Avellino, V-VI sec.
Fu un pastore vigile ed operoso che restaurò la sede vescovile dopo la morte del suo predecessore. In un periodo di invasioni e di incertezze, Sabino attese alla cura delle anime, sostenne i cittadini e protesse i cristiani, divenendo un modello di virtù e di carità. Il suo diacono, Romolo, lo accompagnò fino alla morte e fu sepolto accanto a lui nello ‘Specus martyrum’, dove ancora oggi si venerano le loro reliquie. I due santi sono patroni di Atripalda e Avellino, e sono venerati dai fedeli come esempio di fede e di carità.
Patronato: Atripalda
Etimologia: Sabino = nativo della Sabina
Emblema: Bastone pastorale
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Per la verità s. Sabino fu vescovo di ‘Abellinum’ antica città romana che si trovava molto vicino al castello dell’attuale Atripalda e che nella storia irpina divenne poi Avellino.
Visse e fu vescovo tra il V e il VI secolo, ebbe come diacono e amministratore il giovane Romolo, il quale essendogli molto legato, lo assisté quando morì il 9 febbraio di un anno imprecisato, ma senz’altro dell’inizio del VI secolo.
Sabino fu sepolto nello ‘Specus martyrum’, uno dei più insigni monumenti di archeologia cristiana dell’Irpinia, esistente ad ‘Abellinum’ e ora ipogeo della chiesa di S. Ipolisto ad Atripalda.
Romolo fra i suoi incarichi di diacono, aveva anche quello di attento custode dello ‘Specus’, dove erano conservate reliquie di martiri cristiani, sepolto lì s. Sabino, Romolo raccolse in un’ampolla un liquido detto ‘manna’ che prodigiosamente stillava dalla tomba del suo venerato vescovo; questo liquido operava guarigioni e rendeva fertile la campagna irpina.
Dopo poco tempo anche Romolo morì, si dice per il dolore della perdita della sua guida spirituale e venne sepolto in una tomba a fianco a quella di s. Sabino. Le due lapidi poste sui sepolcri, sono giudicate unanimemente del VI secolo, su quella del vescovo, l’iscrizione mette in risalto la figura del pastore, vigile ed operoso, che restaurò la sede vescovile di Abellinum, che era dovuta rimanere per alcuni anni vacante, dopo la morte del vescovo Timoteo suo predecessore.
Così in quel periodo d’inizio del secolo VI, mentre gli Ostrogoti invadevano tutta l’Italia, Sabino attendeva alla cura delle anime, divenendo aiuto e sostegno dei cittadini, amministrando integerrimo la giustizia e sollevando con la carità i cristiani, verso la visione del Regno di Dio.
La seconda iscrizione, sulla tomba di s. Romolo, dice che il giovane diacono del vescovo Sabino, era morto dopo di lui, ma era stato associato a lui in quella terra benedetta dello ‘Specus’.
Al tempo del principe Marino Caracciolo I (1576-91) duca di Atripalda, in occasione di lavori per ampliare la chiesa di S. Ipolisto, il corpo di s. Sabino fu collocato presso l’altare maggiore, ma il 16 settembre 1612, il vescovo di Avellino, Muzio Cinquini, dietro le insistenze del clero e dei magistrati del popolo, operò una solenne ricognizione delle reliquie e le fece riporre nell’antico ‘Specus’.
I due santi Sabino e Romolo, vescovo e diacono, sono accomunati nella venerazione dei fedeli, specie di Atripalda ed Avellino, solitamente vengono festeggiati in due date, il 9 febbraio giorno della morte di s. Sabino e il 16 settembre ricorrenza della solenne traslazione del 1612.
È il patrono principale di Atripalda, affiancato da s. Romolo e da s. Ipolisto martire.
Autore: Antonio Borrelli
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