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San Lorenzo, Madrid, Spagna, 29 maggio 1850 – Aravaca, Madrid, 6/7 dicembre 1936
Suor Aurora Lopez Gonzalez, al secolo Justa, era una religiosa delle Suore Serve di Maria Ministre degli Infermi, fondate da santa Maria Soledad Torres Acosta. Fu un fedele riflesso della spiritualità della Fondatrice e s’impegnò in numerose comunità con vari incarichi. Con lo scoppio della guerra civile spagnola, dovette abbandonare il sacro abito e rifugiarsi con altre tre consorelle in una casa fidata. Venne prelevata da miliziani comunisti e uccisa nella notte fra il 6 e il 7 dicembre 1936. Papa Francesco, con decreto del 3 giugno 2013, ha autorizzato la sua beatificazione, avvenuta il 13 ottobre 2013 a Tarragona.
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Justa Lopez Gonzalez, figlia di José e Eusebia, nacque a San Lorenzo, presso Madrid, il 29 maggio 1850 e ricevette il Battesimo due giorni dopo. Sin dall’infanzia venne educata cristianamente.
Il 20 marzo 1874 entrò come Postulante nell’Istituto delle Suore Serve di Maria Ministre degli Infermi, fondate da suor Maria Soledad Torres Acosta (Canonizzata nel 1970) presso la casa di El Escorial. Iniziò il Noviziato nella Casa Madre, situata a Madrid, e vi compì la propria Vestizione il 14 maggio 1874, mentre la sua Prima Professione avvenne il 24 giugno 1875.
Dopo i voti perpetui, nel 1885, venne nominata Superiora della casa di Arévalo. Nel 1893 tornò a Madrid, poi visse nelle comunità di El Escorial, Salamanca, Alcalá de Henares, Cabeza del Buey, Jaén, Ciudad Real e, per finire, Pozuelo de Alarcón.
Chi la conobbe affermò che era una riproduzione fedele della semplicità, del coraggio e della sobrietà che contraddistingueva la Fondatrice, della quale fu contemporanea. Dal canto suo, dimostrò di amare tantissimo l’Istituto, impegnandosi a fondo negli svariati incarichi, zelante per la salvezza delle anime. Amava condividere il tempo insieme alle consorelle più giovani, incoraggiandole a sperare sempre nel volere di Dio e raccontando, a volte, gustosi aneddoti.
Dotata di un carattere energico, pur nell’età avanzata era instancabile e cercava di essere costantemente utile alla comunità. Ad esempio, quando esercitava l’ufficio di campanara, doveva essere la prima ad alzarsi al mattino, senza curarsi delle condizioni atmosferiche, per svegliare le consorelle, le quali, arrivate in cappella, la trovavano già al suo posto. Appena le capitava di avere un momento libero, andava lì, a dialogare col Signore.
Al sorgere della guerra civile, nel luglio 1936, le suore dovettero disperdersi presso famiglie amiche. Sottoposte a una strettissima sorveglianza, non potevano comunicare tra loro neppure per pregare. Una delle sofferenze più grandi fu quella di abbandonare l’abito: quando fu il turno di suor Aurora, scoppiò in lacrime, ma fu pronta ad accettarlo per il bene della comunità.
La casa che ospitava suor Aurora custodiva altre tre religiose: suor Aurelia Arambarri Fuente, la quale fu anch’ella superiora in molte comunità; suor Daria Andiarena Sagaseta, cinquantasette anni; suor Agostina Peña Rodríguez, trentacinquenne, incaricata di badare a suor Aurelia.
La famiglia ospitante dichiarò che, quando i miliziani vennero a catturarle e le insultarono sospettando che fossero suore in incognito, suor Daria affermò: «In effetti, siamo religiose; potete disporre come volete di noi, ma vi supplico di non far nulla a questa famiglia, perché, al vederci senza casa e autorizzata dal Comitato [organizzazione civile che sostituiva il Municipio] di Pozuelo, ci hanno accolte nella loro casa per carità».
Probabilmente suor Aurora e le altre due morirono nella notte fra il 6 e il 7 dicembre 1936 ad Aravaca, presso Madrid, mentre suor Agostina venne uccisa il giorno prima.
Il 3 giugno 2013 papa Francesco ha firmato il decreto che riconosce l’uccisione in odio alla fede di suor Aurora e delle sue tre compagne, la cui cerimonia di beatificazione si è tenuta il 13 ottobre 2013 a Tarragona.
Autore: Emilia Flocchini
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