Grazia, esperienza, cultura e missione. Questi gli insegnamenti che padre Angelo Benolli ha lasciato alla comunità "Italia Solidale - Mondo Solidale", onlus da lui fondata che oggi conta oltre 2 milioni di persone in tutti i continenti e migliaia di volontari in Italia. Dopo una lunga malattia, il missionario, sacerdote, scienziato e antropologo si è spento presso la sua città natale, Nago, in Trentino. Elaborando il “Carisma di sviluppo di vita e missione”, una nuova e completa antropologia dove si uniscono scienza, fede e vita, Benolli ha fondato nella seconda decade degli anni 2000, “Italia Solidale - Mondo Solidale”. L’onlus, nel corso della sua attività, ha offerto sostegno a 2 milioni e 500 mila persone attraverso le 144 missioni in Italia, Africa, India e Sud America. Un'opera grande che ricorda oggi Davide De Maria, volontario e missionario di “Italia Solidale - Mondo Solidale”: “Vengono create queste comunità eucaristiche e missionarie che possano aiutare ogni persona dal profondo perché ognuno reca in sé una parte missionaria”.
Un’eredità vivente e missionaria
Il carisma, la scoperta della grazia di Dio e il sostegno per l’altro, sono stati elementi fondamentali della vita di padre Benolli, il cui è rappresentato proprio dalle migliaia di bambini, famiglie e comunità in Africa, India e Sud America, da lui supportate nel “ritrovare la dignità, la libertà e l'indipendenza”. "La sua eredità sta in questi 3 milioni e più di persone che oggi sono missionarie a favore di tantissimi altri bambini, famiglie e comunità nel mondo, quindi Benolli ha lasciato un'eredità vivente e missionaria. Dopo la scomparsa del fondatore, la onlus continuerà il suo lavoro in “continuità con le novità dello Spirito Santo che verranno proposte”, dichiara De Maria.
Una storia dal Kenya
L’ente fondato da padre Benolli conta di 110 volontari italiani, responsabili di 12 zone con 600 famiglie nel Sud del mondo e di 20 territori con 600 famiglie in Italia. Ad essi sono collegati migliaia di altri volontari laici nei cinque continenti con cui condividono la missione. Il tutto grazie all'intuizione di un uomo innamorato di Dio. Tra le numerose missioni, De Maria afferma che, grazie alle comunità missionarie eucaristiche create da “Italia Solidale – Mondo Solidale”, ha avuto la possibilità di visitare l’Uganda, il Ruanda e il Kenya. Il missionario e volontario della onlus ricorda il caso di questa donna abusata e maltrattata, residente in una baraccopoli a Nairobi. Madre di tre figli, la donna viveva in condizioni critiche. Grazie agli insegnamenti di padre Angelo e della comunità, poi, la donna è riuscita a riscoprire la propria dignità personale, creando anche “un allevamento di polli che le ha permesso di essere sussistente e di prendersi cura dei suoi bambini”, dichiara ancora Davide De Maria. I figli della donna - uno di loro è stato anche adottato a distanza - oggi non sono più a rischio e la loro vita ed il loro futuro sono tutelati, “non solo perché posseggono cibo, medicine e vanno a scuola, ma perché hanno finalmente una madre dignitosa che li ama li rispetta e li aiuta a crescere”
Una nuova forma di evangelizzazione
“Sul territorio nazionale esistono tante persone, donne, uomini e bambini, che non vivono la libertà e l’indipendenza”, commenta il missionario, “in tutte le regioni vengono create queste comunità eucaristiche e missionarie che possano aiutare dal profondo perché ogni persona reca in sé una parte missionaria”. Per i missionari di "Italia Solidale – Mondo Solidale”, svolgere quotidianamente un lavoro a sostegno di quanti sono in difficoltà, “non vuol dire fare qualcosa o svolgere un'attività, ma significa amare. “Perché quando uno ritrova la dignità, ama e quando ama riesce a sollevare sè stesso, tutte le persone intorno e coloro che sono lontani”. Vivere questo amore diventa una nuova forma di evangelizzazione che “nel nostro tempo è davvero necessaria”. “Prego affinchè tutti possano diffondere questa missionarietà profonda, eucaristica ed universale”, conclude, visto che “siamo creati solo per questo, per amare e per essere amati”.
Autore: Layla Perroni
Fonte:
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www.vaticannews.va
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