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Tarazona, Saragozza, 30 dicembre 1877 – Guadalajara, Spagna, 24 luglio 1936
Jacoba Martínez García, nativa di Tarazona presso Saragozza, inizialmente respinse con decisione l’idea di farsi monaca come sua sorella Severiana. Alla fine, anche mediante le preghiere di sua madre, che domandava insistentemente per lei la grazia della vocazione religiosa, capì di doversi consacrare a Dio nello stesso monastero della sorella, il Carmelo di San Giuseppe a Guadalajara. Diventata suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia, espresse la sua fede e la sua devozione eucaristica tramite gli incarichi di sacrestana e portinaia. Poco dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, la sua comunità si disperse e lei, in abiti civili e insieme alle consorelle suor Maria degli Angeli di San Giuseppe e suor Teresa di Gesù Bambino e di San Giovanni della Croce, cercò rifugio altrove. Il 24 luglio 1936, le tre monache furono però sorprese da un gruppo di miliziani che spararono su di loro appena uscirono dall’edificio dove avevano cercato riparo. Suor Maria del Pilar non morì sul colpo, ma in ospedale a causa delle ferite, domandando a Dio perdono per i suoi aggressori. Suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia e le sue due compagne sono state le prime martiri uccise durante la guerra civile spagnola ad essere beatificate, il 29 marzo 1987, nella basilica di San Pietro a Roma. I loro resti mortali sono venerati presso il monastero carmelitano di San Giuseppe, a Guadalajara, in calle Ingeniero Mariño 8.
Martirologio Romano: A Guadalajara in Spagna, beate Maria del Pilar di San Francesco Borgia (Giacoma) Martínez García, Teresa di Gesù Bambino (Eusebia) García García e Mariangela di San Giuseppe (Marciana) Voltierra Tordesillas, vergini dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e martiri, che in tempo di persecuzione raggiunsero la corona del martirio acclamando con gioia Cristo Sposo.
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I primi anni
Jacoba Martínez García nacque a Tarazona presso Saragozza in Spagna il 30 dicembre 1877 e fu battezzata lo stesso giorno della nascita. Ricevette la Cresima ad appena due anni, il 1° agosto 1879, nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Tarazona. Era la minore degli undici figli, otto dei quali morti in tenera età, nati dal matrimonio di Gabino Martínez e Luisa García.
Precocemente orientata verso l’ambito religioso, era anche dotata di un carattere gioioso e socievole. L’apprezzamento che riceveva da parte tutti i suoi compaesani conduceva suo padre a domandarsi: «Non so che cos’abbia questa mia figlia, che la sento nominare da tutte le parti». «È ovvio – replicava lei – visto che non c’è nessun’altra Jacoba in paese, appena mi chiamano attiro l’attenzione. Se mi avessero dato il nome di Maria… non si saprebbe quando chiamano me». «No, figlia – continuava lui – è che tu t’impicci dappertutto!».
L’11 maggio 1889, giovedì dell’Ascensione, Jacoba fece la Prima Comunione: la preparò personalmente suo fratello Julián, che era parroco. A metà di novembre del 1891 si trasferì con la famiglia a Corella, in Navarra.
Il rifiuto della vocazione
A quindici anni, Jacoba apprese che sua sorella maggiore Severiana sarebbe entrata nel monastero di San Giuseppe delle Carmelitane Scalze, a Guadalajara. Tuttavia, se le chiedevano semmai volesse seguire il suo esempio, rispondeva con un secco «No».
La madre la spronava a essere meno netta: «Figlia, rispondi: “Sarà quel che Dio vuole”». «Madre, come faccio a dire: “Sarà quel che Dio vuole”», ribatteva, «se io non voglio farmi monaca?». «E se Dio volesse che lo fossi?», insinuava l’altra, ma la figlia troncava la questione con un: «Se io non voglio esserlo, come fa a volerlo Dio? Su, madre, non voglio farmi monaca». Intanto continuò a vivere in famiglia e collaborò attivamente all’azione pastorale del fratello don Julián.
Alla fine, monaca
Le preghiere della madre ottennero che nel giugno 1894, quando Severiana, o meglio, suor Maria Araceli del Santissimo Sacramento, professò i voti perpetui, Jacoba ne rimanesse commossa: iniziò dunque a riflettere più attentamente sulla sua scelta di vita. Alla fine comunicò ai genitori e al fratello che intendeva consacrarsi al Signore nello stesso monastero della sorella.
Tuttavia, dovette aspettare quattro anni prima dell’ingresso, perché il monastero era al completo. Infine, il 12 ottobre 1898, a vent’anni, entrava al Carmelo di San Giuseppe, vestendo l’abito religioso e assumendo il nome di suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia. Dopo l’anno di noviziato, fece la professione solenne il 15 ottobre 1899.
La sua vita da religiosa
Nella sua vita di religiosa ebbe l’incarico di sagrestana e di rotaria (portinaia). Con le sue mani realizzava sandali di corda per le consorelle e splendidi ricami, fedele alla Regola carmelitana e alla raccomandazione di san Paolo, per cui “Chi non vuol lavorare, neppure mangi”.
Fu una suora di profonda fede e di grande devozione eucaristica, nell’amore al «Vivente», come definiva Gesù nel Tabernacolo. Per il resto, la sua vita, come quella delle consorelle, si consumò nell’amore di Dio e nel nascondimento.
Nel 1930 scrisse: «Unione con Gesù, fare tutte le cose per Suo amore, spiritualizzandole per amore di Dio, in modo che tutto sia compiuto in Dio e per Dio», proposito che si sforzò di concretizzare con gioiosa coerenza.
Nel 1933 motivò in questo modo la sua scelta religiosa: «Perché sono carmelitana? Per essere un’anima tutta di Dio ed essere una grande santa». Spesso, poi, fu udita esclamare: «Nascessi cento volte, altrettante sarei carmelitana scalza e sempre in questo convento di San Giuseppe di Guadalajara».
Nella persecuzione della guerra civile
Tuttavia, anche Guadalajara venne travolta dalla guerra civile, iniziata in Spagna il 18 luglio 1936: la città, quattro giorni dopo, cadde in mano ai miliziani comunisti. Al momento della presa della città, le monache stavano cenando in refettorio: corsero subito nel seminterrato per timore di bombardamenti e vi trascorsero tutta la notte in preghiera.
In quegli istanti, suor Maria del Pilar si offrì vittima a Dio, per la salvezza e l’incolumità delle consorelle, accettando anche l’idea di un possibile martirio: «Se ci porteranno al martirio, vi andremo cantando, come le nostre martiri di Compiègne. Canteremo: “Cuore di Gesù, tu regnerai”».
In seguito, la priora ordinò alle consorelle d’indossare abiti civili, dato che ormai si stava profilando la necessità di fuggire. Di lì a poco arrivò anche don Eulogio Cascajero, il cappellano, anche lui in abiti secolari, che portò loro la Comunione in forma di viatico e nascose le Ostie rimaste.
In quel momento arrivò la suora portinaia, per comunicare che stava arrivando una folla con fiaccole, per incendiare il monastero: a quel punto, a gruppi di due, cercarono riparo nel seminterrato dell’Hotel Iberia e in una pensione. Anche quella notte fu trascorsa in preghiera.
Verso le 16 del 24 luglio, dato che c’erano già troppe monache nello stesso luogo (quattordici delle diciotto che componevano la comunità) e rischiavano di mettere in pericolo anche la padrona di casa, suor Maria degli Angeli uscì, accompagnata da suor Teresa di Gesù Bambino e di San Giovanni della Croce, insieme a suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia.
Il martirio
Mentre si dirigevano verso calle Francisco Cuesta 5, dove speravano di riparare, le tre monache passarono accanto a un camion di miliziani che stavano facendo uno spuntino. Furono riconosciute da una di essi, la quale incitò i suoi compagni a sparare su di loro: avevano i capelli troppo corti per essere scambiate per delle laiche. I miliziani scesero quindi dal camion e andarono a cercarle: erano già entrate nel palazzo, ma non trovarono le persone che avrebbero dovuto accoglierle e dovettero tornare in strada.
A quel punto, i miliziani aprirono il fuoco: la prima a cadere fu suor Maria degli Angeli, che morì quasi subito. Fu poi la volta di suor Maria del Pilar: fece qualche passo, poi cadde al suolo, ma era ancora viva. Le spararono ancora e, in aggiunta, la ferirono a coltellate.
Un poliziotto riuscì a portarla in una farmacia vicina e, da lì, fu portata in un dispensario della Croce Rossa, dove venne curata con attenzione da una dentista, ma chiese, per pudore, di non essere toccata. Intanto esclamava: «Ma che gli ho fatto? Perdonali, Signore!».
In seguito fu trasportata in ambulanza all’ospedale provinciale: aveva una pugnalata al ventre, la colonna vertebrale spezzata, come anche una gamba, e un rene scoperto. Il direttore dell’ospedale avvisò una Figlia della Carità, suor Dolores Casanova, che la paziente era una monaca: lei le diede da baciare il Crocifisso e le suggeriva giaculatorie. Lei intanto mormorava: «Padre, perdonali…» e «Viva Cristo Re».
Le sue ultime parole chiaramente pronunciate furono: «Dio mio, Dio mio, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Suor Maria del Pilar morì quindi tra le braccia della suora infermiera: aveva 58 anni.
Per ultima venne uccisa la più giovane, suor Teresa del Bambino Gesù. Dopo aver resistito a delle offerte disoneste ed essersi rifiutata d’inneggiare al comunismo, fu fucilata presso il cimitero, mentre gridava: «Viva Cristo Re!».
I corpi furono sepolti in una fossa comune e vennero riesumati solo a guerra terminata, il 10 luglio 1941: furono riconosciuti tramite i resti dello Scapolare del Carmelo e del crocifisso della professione religiosa. Due giorni dopo vennero trasferiti solennemente al Carmelo di Guadalajara, dove furono da subito oggetto di venerazione da parte dei fedeli.
La causa di beatificazione
Il processo informativo per il riconoscimento del loro martirio è stato condotto nella diocesi di Sigüenza-Guadalajara: aperto l’11 maggio 1955, è stato concluso l’8 marzo 1958. Il 14 febbraio 1962 è stato promulgato il decreto sugli scritti, mentre il decreto di convalida del processo informativo è giunto l’11 novembre 1983, dopo il rallentamento prudenziale imposto a tutte le cause relative ai martiri spagnoli morti durante la guerra civile.
La “Positio super martyrio” è stata presentata nel 1985 ed è stata valutata positivamente sia dai consultori teologi, il 12 novembre 1985, sia dai cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, il 21 gennaio 1986. Col decreto di approvazione del martirio, promulgato il 22 maggio 1986, la causa delle tre Carmelitane di Guadalajara è quindi diventata la prima in assoluto, tra quelle dei martiri uccisi durante la guerra civile spagnola, a pervenire a una conclusione positiva.
Infine, il 29 marzo 1987, nella basilica di San Pietro a Roma, san Giovanni Paolo II ha beatificato suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia e le sue due compagne, insieme al cardinale Marcello Spinola y Maestre e al sacerdote Manuel Domingo y Sol. La loro memoria liturgica è stata fissata al 24 luglio, giorno anniversario della loro nascita al Cielo.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini
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