzi) della città. Agli ammalati portava l‘immagine della Madonna del Buon Consiglio, che teneva sempre con sé, chiusa in una piccola teca d’argento: per suo mezzo otteneva guarigioni e conversioni. La sua giaculatoria ricorrente era: «Lodiamo sempre insieme col Figlio la dolce Madre del Buon Consiglio».
Padre Modestino era molto affezionato a quell’invocazione mariana. Gli inizi della sua devozione rimontano a quando la sua esperienza come seminarista diocesano si era ormai conclusa. Spesso si era recato a venerare l’immagine della Madonna del Buon Consiglio nella chiesa di San Sossio e ne aveva fatta collocare una, di propria iniziativa, in quella di Sant’Antonio.
Quella devozione fu da lui propagata anche nella permanenza a Napoli: il centro propulsivo fu la basilica di Santa Maria della Sanità. Inizialmente padre Modestino vi espose una stampa perché non riusciva a comprare un vero quadro, ma la sostituì quando ebbe un dipinto a olio. Da allora celebrò la Messa sempre all’altare dove aveva intronizzato l’immagine e dove spesso lo si vedeva pregare per ore.
Consigliere di popolani, del Papa e del re di Napoli
Dalla Madre del Buon Consiglio intendeva ricevere a sua volta la capacità di avere la parola giusta per tutti. Invitava le partorienti ad accogliere il dono della maternità e di una nuova vita. Cercava di trovare un posto accogliente per le giovani abbandonate. Ai poveri provvedeva cibo e denaro avuto in elemosina dai ricchi.
La gente del popolo l’ammirava per la sua vita evangelica e, per il potere di ottenere guarigioni da Dio, lo chiamava “Gesùcristiello” (piccolo Gesù Cristo). Veniva consultato dall’arcivescovo di Napoli, il cardinale Sisto Riario Sforza (Venerabile dal 2012). Il re Ferdinando II di Borbone, poi, ebbe in lui estrema fiducia, tanto da nominarlo, nel 1853, elemosiniere di sua figlia, la principessa Gianuaria.
Il Beato papa Pio IX, nel corso del suo esilio, andò a visitare l’11 dicembre 1849 la chiesa di Santa Maria alla Sanità, insieme alla corte pontificia. Divenne molto amico di padre Modestino: lo chiamava “il pazzo della Beata Vergine”.
La morte
Quando Napoli fu colpita dal colera, padre Modestino non si risparmiò: accorreva al capezzale degli ammalati, portando aiuto e conforto. Tuttavia, indebolito dai continui digiuni a cui si sottoponeva, si ammalò a sua volta. Il 24 luglio 1854, fra il cordoglio dei suoi confratelli e di tutto il rione Sanità, rese l’anima a Dio.
Gli Alcantarini ottennero che il suo cadavere non venisse inumato nel campo riservato ai colerosi, ma avesse una sepoltura distinta. Fu quindi sepolto nelle catacombe di San Gaudioso a Napoli fino al 1901, quando venne traslato nella cappella adiacente all’ingresso delle stesse catacombe, situata nella chiesa di Santa Maria della Sanità.
Il 18 ottobre 2015 i suoi resti hanno trovato definitiva collocazione nella chiesa di Santa Caterina a Grumo Nevano, precisamente nella cappella della Madonna del Buon Consiglio.
La causa di beatificazione fino al decreto sulle virtù eroiche
Il processo informativo diocesano per l’accertamento dell’eroicità delle virtù di padre Modestino si è svolto nella diocesi di Napoli a partire dal 1870. Il 13 gennaio 1881 si ebbe il decreto sugli scritti, mentre l’11 marzo 1891 ci fu il decreto sull’introduzione della causa, con cui si apriva la fase romana. Il decreto di convalida dei processi informativo e apostolico porta invece la data dell’11 novembre 1903.
Dopo la congregazione antepreparatoria del 21 marzo 1939 e la congregazione preparatoria del 9 marzo 1943, la causa è rimasta ferma. È ripresa, con le nuove normative per le cause di beatificazione e canonizzazione promulgate nel 1983: i Consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi hanno infatti dato parere positivo il 15 febbraio dello stesso anno, mentre i cardinali e i vescovi membri della stessa Congregazione l’hanno confermato il 10 maggio seguente.
Il Papa san Giovanni Paolo II ha quindi autorizzato il 14 maggio 1983 la promulgazione del decreto, pubblicato il 9 giugno successivo, con cui padre Modestino veniva dichiarato Venerabile.
Il miracolo e la beatificazione
Come possibile miracolo per ottenere la sua beatificazione è stato preso in esame il caso di una bambina di pochi mesi che nel 1922 cadde dall’altezza di 12 metri, su terreno lastricato, senza riportare gravi danni.
La Consulta medica della Congregazione delle Cause dei Santi, il 9 gennaio 1992, ha dichiarato l’inspiegabilità scientifica del fatto, mentre i Consultori teologi, il 10 giugno dello stesso anno, hanno dimostrato il nesso tra l’accaduto e l’intercessione di padre Modestino. Anche i cardinali e i vescovi della Congregazione, il 9 novembre 1993, sono stati favorevoli al riconoscimento del miracolo.
Il 23 dicembre 1993, quindi, san Giovanni Paolo II ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo. Lo stesso Pontefice ha beatificato padre Modestino il 29 gennaio 1995 nella basilica di San Pietro a Roma, fissando la sua memoria liturgica al 24 aprile, giorno della sua nascita al Cielo.
Autore: Emilia Flocchini
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