Infanzia e prima educazione
Léon-Gustave Dehon nacque il 14 marzo 1843 a La Capelle presso Soissons, nella Francia settentrionale; fu battezzato dieci giorni dopo, alla vigilia dell’Annunciazione, nella chiesa parrocchiale del paese. A differenza di suo fratello maggiore Henri, più incline a seguire il padre Jules-Alexandre nei possedimenti di famiglia, preferiva restare in casa con la madre Adèle-Stéphanie Vandelet, che lo faceva pregare e gli parlava di Dio.
Ricevette la Prima Comunione il 4 giugno 1854. Dopo i primi anni di scuola, trascorsi come semi-convittore a La Capelle, a dodici anni venne accolto nel collegio cattolico di Hazebrouck, gestito dal clero diocesano di Lilla. Lì apprese una ferrea disciplina e scelse come direttore spirituale don Dehayne, il rettore del collegio.
Léon alimentò anche la sua vita di fede, leggendo molti libri, e iniziò a vivere la carità frequentando le baracche dei minatori. Intanto andava maturando l’idea, dapprima molto vaga, di farsi sacerdote.
La vocazione al sacerdozio
Quel pensiero si fece concreto la notte di Natale 1856, mentre serviva come chierichetto la Messa di mezzanotte dai padri Cappuccini di Hazebrouck. Il 1° giugno 1857 gli venne impartito il sacramento della Cresima.
Dopo aver conseguito il baccellierato in Lettere, manifestò ai genitori la sua intenzione. La madre ne fu felice, ma il padre si oppose decisamente. Per il momento, il ragazzo obbedì, riservandosi di tornare a presentare la sua richiesta quando sarebbe stato maggiorenne.
Studi di Diritto e viaggio in Terra Santa
Si recò quindi a Parigi, per frequentare la facoltà di Diritto all’università della Sorbona. Oltre agli impegni universitari, univa quelli di preghiera: ogni giorno partecipava alla Messa e compiva la visita al Santissimo Sacramento e, in qualità di membro della Società di San Vincenzo de Paoli, andava a trovare i poveri.
Nella primavera del 1864 conseguì la laurea in Diritto, ma suo padre non cedeva ancora. Arrivò a finanziargli un viaggio in Grecia e nel Vicino Oriente, al seguito dell’amico archeologo Léon Palustre, con la speranza di distrarlo dal suo ideale. Ma il viaggio nei luoghi santi della Redenzione, dal Getsemani al Calvario, confermò sempre più Léon nel suo proposito di seguire la vocazione sacerdotale.
Nel Seminario francese di Roma
La sera del 10 giugno 1865 si separò dall’amico Palustre, che rientrava a Parigi, dirigendosi a Roma. Ricevuto in udienza dal Papa, il Beato Pio IX, ricevette da lui il consiglio di entrare nel seminario francese di Santa Chiara a Roma, dove fu accolto il 25 ottobre 1865.
Nel periodo trascorso in seminario, acquistò una intensa formazione interiore, assimilando la dottrina del cardinal Pierre De Bérulle e del padre François Libermann sull’affidarsi a Dio e l’unione a Lui.
Ordinazione sacerdotale e primi incarichi
Fu ordinato sacerdote nella basilica di San Giovanni in Laterano il 19 dicembre 1868, avendo la gioia di vedere riaccostato ai sacramenti il proprio padre, che non frequentava più le celebrazioni.
Don Léon celebrò la Prima Messa a La Capelle il 19 luglio 1869, parecchi mesi dopo l’ordinazione. Subito dopo ripartì per Roma, dove partecipò come stenografo a tutte le sedute del Concilio Vaticano I. Nel 1871 lasciò Roma per ritornare in Francia, dotato di quattro lauree in Diritto civile, Filosofia, Teologia e Diritto canonico, ottenute all’Università Lateranense e alla Gregoriana.
Cappellano a St-Quentin
Il vescovo di Soissons, sua diocesi d’origine, lo nominò cappellano della Collegiata di San Martino a St-Quentin, parrocchia prevalentemente operaia. Pur non sentendosi molto incline all’attività pastorale, don Léon entrò presto in contatto con le miserie materiali e morali della classe operaia, facendogli comprendere la necessità dell’apostolato sociale.
Diede vita perciò ad una serie di iniziative per studenti, giovani operai e per gli stessi datori di lavoro. Nel 1874 ebbe l’incarico di segretario dell’Ufficio diocesano per le opere sociali e nello stesso anno fondò il quotidiano cattolico «Il Conservatore dell’Aisne».
Orientato alla riparazione e alla devozione al Sacro Cuore
Pur sentendosi coinvolto sempre più nelle problematiche sociali, sapeva di non dover trascurare la vita interiore. Sentì dunque la necessità di organizzare con altri sacerdoti un “oratorio sacerdotale”, per aiutarsi reciprocamente in tal senso.
Nel 1873 giunsero nella parrocchia di St-Quentin un gruppo di suore francescane, le Ancelle del Sacro Cuore, fondate in Alsazia e fuggite da lì dopo la disfatta di Sédan. Don Léon divenne confessore e direttore spirituale della comunità. Il contatto con lo stile di quel gruppo, improntato specialmente alla riparazione dei peccati, fu decisivo per la sua vita: voleva a tutti i costi a divenire un religioso, sentendo forte attrazione per una vita dedicata al Sacro Cuore, per potergli offrire amore e riparazione per i peccati degli uomini. Tuttavia, non avrebbe abbracciato quello stato di vita se prima non avesse potuto lasciare le opere impiantate a St-Quentin senza danneggiare i suoi parrocchiani.
Gli Oblati del Sacro Cuore
Pur esistendo molte congregazioni femminili con quella spiritualità in quel periodo in Francia, non ne trovò una maschile che lo soddisfacesse, per cui si chiese se la Provvidenza non volesse qualcosa del genere da lui. Chiese dunque consiglio al suo vescovo, monsignor Thibaudier, il quale prima a voce, poi in una lettera del 13 luglio 1877, diede la sua approvazione.
Il vescovo desiderava la fondazione di un collegio ecclesiastico, così, il giorno dopo la lettera d’approvazione, don Léon comprò il “Collegio San Giovanni”, che iniziò la sua attività già l’8 settembre 1877. Intanto aveva cominciato la stesura delle Regole della nuova congregazione, per la quale pensò al nome di “Oblati del Sacro Cuore”. Il 28 giugno 1878, solennità del Sacro Cuore di Gesù, professò i voti di povertà, castità e obbedienza, ai quali aggiunse il voto privato di vittima di amore e riparazione: quella fu la data d’inizio della nuova realtà da lui fondata. Assunse il nome religioso di padre Giovanni del Sacro Cuore, ma è più noto con il nome di Battesimo.
Un periodo di buio e di prova
L’autorizzazione pontificia, tuttavia, non venne, a causa del parziale avallo di padre Dehon alle rivelazioni private ricevute da una delle Ancelle del Sacro Cuore, suor Maria di Sant’Ignazio, relative anche alla nascente congregazione. Il 28 novembre 1883 il Sant’Uffizio emise dunque un decreto nel quale le comunicazioni avute dalla suora non erano da ritenersi divinamente ispirate e la società degli Oblati del Sacro Cuore non veniva autorizzata.
La prima reazione di padre Dehon fu di sbigottimento, ma poco dopo scrisse al suo vescovo, per dichiararsi colpevole di quanto accaduto, pronunciando il suo “fiat”. Monsignor Thibaudier volle chiarire immediatamente la questione: dopo tre mesi di buio, il 28 marzo 1884, la congregazione rifioriva, alle dirette dipendenze del vescovo di Soissons e col nome mutato in “Sacerdoti del Sacro Cuore”.
Predicatore della dottrina sociale della Chiesa
Seguirono anni di intenso lavoro: dal 1888 al 1898, padre Dehon prese a fondare e pubblicare molte riviste, giornali, manuali sociali, note di viaggio, scritti educativi. In particolare, dopo che papa Leone XIII l’invitò, per usare la sua stessa espressione, a “predicare” le sue encicliche come la “Rerum novarum”, si diede alla spiegazione e alla diffusione della dottrina sociale della Chiesa.
Nel suo epistolario di oltre duemila lettere si leggono le ansie e gli entusiasmi dei suoi primi missionari inviati in Ecuador, Congo, Brasile, Camerun, Spagna e Stati Uniti. Seguì con interesse il sorgere in Francia della Democrazia Cristiana, facendo parte del primo direttivo nazionale: per oltre 25 anni fu sempre presente nel suo Paese ad ogni avvenimento politico e sociale di una certa importanza.
La sua spiritualità
I numerosi volumi da lui scritti e pubblicati sull’ascetica delle parole “Sacro Cuore” e “Riparazione” contengono numerosi inviti a contemplare il mistero di Dio-Amore, nel Cuore ferito del Redentore, immolato per la gloria del Padre e la salvezza dell’umanità. Un amore eterno, rivelato nel tempo, perennemente presente fra noi nel Sacramento eucaristico e nella stessa vita della Chiesa, ma che gli uomini non vogliono accettare.
Il suo pensiero riprende quanto avevano sperimentato i teologi e i mistici dei secoli precedenti, ma con una sintesi del tutto originale. Secondo padre Dehon, tutto discende da Dio attraverso l’amore redentore di Cristo: tutto quindi deve ritornare a Cristo e per il Cuore di Cristo a Dio, perché Dio torni a essere il tutto di tutte le cose. I redenti devono dunque sentirsi solidali con Cristo Redentore anche nella riparazione dei peccati e nella salvezza dell’umanità.
Una nuova prova
La congregazione ebbe una nuova prova all’inizio del ‘900, quando il governo repubblicano di Parigi espulse dalla Francia tutti i religiosi. Lo stesso padre Dehon venne espropriato anche della casa di sua proprietà e dovette quindi riparare a Bruxelles. Questo fatto produsse, per contrasto, uno sviluppo in Belgio, Olanda e Lussemburgo, seguiti dalla Germania.
La morte di padre Dehon
Nel luglio 1925 padre Dehon andò a Bruxelles per visitare i confratelli, colpiti da un’epidemia di gastroenterite. Si ammalò a sua volta: il 4 agosto dello stesso anno, dopo aver celebrato la Messa come suo solito alle 7 del mattino, venne accompagnato in camera e messo a letto.
Riunì al suo capezzale tutta la comunità, chiedendo perdono dei propri errori; rinnovò quindi i voti religiosi e quello di vittima e ricevette gli ultimi sacramenti. Nell’agonia finale ripeté con tono deciso il suo «Sì» e subito dopo, indicando un’immagine del Sacro Cuore, esclamò: «Per Lui vivo, per Lui muoio». Era il 12 agosto 1925; aveva 82 anni.
Il suo corpo venne tumulato nella tomba della congregazione nel cimitero di St-Quentin. Nel 1963 furono riesumate e collocate nella chiesa di San Martino a St-Quentin, voluta e costruita da padre Dehon stesso.
La causa di beatificazione
La sua causa di beatificazione, avviata nella diocesi di Mechelen-Bruxelles, è stata introdotta nel 1952, ma l’inchiesta diocesana è stata convalidata solo il 21 ottobre 1988. Due anni dopo è stata trasmessa a Roma la “Positio super virtutibus”, valutata positivamente dai consultori teologi il 30 gennaio 1996 e dai cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi il 3 febbraio 1997. Poco più di un mese dopo, l’8 aprile 1997, il Papa san Giovanni Paolo II autorizzava la promulgazione del decreto con cui veniva dichiarato Venerabile.
Un miracolo approvato
Come presunto miracolo per ottenere la beatificazione è stato considerato il caso di Geraldo Machado da Silva, di Lavras in Brasile, che fu ricoverato all’ospedale Santa Casa della Misericordia il 31 marzo 1954: i medici riconobbero subito che aveva l’ulcera duodenale perforata, con peritonite diffusa, a causa dei suoi eccessi alcoolici. Alle 18 dello stesso giorno venne operato d’urgenza, ma le sue condizioni erano ormai gravissime, tanto che fu necessario impartirgli l’Unzione dei malati.
Padre Silvestro Müller, dei Sacerdoti del Sacro Cuore, gli portò l’Olio santo e, dopo essere tornato in parrocchia, gli pose sul petto una reliquia di padre Dehon. Verso le 22 la superiora dell’ospedale, suor Eugenia della Sacra Famiglia, gli controllò polso e temperatura: erano tornati regolari. Il mattino dopo il paziente mostrò segni di miglioramento e venne dimesso l’8 luglio successivo. Morì poi l’8 settembre 1977, 23 anni dopo, per cause estranee alla precedente malattia.
Per verificare l’asserito miracolo si svolse un primo processo diocesano ordinario, nel 1961 (27 aprile-19 maggio), integrato da un processo suppletivo, anch’esso diocesano, nel 1965 (13-26 gennaio); entrambi si sono tenuti a Lavras, nella diocesi di São João del Rei, e sono stati convalidati il 4 ottobre 2002.
Il 15 maggio 2003 i periti medici della Congregazione delle Cause dei Santi diedero parere favorevole circa l’inspiegabilità scientifica dell’accaduto. Il 21 novembre 2003 i consultori teologi, seguiti il 20 gennaio 2004 dai cardinali e vescovi della Congregazione, hanno confermato quella valutazione, ravvisando l’intercessione di padre Dehon. Infine, il 19 aprile 2004, san Giovanni Paolo II approvò la promulgazione del decreto con cui la guarigione di Geraldo Machado da Silva veniva riconosciuta come miracolosa.
Il rinvio della beatificazione
La beatificazione era stata inizialmente fissata al 24 aprile 2005 e avrebbe dovuto svolgersi in piazza San Pietro a Roma. Tuttavia, la morte di papa Giovanni Paolo II e l’elezione del successore causarono un primo rinvio.
In seguito, emersero accuse riguardo a contenuti antisemiti presenti in alcuni scritti di padre Dehon, che condussero alcuni vescovi e cardinali francesi a chiedere un intervento a riguardo. Il 6 novembre 2006 i Sacerdoti del Sacro Cuore hanno quindi ricevuto dalla Segreteria di Stato della Santa Sede una comunicazione scritta, nella quale la beatificazione del fondatore veniva rinviata senza disporre un’ulteriore data. Solo un intervento da parte del Papa potrebbe eventualmente sbloccare la situazione.
I Dehoniani oggi
L’opera di padre Dehon è comunque viva e attiva in quasi tutto il mondo. I Sacerdoti del Sacro Cuore, che dal suo nome sono anche detti padri Dehoniani, hanno ricevuto il Decreto di Lode il 25 febbraio 1888 e l’approvazione pontificia definitiva il 4 luglio 1906.
Il loro arrivo in Italia rimonta al 1907, quando, grazie a monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, allora segretario del vescovo di Bergamo, poi papa Giovanni XXIII e Santo, venne inaugurata la Scuola apostolica di Albino per gli aspiranti al sacerdozio.
Le opere per cui sono più famosi nel nostro Paese sono le Edizioni Dehoniane di Bologna e il Collegio Missionario di Andria, con la rivista «Papa Giovanni» e l’emittente televisiva Tele Dehon. La casa generalizia è invece a Roma.
Autore: Emilia Flochini
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