m. 4 febbraio 538
Nasce in Gallia, nella seconda metà del V secolo, a Bourges. Grazie all'educazione cristiana ricevuta, fin da giovane Aventino viene additato come modello. Da adolescente fa visita al vescovo san Lupo di Troyes che nell'anno 451 ha salvato la città dall'invasione di Attila offrendosi come ostaggio. Il presule lo tiene con sé come collaboratore. Insieme i due santi riscattano quanti più prigionieri stranieri di guerra possono, prendendosi cura di questi uomini resi schiavi. Lupo muore nel 479 e gli succede san Cameliano, che nomina Aventino economo. Questi però decide di ritirarsi a vita eremitica. Sebbene non sia incline alle cariche di comando, dopo poco tempo viene eletto superiore della comunità dove è stato accolto. La sua fama, però, va nuovamente diffondendosi tra la gente che spesso lo visita. Decide così di ritirarsi in un luogo solitario lungo la Senna, a sette miglia da Troyes. È il vescovo Cameliano a conferirgli gli ordini sacri. Vive l'ultimo periodo della vita celebrando la Messa nei pressi della sua capanna, per gli abitanti del posto. Muore nel 538. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Troyes nella Gallia lugdunense, ora in Francia, sant’Aventino, che si ritiene sia stato al servizio del vescovo san Lupo.
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Nel cuore dell’antica Gallia (l’odierna Francia), nella seconda metà del V secolo, nacque sant'Aventino, probabilmente a Bourges. Dai pochi documenti a noi pervenuti sappiamo che i genitori appartenevano a un ceto sociale medio ed erano molto religiosi. Secondo la tradizione il cristianesimo in quelle terre si diffuse già nel III secolo. I sani principi morali e cristiani dei genitori costituiranno la base della sua santità: fin da giovane era additato come modello. Divenuto adolescente cominciò ad interrogarsi sullo scopo della sua vita. Volle far visita al personaggio religioso più noto di quella regione, il vescovo S. Lupo di Troyes che nell'anno 451 aveva salvato la città dall’invasione di Attila offrendosi come ostaggio. L’anziano prelato non tardò a scorgere nel giovane sincere virtù cristiane, da far fruttare a gloria del Signore e della Chiesa e lo tenne con sé come collaboratore. Fu l'incontro felice di due veri uomini di Dio. Aventino si distinse per l'umiltà e lo zelo con cui eseguiva il lavoro; costante nelle pratiche di pietà, andava crescendo interiormente. Aveva come esempio un santo che di continuo rivolgeva a lui le sue attenzioni. La virtù che in lui rifulse maggiormente fu la carità verso il prossimo. A quei tempi era diffusa la schiavitù dei prigionieri stranieri di guerra: Lupo e Aventino non rimasero indifferenti davanti ai figli di Dio che venivano trattati come bestie. Ne riscattarono più che poterono, raccogliendo a tale scopo le elemosine. Resa loro la libertà si preoccupavano della loro salute spirituale, facendoli sovente avvicinare ai sacramenti. S. Lupo morì nel 479 e gli successe S. Cameliano, il quale, conoscendo bene le virtù di Aventino, lo fece economo, con ampia facoltà di gestire le elemosine. Dio solo sa quanto diffusa fosse la miseria e le attenzioni di Aventino per i poveri non si limitarono mai ai soccorsi materiali. Destava stupore come le finanze del vescovo potessero far fronte a tante spese, vi era del prodigioso. La fama di Aventino andò diffondendosi, anche con attestati di pubblica riconoscenza, ma egli, tenendo fede alla propria umiltà, col vivo rammarico del vescovo, decise di ritirarsi. Venne accolto in un romitorio con la volontà di santificarsi vivendo in solitudine. Sebbene non fosse incline alle cariche di comando, dopo poco tempo fu eletto superiore della comunità. Prezioso era il suo esempio e il ritiro divenne una scuola di perfezione. Quel luogo fu chiamato in seguito Isola di S. Aventino. Pur vivendo ritirato dal mondo non poté fare a meno di pensare alla redenzione degli schiavi. Tra gli altri gli giunse notizia di un certo Fidolo, dalle rare virtù, forse già chierico, originario dell’Alvernia, che aveva persa la sua libertà per mano di Teodorico I, Re dell’Austrasia. Era circa l’anno 530. Lo riscattò per dodici monete d’oro. Somma fu la felicità di Fidolo e sembrò quasi naturale la sua decisione di unirsi alla santa comunità. La fama di Aventino intanto andava nuovamente diffondendosi tra la gente che spesso lo visitava. La tranquillità dei confratelli era compromessa e Aventino decise di allontanarsi. Sarà proprio Fidolo a subentrare nella carica di superiore (morì con fama di santo il 16 maggio del 540). Aventino si ritirò in un luogo solitario lungo la Senna, lontano circa sette miglia da Troyes. Aveva portato con sé solo del pane, dei legumi, una zappa e qualche semente. Non voleva essere di peso a nessuno. Finalmente aveva raggiunto la tranquillità desiderata, dividendo il suo tempo tra preghiera, lavoro e penitenze. Dormiva poco, indossava una povera e rude veste, si cibava solo tre giorni alla settimana. Passò qualche anno ma anche qui non sfuggì all’ammirazione del popolo mentre non si era dimenticato di lui neppure il vescovo S. Cameliano. Questi, che ben sapeva anche della sua conoscenza dei Salmi e della Sacra Scrittura, gli conferì gli ordini sacri. La maturità degli anni veniva coronata dal sacerdozio. Visse serenamente l'ultimo periodo della vita celebrando la Messa nei pressi della sua capanna, a vantaggio degli abitanti del posto. Esigente con se stesso guardava alle necessità del prossimo con il suo grande cuore, operando anche la guarigione di alcuni malati. La sua carità divenne leggendaria e si racconta che anche un orso, una notte, bussò alla sua porta. Coricatosi a terra gli porse una zampa in cui era conficcata una spina. L’eremita lo curò fasciandogli la ferita. Si addormentò nella pace del Signore il 4 febbraio dell'anno 538. Acclamato santo e patrono di quei luoghi, qualche anno dopo il vescovo Vincenzo fece costruire una chiesa ove ripose le preziose reliquie e in cui volle poi essere sepolto. Furono erette in suo onore cappelle e chiese, pure fuori dalla Francia. Da tempo immemorabile è particolarmente invocato contro i mali di capo e per le malattie nervose. Oggi nei pressi di Troyes una cittadina ha il suo nome (Saint Aventin sous Verrières) e Creney lo venera Patrono. Sant’Aventino, eremita e sacerdote, non è da confondere con l’omonimo santo vescovo di Chartres, morto nel 520, venerato anch’esso il 4 febbraio.
PREGHIERA
Fra le molte grazie che il Signore concede a intercessione vostra, glorioso sant’Aventino, frequenti sono le guarigioni dai mali di capo e da altri morbi nervosi, di cui da tempo immemorabile siete singolare protettore. Con tutta umiltà e fiducia io ricorro al vostro patrocinio e vi prego d’ottenermi dal Supremo Dator d’ogni bene la salute di mente e di corpo affinché possa con maggior fervore servire Dio e attendere ai doveri del mio stato. Vi domando non solo la liberazione dai mali di capo ma anche la grazia di vivere emulatore studioso dei vostri esempi affinché possa un dì pervenire all’eterna felicità, ove la fede mi guida, la speranza m’invita e regna eternamente la carità. Amen .
Autore: Daniele Bolognini
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