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San Mevenno Abate
Festa:
21 giugno
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VI secolo
La vita del santo abate Mevenno (Main, Mewan o Méen) è particolarmente legata a un suo celebre discepolo, il sovrano bretone san Giudicaele. Originario del Galles, Mevenno era uno di quei monaci celti che nel VI secolo erano soliti spostarsi nella Cornovaglia e nella Bretagna, i cui viaggi e le cui vite non traspaiono che dalle leggende e dalla toponomastica. Si narra fosse nato a Gwent ed entrò nel monastero di Caldey. Seguì poi l'abate, san Sansone di Dol, nei suoi viaggi missionari nelle terre suddette. Mevenno ottenne un terreno presso Gael, nella foresta di Brocéliande, ove eresse un grande centro missionario. In seguito si fece promotore della fondazione della futura grande abbazia di Saint-Méen. In Cornovaglia, non distanti l'una dall'altra, sorgono due parrocchie rispettivamente dedicate a san Mewan e a san Austell suo discepolo, mentre in Bretagna ed in Normandia non pochi luoghi derivano il loro nome, sotto molteplici forme, proprio da Mavenno. Alla morte del santo, le sue reliquie furono accolte dall'abbazia bretone di Saint-Méen-le-Grand. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Ghé nella Bretagna, in Francia, san Mevenno, abate, che, originario del Galles, si ritirò in una selva nell’interno della Bretagna, dove fondò un monastero.
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In data odierna il Martyrologium Romanum cita il santo abate Mevenno (Main, Mewan o Méen), la cui esistenza terrena è particolarmente legata ad un suo celebre discepolo, il sovrano bretone San Giudicaele. Originario del Galles, Mevenno era uno di quei monaci celti che nel VI secolo erano soliti spostarsi nella Cornovaglia e nella Bretagna, i cui viaggi e le cui vite non traspaiono che dalle leggende e dalla toponomastica. Si narra fosse nato a Gwent ed entrò nel monastero di Caldey. Seguì poi l’abate, San Sansone di Dol, nei suoi viaggi missionari nelle terre suddette. Nella “Vita” di Sansone, redatta un secolo dopo, è infatti citato un anonimo diacono “nel fiore della giovinezza” accompagnatore del santo nel suo peregrinare. Mevenno ottenne un terreno presso Gael, nella foresta di Brocéliande, ove eresse un grande centro missionario. In seguito si fece promotore della fondazione della futura grande abbazia di Saint-Méen. Tra i suoi numerosi discepoli ed amici vi era anche il suo figlioccio Austolo, anch’egli poi venerato quale santo. In Cornovaglia, non distanti l’una dall’altra, sorgono infatti due parrocchie rispettivamente dedicate a S.Mewan e S.Austell, mentre in Bretagna ed in Normandia non pochi luoghi derivano il loro nome, sotto molteplici forme, proprio da Mavenno. Alla morte del santo, le sue reliquie furono accolte proprio dall’abbazia bretone di Saint-Méen-le-Grand. Durante il Medio Evo il santo godette di grande fama ed anche in seguito fu invocato per ottenere la guarigione delle malattie della pelle, particolarmente una forma di dermatosi nota sotto il nome di “male di Saint Méen”. Alle acque che scaturivano dai pozzi o dalle sorgenti a lui intitolati, la cui più famosa è vicino al monastero di Gael, erano attribuite capacità curative ed annualmente convenivano in tali luoghi migliaia di pellegrini. Nell’alta Bretagna col nome di “herbe de Saint Main” è conosciuto un fiore di campo, varietà della scabiosa. Leggendari racconti gallesi narrano che Mevenno in età assai avanzata fece ritorno in patria e vi morì: ne farebbe memoria una croce posta nel cimitero della chiesa di Lantwit Major. Come si può ben notare, ben poche sono le notizie storicamente certe sul santo, nonostante fantasiosi agiografi si siano sbizzarriti, come molti loro contemporanei hanno fatto con altri personaggi, nel comporre stravanti racconti che attribuiscono già in vita al santo eventi prodigiosi.
Autore: Fabio Arduino
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