† 5 febbraio 995
Nato in Sicilia e formatosi in Calabria, fu costretto ad abbandonare la sua patria a causa delle invasioni saracene. Trascorse la sua vita tra la Calabria e la Lucania, fondando monasteri e prestando la sua opera di carità ai bisognosi. Morì nel 995 nel monastero dei SS. Elia ed Anastasio del Carbone, dove è venerato come santo.
Martirologio Romano: In Basilicata, san Luca, abate secondo gli insegnamenti dei Padri orientali, che condusse un’intensa vita monastica dapprima in Sicilia, sua patria, poi in vari luoghi in seguito all’invasione dei Saraceni, per morire infine presso Armento nel monastero dei santi Elia e Anastasio del Carbone da lui stesso fondato.
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E. Santoro lo fece nativo di Tauriana in Calabria, figlio di Giovanni e di Tedibia e fratello di s. Fantino (uno dei maestri di s. Nilo al Mercurion), inducendo in errore F. Ferrari, A. Agresta, G. Fiore, D. Martire e altri scrittori.
In realtà s. Luca nacque in Sicilia, a Demenna (Castrogiovanni), e fu avviato all'ascesi basiliana nel monastero di S. Filippo d'Agira dove si formarono anche altri famosi monaci greci del sec. X.
Per sfuggire alle vessazioni dei Saraceni, che avevano conquistato l'isola attraversò lo stretto e andò a mettersi sotto la disciplina di s. Elia Speleota di Reggio. Ma ben presto anche la zona dell'Aspromonte divenne meta delle incursioni saracene, per cui egli prese la via del Nord fino a raggiungere la famosa eparchia monastica del Mercurion, ai confini tra Calabria e Lucania, meta di tutti i santi italo-greci del sec. X.
Fondò una laura nel territorio di Noia (Noepoli), dove restaurò la cadente chiesa di S. Pietro e dimorò con i suoi discepoli per sette anni, praticando il piú rigoroso ascetismo e dandosi ai lavori dei campi, sí da cambiare il deserto in giardino. Desideroso di maggiore solitudine, passò nel territorio di Agromonte, presso il fiume Agri, dove restaurò il monastero di S. Giuliano. Prestò la sua opera di cristiana carità ai soldati feriti nel conflitto tra i Saraceni e i Tedeschi di Ottone II; fortificò il castello di Armento e la chiesa della Madre di Dio, lasciandone la custodia ai propri discepoli. Di qui ebbe origine intorno al 971 il celebre monastero dei SS. Elia ed Anastasio del Carbone, che divenne il quartiere generale di s. Luca sia come baluardo fortificato contro le incursioni dei Saraceni, sia come palestra dei molti miracoli, che egli vi operò.
Qui Luca morí assistito da s. Saba di Collesano il 5 febbraio 995 e fu sepolto nella chiesa del monastero, dove ebbe culto pubblico.
Autore: Francesco Russo
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