Dernbach, Germania, 26 maggio 1820 - 2 febbraio 1898
Caterina Kasper nacque nel villaggio di Dernbach, in Germania, il 26 maggio 1820. Per aiutare la sua numerosa famiglia, trascorse l’adolescenza in lavori umili come quelli dei campi, oppure spaccando le pietre che servivano per lastricare le strade. Nel 1842 perse il padre e un fratello: insieme alla madre, iniziò a compiere lavori di tessitura e, nel frattempo, aveva dovuto vendere la casa. Intanto continuava ad avere in cuore il desiderio di consacrarsi a Dio, sebbene non volesse entrare in nessuna famiglia religiosa esistente. Ne fondò una lei, appoggiata dai suoi parrocchiani. Cominciò la vita comune con alcune compagne nel 1845: tre anni dopo, il giorno dell’Assunta, aprì la loro casa ai poveri del paese. Al nuovo sodalizio diede il nome di Povere Ancelle di Gesù Cristo, mentre lei, con la vestizione religiosa, aggiunse al proprio quello di Maria. Con la stessa tenacia degli anni giovanili, madre Maria Caterina seguì la formazione delle novizie e l’apertura di nuove case, anche all’estero, per aiutare gli immigrati tedeschi. Un infarto la raggiunse il 27 gennaio 1898: morì il 2 febbraio, all’alba. È stata canonizzata da papa Francesco il 14 ottobre 2018 insieme ad altri sei Beati, tra i quali papa Paolo VI, che l’aveva beatificata il 16 aprile 1978.
Martirologio Romano: A Dernbach nella Renania in Germania, beata Maria Caterina Kasper, vergine, che fondò l’Istituto delle Povere Ancelle di Gesù Cristo per servire il Signore nei poveri.
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Una povera contadina tedesca fondatrice di una grande famiglia religiosa: questo la Provvidenza volle attraverso l’esistenza terrena di madre Maria Caterina Kasper. «Io non lo potevo e non lo volevo, è Dio che l’ha voluto», diceva. Aveva conosciuto personalmente gli affanni e le pene dei poveri e per questo volle caparbiamente dedicare la propria vita ad alleviare le sofferenze del prossimo.
Caterina nacque il 26 maggio 1820 a Dernbach, un villaggio dell’Assia (Germania), in una numerosa famiglia contadina: erano in otto tra fratelli e sorelle. Poté frequentare poco la scuola, amò però molto la lettura, soprattutto della Bibbia e dell’Imitazione di Cristo.
Sentì presto la vocazione religiosa. Scrisse: «Io ero appena una bimbetta quando, senza neanche capirne il significato, sentii che il Signore aveva acceso nel mio cuore un grande desiderio dei voti religiosi tanto che, quando sentivo parlare di conventi o di voti, mi prendeva una inesplicabile emozione e come una smania di conoscere meglio tale modo di vita».
Forte ed estroversa, Caterina passo l’adolescenza lavorando nei campi. Tra i lavori umili che dovette fare ci fu persino quello di spaccare pietre per la costruzione di strade. Proprio durante questo impiego ebbe una chiara visione dello stuolo di suore che avrebbero costituito la sua famiglia religiosa.
Tra i suoi pensieri annotò: «Quando mi recavo sola al lavoro sentivo in me la presenza di Dio. Sentivo la voce dello Spirito Santo che mi parlava, e percepivo la presenza del mio Angelo Custode. Tutto questo mi rendeva felice e cantavo di gioia, lavoravo con più lena e facevo per due».
Era instancabile nel falciare il fieno, nel battere il grano o nel raccogliere la legna nel bosco. Dal cuore generoso, nonostante le grandi ristrettezze familiari, aveva sempre qualche cosa da donare ai più poveri di lei. Il suo buon umore era contagioso. Si recava spesso al santuario mariano di Heilborn, portando con sé alcuni bambini. Il sacerdote del suo paese le permise di accostarsi spesso alla comunione, cosa a quei tempi eccezionale.
Nel 1842 morirono il fratello e il padre. Al grande dolore seguì un aggravamento dei problemi economici: dovettero vendere la casa e la famiglia si disgregò. Caterina e la mamma andarono in affitto in una casa dove, per mantenersi, svolgevano lavori di tessitura.
La giovane sentiva ormai chiara la chiamata a consacrarsi al Signore ma, fin da principio, non volle entrare in una congregazione preesistente. Dopo la morte della madre, più che mai decisa, senza nessun mezzo materiale ma aiutata dai suoi parrocchiani, convinse il vescovo di Limburgo ad aprire una “piccola casa”, in cui radunare alcune novizie: nel 1845, con le prime compagne, istituì l'Associazione di Carità.
Il sindaco le aiutò come pure un amico costruttore e il giorno dell’Assunta del 1848 poté aprire la Casa in cui furono subito accolti i poveri del paese. Confluirono nuove vocazioni e, con l’aiuto dell’autorità ecclesiastica, predispose le prime regole.
Pensando a Maria, l’ancella del Signore, Caterina volle che le suore si chiamassero Povere Ancelle di Gesù Cristo. Esattamente tre anni dopo, sempre il giorno dell’Assunta, fecero la vestizione. Le consacrate erano numerose e la cerimonia fu fatta all’aperto. Caterina prese il nome di Madre Maria. Affermò: «Ora mi sento capace di tutto; non indietreggerò dinanzi a niente».
La congregazione si diffuse rapidamente. Madre Maria accettava le suore senza dote e senza cultura, indispensabile era che fossero umili e avessero una ferma volontà. Diceva: «La più grande disgrazia per noi sarebbe quella di avere nella nostra Casa una suora senza vocazione».
Capace di penetrare i cuori delle aspiranti, mantenne, fino agli ultimi anni di vita, il compito di esaminare le postulanti, dedicando alla loro formazione tutto il tempo che poteva. Diceva loro: «Tutto si deve fare per Dio, con Dio e in modo che Dio agisca attraverso noi. Dovunque siamo, siamo presso Dio».
Insisteva sull’importanza di coniugare la vita interiore e l'apostolato e, lungi dal ricoprire il ruolo della superiora autoritaria, continuò, come una robusta contadina, a falciare il fieno, a sbucciare le patate, a portare il mangime agli animali, a lavare la biancheria. Non disdegnava, se necessario, di fare la questua. Le Povere Ancelle amavano la fondatrice anche perché in ogni occupazione era una di loro.
Madre Maria Caterina visitava di continuo le case, sempre più numerose, per conoscere di persona problemi e difficoltà. Arrivava inaspettata, per non ricevere onori, spostandosi a piedi o nelle classi economiche dei treni. Grazie ad una eccezionale memoria conosceva personalmente tutte le sue suore, sapendo quindi dare buoni consigli a tutte. Dal suo sguardo si vedeva che «il buon Dio era sempre con lei».
Ogni casa era composta generalmente da quattro suore, due infermiere, una per l’asilo e una per gli anziani. Lo sviluppo della congregazione fu prodigioso, Madre Maria Caterina per ben cinque volte consecutive fu eletta superiora generale.
Nel 1854 si aprì la prima scuola, la cui necessità era ormai estrema ma, nonostante tanto bene compiuto, i tempi a venire sarebbero stati difficili a causa delle correnti politiche anticattoliche (il Kulturkampf di Bismarck). Nel 1859 la congregazione varcò i confini tedeschi per giungere in Olanda.
Madre Maria Caterina, senza avere mai il denaro sufficiente, affrontava spese considerevoli per costruire nuove case. Un giorno, un esponente del governo le disse: "Beate voi! Non avete denaro e fate la carità".
Pio IX concesse alle Povere Ancelle di Gesù Cristo il Decreto di Lode il 9 marzo 1860. Nel 1868 raggiunsero gli Stati Uniti: venne loro affidato un orfanotrofio a Chicago, poi l’ospedale di San Giuseppe, il centro da cui la congregazione si sviluppo in terra americana. Le suore vennero richieste a Londra, per aiutare gli immigrati tedeschi, e anche qui furono aperti asili e scuole. La Santa Sede approvò le costituzioni nel 1890: nelle mani della fondatrice avevano professato circa quattrocento suore. Oggi la congregazione è presente anche in India, Brasile e Messico.
Caterina Kasper, colpita da infarto il 27 gennaio 1898, morì il 2 febbraio, all’alba della festa della Presentazione di Gesù al Tempio, assistita dalle sue figlie.
Il corpo, nel 1950, venne traslato nella cappella di casa madre. Una delle suore presenti, Suor Othilde, quasi cieca e da anni sulla sedia a rotelle, si sentì chiamare dalla Madre Fondatrice. Alzatasi in piedi, era perfettamente guarita.
Il miracolo considerato per la beatificazione, però, fu la guarigione di un’altra Povera Ancella di Gesù Cristo, suor Maria Herluka, sanata nel 1945 da una meningite tubercolare. Papa Paolo VI beatificò madre Maria Caterina il 16 aprile 1978, definendola donna «tutta fede e fortezza d’animo».
Come secondo miracolo ottenuto per sua intercessione, utile alla sua canonizzazione, è stato preso in esame il caso di un religioso, fratel Leo. La sera del 24 novembre 2011 era rimasto coinvolto in un incidente stradale. I passanti l’avevano lasciato privo di sensi nell'ospedale governativo di Dhamnod, da cui alcune Povere Ancelle di Gesù Cristo fecero in modo di trasportarlo all’ospedale e e centro di ricerca di Choithram.
I medici riscontrarono un politrauma con lesioni alla testa multiple, sanguinamento interno multiplo, lesioni della colonna vertebrale cervicale e altre lesioni addominali. A quel punto, una delle suore, appartenente alla comunità di Dhani, suggerì d’iniziare una novena alla Beata Maria Caterina.
Il 27 novembre 2011, fratel Leo fu dichiarato clinicamente morto, tanto che il suo superiore cominciò a preparare il necessario per il suo funerale. Verso sera, una delle Povere Ancelle si accostò al corpo di fratel Leo, lo toccò e lo chiamò per nome: notò un movimento e vide che lui aprì gli occhi, chiudendoli subito dopo. L’indomani riaprì definitivamente gli occhi, ma rimase in ospedale sotto osservazione: alla fine fu dimesso il 4 gennaio 2012, senza subire operazioni chirurgiche.
Il 6 marzo 2018, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui il fatto era da considerare miracoloso e ottenuto per intercessione della fondatrice delle Povere Ancelle di Gesù Cristo. La sua canonizzazione è stata celebrata dallo stesso Pontefice il 14 ottobre successivo, insieme ad altri sei Beati, tra i quali c’era anche papa Paolo VI.
Senza alcun mezzo e senza cultura, madre Maria Caterina era riuscita a dar vita a una grande opera di promozione sociale, confermando la profonda verità di San Paolo: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti».
Autore: Daniele Bolognini
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