Nascita e primi anni
Raffaella De Vincenti nacque ad Acri, piccolo paese in provincia di Cosenza, il 1° maggio 1872 e venne battezzata quattro giorni dopo, nella chiesa di San Nicola di Bari (o San Nicola di Sales) ad Acri. I suoi genitori, Tommaso De Vincenti e Maria Teresa Bartolo, appartenevano alla media borghesia e godevano di una certa agiatezza; oltre a lei, l’ultima nata, avevano avuto sei figli.
L’ambiente familiare in cui visse era quello tradizionale dei paesi calabresi, improntato a una severa educazione dei figli, ma con un forte sentimento religioso unito all’attaccamento ai valori morali. Le ragazze, in particolare, vivevano in casa, non ricevevano un’istruzione completa e avevano pochi contatti con il mondo esterno. Raffaella, comunque, maturò un carattere determinato e amante di quanto era buono e bello.
Il nuovo parroco e la Scuola Catechistica
Il 10 settembre 1887 fu nominato il nuovo parroco della parrocchia di San Nicola di Bari ad Acri, don Francesco Maria Greco, che l’anno successivo divenne arciprete, ottenendo il titolo di monsignore.
Il contatto con gli effettivi bisogni della sua gente gli suggerì di cominciare dall’istruzione religiosa. Organizzò quindi una Scuola Catechistica a partire dalla più tenera età: divise bambini e bambine per fasce di età e per classi, ciascuna delle quali era affidata a ragazze particolarmente motivate. Il nome che aveva dato a quell’associazione di catechiste era “Figlie dei Sacri Cuori”, in quanto sin da diacono aveva mostrato una profonda devozione verso il Cuore di Gesù e verso quello della Vergine Maria.
Raffaella direttrice e consacrata
Il 13 ottobre 1889 ottenne dal suo vescovo, Monsignor Stanislao De Luca, una lettera di approvazione dell’associazione. Tuttavia, dopo pochi mesi dall’apertura, morì la responsabile, sua sorella Maria Teresa. Monsignor Greco pensò dunque di affidare la direzione della scuola a Raffaella, che ne era la vice-responsabile.
A dire il vero, prima che ciò avvenisse, lei si era come distaccata dalla Scuola Catechistica. Così si spiegò in un biglietto: «Voi credete che io mi sia allontanata dalla dottrina. Questa cosa non avverrà mai, di lasciare la vita che rende beata l’anima e felice il corpo! E come abbandonare il cuore di Gesù, su cui ho posto tutte le mie speranze? Avete scelto la più indegna. Giacché avete voluto così, io dipenderò dai saggi consigli. Se mi volete bene, dovete pregare continuamente per me il Sacro Cuore di Gesù a ciò mi conceda quello che desidero».
Il desiderio più profondo della giovane era infatti uno solo: consacrarsi a Dio. Tuttavia la sua famiglia, appena lo venne a sapere, vi si oppose fermamente. Ancora più ferma, però, era la determinazione di Raffaella, che quindi accolse con gioia l’invito dell’arciprete.
Il 21 Novembre del 1894, festa della purificazione della Beata Vergine al Tempio, emise dunque alla presenza di monsignor Greco i voti evangelici di castità, povertà, obbedienza. Con l’abito religioso, Raffaella cambiò il nome in suor Maria Teresa dei Sacri Cuori, proprio in memoria della prima responsabile dell’associazione.
Altre giovani seguirono il suo esempio, tanto che non si parlava più di una semplice associazione, ma di un istituto religioso. Da “Figlie dei Sacri Cuori” cambiarono denominazione in “Piccole Operaie dei Sacri Cuori”, anche se monsignor Greco le definiva informalmente “Piccole Manovali”, perché col loro operato contribuivano all’edificazione del Regno di Dio nell’insegnamento della catechesi e nel servizio ai più bisognosi.
La “Casa culla” e la Casa madre
Dopo la vestizione e la professione dei voti, suor Maria Teresa rimase nella casa paterna, dove tra l’altro aveva avuto luogo quella cerimonia. Sostanzialmente, avvenne per due motivi: in primo luogo perché l’istituto non aveva ancora una sede propria, in secondo luogo perché la madre non le consentì di lasciare l’abitazione, pur concedendole di dirigere ugualmente le attività catechistiche e caritative sorte in parrocchia.
Nel 1898, dopo la morte della madre e il matrimonio dell’ultimo fratello, poté lasciare l’abitazione per stabilirsi, insieme alle prime compagne di cui era la superiora, in una casa che il padre le aveva donato: quella fu la “Casa culla” delle Piccole Operaie dei Sacri Cuori. La Casa madre, invece, fu individuata nel convento dei Frati Minimi che sorgeva dall’altra parte di Acri, dopo i necessari interventi di restauro.
L’istituto si espande
Intanto le suore crescevano di numero: madre Maria Teresa, affiancando monsignor Greco, si occupò della loro formazione, mandandone due a compiere il tirocinio nel noviziato di Acireale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, mentre altre andarono a Napoli e a Roma. Nel maggio 1906, la confondatrice ebbe un’udienza dal Papa, san Pio X, che l’incoraggiò nella vocazione e nell'impegno apostolico.
Ad Acri, intanto, sorgevano man mano varie attività: il noviziato, una scuola d’infanzia, un collegio per alunne che frequentavano le scuole cittadine. Su tutte spicca l’ospedale “Charitas”, il primo del paese, attivo fino agli anni ’60 del secolo scorso.
La prima casa filiale fuori Acri fu, nel 1911, il Ricovero Umberto I a Cosenza, un ospizio provinciale per anziani, infermi e poveri, uomini e donne. Un significativo e originale campo di apostolato si aprì il 26 ottobre del 1917, quando le suore furono inviate a San Demetrio Corone, uno dei paesi italo-albanesi dove si segue il rito greco-bizantino. Per l’occasione, monsignor Greco fece compilare un catechismo liturgico del rito bizantino ad uso dell’Istituto delle Piccole Operaie. Quanto alle filiali fuori regione, la prima fu a Napoli nel 1929.
La spiritualità e la morte
Nonostante la sua malferma salute, madre Maria Teresa fu sempre in prima linea sia nella Casa madre di Acri sia nelle nuove fondazioni. Impegnata nel paziente e quotidiano lavoro di vigilanza, di mortificazione e di orazione, spese la sua vita soprattutto per la cura degli infermi e degli anziani, per l'assistenza ai bambini bisognosi e alle ragazze abbandonate, per l'impegno del catechismo parrocchiale, per la cura e lo sviluppo dell'istituto.
Morì ad Acri il 23 novembre 1936; monsignor Greco l’aveva preceduta il 13 gennaio 1931.
La causa di beatificazione
Dato che la sua buona fama non sembrava venir meno col passare del tempo, fu avviato il suo processo di beatificazione, esattamente com’era accaduto per il fondatore (beatificato poi nel 2016). La fase informativa diocesana si svolse nell’attuale diocesi di Cosenza-Bisignano e fu integrata da un’inchiesta suppletiva, durata dal 23 novembre 2006 al 13 ottobre 2007. Venticinque anni prima, il 13 novembre 1981, era stato invece promulgato il decreto sugli scritti. Entrambe le inchieste sono state convalidate il 14 maggio 2009.
Il 20 gennaio 2022, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui madre Maria Teresa dei Sacri Cuori veniva dichiarata Venerabile.
I suoi resti mortali, insieme a quelli di monsignor Greco, sono stati traslati nella chiesa di San Francesco di Paola ad Atri, annessa alla Casa madre, il 22 maggio 1961. Due giorni dopo, in seguito alla regolare ricognizione canonica, entrambi i corpi sono stati tumulati in due loculi nel presbiterio della chiesa, sulla destra dell’altare.
Le Piccole Operaie dei Sacri Cuori oggi
A poco meno di dieci anni dalla morte del fondatore e a sette da quella della confondatrice, le Piccole Operaie dei Sacri Cuori sbarcarono negli Stati Uniti d’America, prima tappa di un’espansione all’estero che oggi conta case anche in Albania e in Argentina. Nel 1954 la Casa generalizia, con il noviziato annesso e lo iuniorato, venne trasferita da Acri a Roma.
L’istituto aveva avuto l’approvazione diocesana il 17 febbraio 1902. Il 22 dicembre 1931 ricevette la prima approvazione “ad experimentum”, confermata con l’approvazione pontificia il 7 luglio 1940. Le sue caratteristiche specifiche sono la speciale consacrazione ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria, l’evangelizzazione specialmente in forma di catechesi e il servizio di carità come fonte di un’autentica promozione umana.
Nel 1993 è stata ripresa l’ammissione di aggregati laici, esattamente come le prime catechiste che furono il nucleo delle suore. Ad essi sono accomunati, nello stesso intento delle religiose, i Giovani Piccoli Operai (in sigla GiPO).
Autore: Emilia Flocchini
Note:
Per approfondire: www.suorepiccoleoperaiedeisacricuori.it
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