650 - 700 circa
Principessa inglese del VII secolo, discendeva da una famiglia di santi. Alla morte del padre, rinunciò ai fasti della corte e si ritirò nell'abbazia di Ely, dove fu badessa. Fondò o riorganizzò diversi monasteri femminili, tra cui quello di Weedon, Trentham e Hanbury. Morì a Trentham nel 700 circa e le sue reliquie furono traslate a Chester, dove è venerata come patrona.
Emblema: Bastone pastorale, Oca
Martirologio Romano: A Chester nella Mercia in Inghilterra, santa Verburga, badessa di Ely, fondatrice di vari monasteri.
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La santa principessa Vereburga (o Wereburga) discendeva da una famiglia di santi. Venerate come tali erano infatti sua madre Ermenilda (Ermengilda), sua zia Ercongota, sua nonna materna Sexburga, le sorelle di quest’ultima Eteldreda, Etelburga e Vitburga, nonché la sorellastra Santa Setrida. Eteldreda, Sexburga ed Ermenilda si susseguiro nella carica di badessa di Ely e la tradizione vuole che dopo di esse giunse il turno per Vereburga nel ricoprire il prestigioso incarico.
Nata nel 650 dal re Wulfhere di Mercia e da Santa Ermenilda, nel 675 alla morte del padre Vereburga rinunciò ai fasti della corte e si ritirò nell’abbazia di Ely. Il fratello del defunto, Etelredo, succedutogli al trono, fece tornare la nipote per affidarle un gruppo di case per religiose nelle contee dell’Inghilterra centrale, con lo specifico compito di introdurvi una più rigida osservanza. Tra questi monasteri figuravano quello di Weedon nel Nothamptonshire, già abitazione reale che la santa poi trasformò in monastero, Trentham nel Lincolnshire, ove ella morì, ed Hanbury nello Staffordshire, in cui desiderò essere sepolta. Le reliquei di Vereburga furono poi traslate a Chester, assai probabilmente per salvarle dalla profanazione durante le invasioni danesi. Qui il suo sacrario, posto nella cattedrale cittadina, divenne frequentatissima meta di pellegrinaggi.
Santa Vereburga deve gran parte della sua popolarità ad una romanzesca leggenda, secondo la quale la bella principessa respinse le avances di non pochi corteggiatori onde salvaguardare la sua consacrazione al Signore. A Werbod, suo principale ammiratore, il sovrano concesse la figlia in sposa, purché egli riuscisse ad ottenere il libero consenso da parte di Vereburga. Il pretendente era però pagano e quindi già la regina Ermenilda ed i suoi figli si opposero all’eventualità di questa unione, suscitando però in tal modo la sua ira. I principi erano stati educati da San Chad, vescovo di Lichfield, che viveva in una foresta e dava perciò loro la possibilità di mascherare le visite rivoltegli con delle spedizioni di caccia. Werbod denunciò questo fatto al re e questi non esitò a farli uccidere. Anche Werbod, però, ben presto andò incontro ad una miserabile morte ed il sovrano, roso dal rimorso, mutò in positivo i suoi rapporti con la sua santa consorte e con San Chad. Questi eventi incoraggiarono Vereburga nel suo proposito e chiese allora il permesso al padre di poter entrare ad Ely.
Un’altra antica leggenda spiega il perchè l’oca sia divenuto l’emblema principale di questa santa: un gruppo di oche selvatiche devasto i raccolti di Weedon e Vereburga le fece catturare, ma dopo che nottetempo un servo ne uccise una e la cucinò, la santa la riportò in vita. Lo stormo di animali poi fuggì, senza più tornare a rovinare i raccolti. Le reliquie di Santa Vereburga vennero nuovamente traslate nella cattedrale di Chester nel 1095, cioè pressapoco quando Goscelino scrisse la sua Vita, ove questa leggenda è raffigurata su una mensola d’appoggio di un sedile del coro: al centro vi è la santa con un bastone pastorale in mano, mentre un servo le porge un’oca; sulla destra un uomo confessa di aver rubato l’animale, mentre a sinistra si scorgono le altre oche rinchiuse. Questa storiella in realtà era già stata utilizzata dallo stesso autore nella Vita di Santa Amalberga.
Santa Vereburga è festeggiata dal Martyrologium Romanum al 3 febbraioi, presumibilmente data della morte, mentre il 21 giugno ricorre l’anniversario della traslazione delle reliquie nella cattedrale di Chester, della quale è protettrice. Attrazione per numerosi pellegrini, il suo sacraio fu però distrutto sotto il regno di Edoardi VIII d’Inghilterra, nel contesto della Riforma Protestante e della nascita della Chiesa Anglicana.
Autore: Fabio Arduino
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