Belet (Francia), 25 novembre 1593 – Mercués (Francia), 31 dicembre 1659
Il beato francese Alano di Solminihac, canonico regolare di Sant’Agostino e vescovo di Cahors, tentò in ogni modo di cambiare i costumi del popolo con le visite pastorali e con ammirevole costanza si sforzò di rinnovare la Chiesa a lui affidata. Giovanni Paolo II lo beatificò il 4 ottobre 1981.
Etimologia: Alano = dal latino Alanus, dal nome della popolazione degli alani
Martirologio Romano: Nella rocca di Mercuès presso Cahors nella Francia meridionale, transito del beato Alano di Solminihac, vescovo di Cahors, che con le sue visite pastorali cercò di promuovere la correzione dei costumi del popolo e di rinnovare in ogni modo con vero zelo apostolico la Chiesa a lui affidata.
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Il 25 novembre 1593 da una nobile famiglia rurale della Francia meridionale nacque Alano di Solminihac, figlio di Giovanni e Margherita. La famiglia risiedeva a quel tempo presso il castello di Belet, nel circondario di Périgueux. In tale focolare, ove bruciava una profonda fede cristiana, Alano trascorse la sua giovinezza. Ad un certo punto della sua vita iniziò ad ipotizzare la sua consacrazione a Dio, da coniugare però con gli alti sentimenti cavallereschi che lo caratterizzavano, e meditando perciò di entrare a far parte dei Cavalieri di Malta. Ben presto comprese però che questa non sarebbe stata la sua vita.Suo zio Arnaldo di Solminihac, Canonico Regolare di Sant'Agostino, era abate del monastero di Chancelade. Fondato come casa autonoma nel 1128, esso aveva conosciuto un periodo di notevole fioritura. Più tardi però decadde e nel 1575, durante una delle varie guerre di religione, chiesa e monastero vennero distrutti dagli Ugonotti. Ai pochi religiosi superstiti non restò che ritirarsi nelle parrocchie dipendenti dall'abbazia. L'anziano zio Arnaldo pensò inoltre di ottenere un decreto regio atto a trasferire l'ufficio e la dignità abbaziali al nipote appena ventenne, che accettò con umiltà. Fece dunque il suo ingresso nella decadente abbazia, che ospitava ormai appena tre canonici, il canto dell'Ufficio era cessato da tempo e la vita comune era stata di fatto disciolta. Dopo un anno di noviziato il 28 luglio 1616 Alano emise la professione religiosa. Divenuto un autentico canonico regolare, era solito dire ai suoi figli spirituali: “Nulla è difficile per colui che ama la sua vocazione”. Alano studiò filosofia e teologia in particolare a Parigi, ove ebbe occasione di conoscere San Vincenzo de' Pauli ed altri grandi religiosi francesi del suo tempo. Determinanti per la sua vita si rivelarono i colloqui intercorsi con San Francesco di Sales, dai quali derivò una nuova chiamata, consistente nella vocazione alla santità. Da allora egli cominciò a tendere con energia e fedeltà a questo nuovo grande obbiettivo.Alano ricevette l'ordinazione presbiterale il 22 settembre 1618 e dopo altri quattro anni ricevette la benedizione abbaziale, possedendo ormai ogni requisito necessario per affrontare la grande impresa di una vita dedicata al suo ordine. Con tenacia si cimentò nella ricostruzione della chiesa e del monastero. La prima comunità sottoposta alla sua autorità era formata da tre novizi ed un sacerdote religioso. Riprese la vita comune e nella chiesa abbaziale riprese il canto dell'Ufficio corale. Nel 1623 l'abate Alano pubblicò le Costituzioni, prescriventi un ritorno alla vita regolare austera: a mezzanotte il mattutino, un'ora quotidiana di meditazione ed il giuramento di non cercare né accettare benefici ecclesiastici in virtù del voto di povertà. Rivolse inoltre particolare attenzione alla formazione dei giovani religiosi, fungendo talvolta egli stesso da maestro dei novizi. Nel giro di soli cinque anni a Chancelade si riprese a vivere autenticamente la vita religiosa e proprio di qui partì la spinta per la riforma di altre case dell'Ordine e per novelle fondazioni. Alano ricevette la nomina a “visitatore” non solo di monasteri appartenenti al suo ordine, ma anche di altri istituti religiosi. Il fuoco da lui acceso a Chancelade fece dell'abbazia il centro di una congregazione nell'ambito dei Canonici Regolari. L'eredità spirituale del grande abate si conservò anche dopo la sua morte e solo la rivoluzione francese riuscì fatalmente a distruggere il tutto.Alano si oppose fermamente al progetto di fusione con la cosiddetta “Congregazione di Francia”, dalle osservanze più miti, ed in tal senso ottenne in parte anche l'appoggio della Santa Sede.Nel frattempo l'attività e la fama del grande abate erano ormai ben note anche alla corte parigina. Ripetutamente gli venne offerto il governo di una diocesi, ma egli declinò sempre l'invito, preferendo dedicarsi al completamento della riforma della sua Congregazione ed a collaborare per il rinnovamento dell'intero ordine canonicale. Nel 1636 fu infine nominato vescovo di Cahors, tra Périgueux e Tolosa, e questa volta non poté sottrarsi all'impegno e dovette suo malgrado accettare. Il cardinale Richelieu prese provvidenzialmente Chancelade sotto la sua personale protezione, garantendone la stabilità della riforma, ed Alano si riservò di poter continuare a svolgere le funzioni di abate sino a quando avesse ritenuto necessario.Il vescovo neoeletto dedicò parecchio tempo alla preparazione per l'alto ministero pastorale affidatogli. Restò comunque religioso e continuò a vestire l'abito bianco dei Canonici Regolari, irrigidendo invece lo stile di vita austero e mortificato. Studiò diligentemente i decreti del Concilio di Trento relativi alle incombenze dei vescovi e si prefissò di seguire il metodo pastorale di San Carlo Borromeo. Decidette di governare la sua diocesi da santo ed a tal scopo compose per sé un regolamento di vita assai dettagliato. Come Sant'Agostino, anch'egli volle “avere con sé, nell'episcopio, un monastero di chierici”, richiedendo perciò da Chancelade otto Canonici Regolari che riunì in comunità dotata di un ordinamento claustrale.La diocesi di Cahors, a quel tempo molto più estesa, si trovava purtroppo in condizioni miserevoli, in quanto lunghe guerre di religione avevano contribuito all'aggravarsi della decadenza spirituale e morale dei fedeli. Molti sacerdoti non erano realmente spinti da ideali cristiani e le eresie pullulavano. Alano delineò dunque urgentemente un preciso programma di riforma, conforme allo spirito del concilio tridentino, organizzando sinodi diocesani e vigilando accuratamente sull'osservanza degli statuti emanati, volti a migliorare lo stile di vita del clero e ad estirpare le superstizioni. Insistette inoltre sull'assistenza dei poveri e dei malati. Fu instancabile nelle visite pastorali, nonostante malattie, difficoltà di comunicazioni e tumulti politici, e visitò per ben nove volte le circa ottocento parrocchie della diocesi. Fondò il primo seminario diocesano, la cui direzione affidò ai Preti della Missione. Organizzò spesso missioni popolari, ricorrendo all'aiuto dei Canonici Regolari e di altri religiosi.Si dimostrò sempre fedele e profondo devoto della Sede Apostolica romana, vigilando attentamente sulla purezza della dottrina cattolica e dando il suo personale contributo per la condanna del Giansenismo e del Lassismo.La carità non conobbe in lui limiti o barriere: si dedicò infatti agli appestati, agli altri malati ed agli orfani, promuovendo l'erezione di ospedali ed asili adeguati. I suoi contemporanei poterono contemplare in lui la luminosa immagine del buon pastore. Il periodo di tempo trascorso come abate di Chancelade ed il ventennio abbondante di episcopato, svolti tra fatiche e penitenze continue, lo debilitarono grandemente. Nel 1659 dovette interrompere una visita pastorale: il suo fisico non lo reggeva ormai più ed il cumulo di impegni che si era prefissato era vistosamente sproporzionato. Alano di Solminihac morì tra il cordoglio generale il 31 dicembre e venne sepolto nella chiesa del priorato dei Canonici Regolari di Cahors. Solo in seguito le sue reliquie vennero traslate nella cattedrale cittadina. La causa di canonizzazione, introdotta il 6 agosto 1783, portò il 19 giugno 1927 all'attribuzione del titolo di “venerabile” ed 4 ottobre 1981 alla beatificazione da parte del papa Giovanni Paolo II, che lo iscrisse così nel Martyrologium Romanum nell'anniversario della nascita al Cielo.
Autore: Fabio Arduino
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