Un’infanzia trascurata
Nacque a Capriglia, frazione del comune di Pellezzano, in provincia e diocesi di Salerno, il 2 dicembre 1847. Al Battesimo, che le fu amministrato nello stesso giorno nella chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, ricevette i nomi di Maddalena Teresa Rosa.
I genitori di Maddalena, Benedetto Notari e Vincenza Calvanese, erano benestanti, ma, presi dagli affari l’uno e dalla cura dei figli l’altra, l’affidarono a una balia; in più, desideravano un figlio maschio. A quattro anni, poi, la consegnarono a Nicola Notari, zio paterno, avvocato, il quale individuò come luogo per la sua istruzione il Terzo Educandato borbonico di Napoli. Tutti questi spostamenti furono in seguito interpretati da Maddalena come una prova della disaffezione, anzi, dell’odio dei suoi verso di lei, e ne soffrì molto.
Formazione e conforto nella fede
Il profitto culturale fu scarso, quindi, a sette anni, venne collocata nell’educandato del monastero della Visitazione di Donnalbina, sempre a Napoli. Vi rimase fino al maggio del 1864, maturando nella personalità e nella fede. A nove anni ricevette in quel luogo la Prima Comunione e, poco dopo, la Cresima.
Nella fede trovò il conforto che non aveva avuto dalla famiglia: tra gli undici e i dodici anni promise di rimanere vergine e, il 2 luglio 1862, formulò ufficialmente, ma sempre in forma privata, il suo voto.
Una vocazione contrastata
Rientrata in famiglia, manifestò apertamente di voler diventare monaca, incontrando l’opposizione dei genitori. Alla fine le fu concesso di entrare tra le Teresiane di Castel San Giorgio, dove risiedevano due zie, ma venne respinta. Nel 1868 poté ritirarsi nel monastero delle Alcantarine di Gesù Bambino all'Olivella in Napoli, la cui vita austera, basata anche su molte penitenze corporali, la debilitò tanto che il confessore del monastero le propose di tornare alla Visitazione, stavolta come postulante. Tre mesi dopo usci, non sentendosi chiamata a quello stile di consacrazione.
Di nuovo a casa, venne ancora più osteggiata e considerata fallita nei suoi tentativi, tanto che un sacerdote le suggerì perfino di trovarsi marito e mettersi l’anima in pace. Di parere diverso fu don Salvatore Barbara, che da allora divenne suo direttore spirituale. Seguendo le sue indicazioni, nel 1871 Maddalena poté ritirarsi a vita privata nel conservatorio delle Teresiane alla Torre di Napoli (oggi Torre del Greco).
Terziaria Servita e “monaca di casa”
In quell’epoca entrò in contatto con la spiritualità dell’Ordine dei Servi di Maria e la sentì come propria: sin dagli anni dell’educandato, infatti, si sentiva attratta dalla meditazione e dalla contemplazione della Passione di Gesù. Così, il 22 febbraio 1873, Maddalena vestì l’abito delle Terziarie Servite nella cappella di Santa Luciella a Porta San Gennaro e cambiò nome con quello di suor Maria Pia dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Poco dopo, ancora guidata da don Barbara, formulò i voti di povertà, obbedienza e castità in forma privata.
Soppresso il conservatorio della Torre, nel 1876 suor Maria Pia andò a vivere come “monaca di casa” presso il fratello Pasquale, al numero 61 di Via Duomo a Napoli. Dato che doveva mantenersi in qualche modo, nel 1880 ottenne un incontro con l’arcivescovo di Napoli, il cardinal Guglielmo Sanfelice, grazie alla mediazione di Caterina Volpicelli, fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore (canonizzata nel 2009). Lui le chiese di accettare la direzione dell’orfanotrofio fondato nel 1868 da don Raffaele Verolino, parroco di Barra: suor Maria Pia vi si dedicò per qualche mese, poi si trasferì nella casa al mare del fratello, a Castellammare di Stabia.
La prima ispirazione
Fu nella chiesetta di quel palazzo, il 23 ottobre 1883, che lei, durante il ringraziamento dopo aver ricevuto la Comunione, ebbe la netta ispirazione di offrire alla Chiesa una nuova famiglia religiosa, che dovesse riparare agli oltraggi che il Signore riceveva.
Per due anni pregò e si consigliò con molti saggi sacerdoti, come il redentorista Emanuele Ribera, che già aveva aiutato l’avvocato Bartolo Longo (poi fondatore del Santuario di Pompei e Beato dal 1980) nel discernimento dopo la sua conversione, e padre Michelangelo da Marigliano, dei Frati Minori (Venerabile dal 2008).
Nascita delle Crocifisse Adoratrici di Gesù Sacramentato
Infine, il 20 novembre 1885, diede inizio all’opera a Napoli, con due compagne conosciute dalle Teresiane: andarono a vivere in un piccolo appartamento (un “quartino”) in vico Maiorani 19. Il nome che suor Maria Pia aveva pensato era quello di Servite Adoratrici, ma già nella prima regola, sempre del 1885, fu cambiato in Crocifisse Adoratrici di Gesù Sacramentato.
Lo sparuto gruppetto iniziale aumentò di numero e si trasferì in provincia, a Portici, in un appartamento in via San Cristoforo, preso in affitto. Intorno al 1889 suor Maria Pia mutò il nome di religione con il nuovo appellativo “della Croce”. Nell’aprile 1891 si stabilì con le suore in un palazzo a San Giorgio a Cremano, in via San Giorgio Vecchio. Il cardinal Sanfelice, il 1° luglio, pose la prima pietra della chiesa della nascente comunità e incaricò la fondatrice della stesura della Regola.
Madre Maria Pia, dunque, si mise all’opera, scrivendo davanti alla Croce: impiegò appena venti giorni. L’approvazione arrivò nel giugno 1892, mentre il 17 agosto fu solennemente inaugurata la nuova chiesa.
Consolidamento ed espansione
Per risolvere la questione della necessaria sussistenza della comunità, la fondatrice impiantò un piccolo mulino a mano per la preparazione delle ostie e la vinificazione di uve selezionate per la produzione del vino da consacrare; l’attività è tuttora in corso, con macchinari più adeguati. Le suore accettarono poi di occuparsi anche dell’educazione delle bambine e delle ragazze.
La prima casa filiale fuori Napoli fu aperta nel 1894 a Castel San Giorgio, seguita, l’anno successivo, da quella di Nocera Superiore. La casa di San Giorgio a Cremano divenne quindi Casa madre e generalizia. In tutto, durante la vita della fondatrice, furono inaugurate sette case.
Accuse e consolazioni
Madre Maria Pia subì pesanti calunnie: fu accusata di sfruttare le suore sottoponendole a un regime di preghiera e lavoro troppo duro, di non provvedere al loro nutrimento e di aver intestato ai propri parenti i beni della congregazione. Le accuse crollarono ancor prima che la Santa Sede inviasse un visitatore apostolico.
Comunque, il 20 luglio 1900, la Madre partì per Roma, dove venne ricevuta e incoraggiata da papa Leone XIII. Due anni dopo, il 6 maggio 1902, giunse il Decreto di lode, prima approvazione delle Crocifisse Adoratrici di Gesù Sacramentato.
Suor Maria della Passione, primo frutto maturo
Il 27 luglio 1912 morì, in Casa madre, una delle prime suore, suor Maria della Passione. Nata Maria Grazia Tarallo, era entrata nel giugno 1891 e si distinse presto per virtù, spirito di preghiera e ubbidienza.
Madre Maria Pia la tenne in alta considerazione sia da viva sia da morta e fu teste principale al suo processo di beatificazione: la sua deposizione, anzi, ha costituito la base per varie biografie. Suor Maria della Passione è poi stata beatificata nel 2006.
Gli ultimi anni e la morte
Madre Maria Pia della Croce, che già nel 1902 era stata nominata Superiora generale dell'Istituto, fu nel 1914 confermata a vita in tale carica. Quattro anni dopo, tuttavia, iniziò a soffrire di arteriosclerosi e di altri malanni: chiese quindi di essere esonerata, ma tutte le superiore furono di parere contrario.
Il 20 marzo 1919 ebbe un infarto: alle suore radunate al suo capezzale chiese di esaudire il suo ultimo desiderio, ossia che ricevessero suor Veronica, la sua più stretta collaboratrice, come nuova Superiora generale. Per i mesi successivi ebbe dolori fortissimi, ma, prima di entrare in agonia, ebbe ancora una parola per le sue figlie: «Vi raccomando l’amore a Gesù Sacramentato». Morì la sera del 1° luglio 1919, a 71 anni.
Dopo i solenni funerali, la sua salma venne temporaneamente sepolta nel cimitero di San Giorgio a Cremano, perché già il 16 novembre 1919 fu traslata nella chiesa della Casa madre, accanto al sepolcro dove, dal 20 aprile 1914, era stata posta suor Maria della Passione (i cui resti ora si trovano in un’urna vicino all’ingresso).
La causa di beatificazione
Il processo informativo sulle sue virtù eroiche cominciò già il 13 aprile 1921, ma solo il 21 giugno 2003 ha ottenuto il decreto di convalida. La sua “Positio super virtutibus” è stata presentata nel 2015 e i periti teologi e i membri della Congregazione delle Cause dei Santi l’hanno approvata all’unanimità.
Ricevendo in udienza il Prefetto della Congregazione, il cardinal Angelo Amato, l’8 luglio 2016, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui madre Maria Pia della Croce Notari è stata dichiarata Venerabile.
Il carisma di madre Maria Pia della Croce oggi
Dal 1978 la congregazione di madre Notari ha cambiato nome in Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, ma non ha mutato i fini e le opere: la catechesi e le attività parrocchiali, l’adorazione di Gesù Eucaristia, l’assistenza educativa e sociale dei fanciulli, ma soprattutto la cura della liturgia, tramite la confezione delle ostie e del vino per la celebrazione delle Messe. L’approvazione pontificia definitiva porta la data del 9 novembre 1981.
Hanno case soprattutto nel Sud e nel Centro Italia, mentre al Nord hanno una comunità ad Abbiategrasso, in provincia e diocesi di Milano. La presenza in terra di missione conta invece case nelle Filippine (Manila e Santa Cruz Mindanao), nel Perù (Huanuco) e in Indonesia.
Dal 2 dicembre 1922 è inoltre stato loro affidato il complesso monumentale di San Gregorio Armeno a Napoli, con la chiesa che conserva le reliquie di santa Patrizia, vergine di Costantinopoli: per questo motivo vengono chiamate popolarmente “le suore di santa Patrizia”.
Infine, il 19 marzo 1978 ha avuto nuova vita, col nome di Ausiliari Eucaristici, l’associazione che la fondatrice aveva ideato pochi anni dopo la prima approvazione delle suore, allo scopo di estendere il suo ideale di preghiera, adorazione e riparazione anche ai laici.
Autore: Emilia Flocchini
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