590 circa - 651
Illustre uomo di Chiesa e letterato visigoto del VII secolo, discendeva da una nobile famiglia ispano-romana con sangue germanico. Dopo aver completato la sua formazione ecclesiastica a Siviglia sotto la guida di Sant'Isidoro, divenne vescovo di Saragozza nel 631, dimostrando eccezionali doti di governo in un periodo turbolento. Figura di riferimento per la Chiesa spagnola, partecipò a vari concili di Toledo e scrisse opere agiografiche e teologiche, tra cui la Vita di Sant'Emiliano e le Etymologiae completate su richiesta di Sant'Isidoro. La sua eredità letteraria, comprendente lettere e altri scritti minori, lo consacra come il miglior scrittore spagnolo del tempo dopo Sant'Isidoro.
Martirologio Romano: A Saragozza in Spagna, san Braulio, vescovo, che diede aiuto a sant’Isidoro, di cui fu grande amico, nel rinnovare la disciplina ecclesiastica in tutta la Spagna e ne fu degno successore per eloquenza e dottrina.
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Secondo le fonti, Braulio appartenne a stirpe illustre, probabilmente di origine ispano-romana, mescolata a sangue germanico. Suo padre, Gregorio, fu vescovo quasi certamente di Osma e il fratello maggiore, Giovanni, dopo essere stato superiore del celebre monastero dei XVIII Martiri, chiamato pure di Sant' Engrazia, nel 619 divenne vescovo di Saragozza. L'altro fratello, Frunimiano, fu abate del monastero fondato da sant'Emiliano alla Rioja; anche la sorella Pomponia raggiunse la dignità di badessa, sebbene non si sappia di quale monastero, mentre l'altra sorella, Basilia, andò sposa a un uomo di buona condizione che abitava non lontano da Saragozza.
Nel 610, a venti anni circa, Braulio entrò nell'abbazia di Sant'Engrazia, dove compì gli studi primari e dove fu iniziato dal fratello Giovanni alla vita ascetica. Dieci anni più tardi si recò a Siviglia per perfezionarsi nella più importante scuola di Spagna di quel tempo, diretta da sant'Isidoro, alla quale accorrevano giovani chierici, monaci e nobili da ogni parte. Più che discepolo, però, egli fu amico del santo Dottore, da cui, nel 624, fu aggregato al clero della città. Dalla loro corrispondenza apprendiamo che la grande opera di Isidoro, le Etymologiae, fu composta per sollecitazione di Braulio, il quale, insieme con la minuta, ebbe poi dallo stanco maestro l'incarico di completarla, ordinarla e pubblicarla, cosa che, sembra, si verificò nel 637.
Rientrò verso il 625 a Saragozza e quando, nel 631, morì il vescovo Giovanni, che lo aveva nominato arcidiacono e gli aveva affidato l'amministrazione degli affari ecclesiastici, egli ne prese il posto. Il momento difficile, segnato da guerre, pestilenze, carestie e altri flagelli, mise in risalto le sue doti eccezionali di uomo di governo, mostrandolo degno di sostituire Isidoro (636) nella guida della Chiesa spagnola. A Braulio, infatti, cominciarono a rivolgersi in numero sempre maggiore preti, abati, vescovi e principi, chiedendogli consiglio e aiuto. Prese parte al quarto (633), quinto (636) e sesto (638) concilio di Toledo: mentre quest'ultimo si stava svolgendo, giunse una lettera di Onorio I, il quale disapprovava l'indulgenza usata dai vescovi verso quegli ebrei che, dopo essersi convertiti alla religione cristiana, tornavano al giudaismo. Il rilievo, almeno in quelle circostanze, non appariva fondato, e Braulio, ricevuto dai padri l'incarico di rispondere, lo fece con tanto tatto da riuscire, da un lato, a giustificare la condotta dei suoi confratelli e, dall'altro, a glorificare il successore di Pietro.
Verso il 650 era quasi cieco e logorato completamente dalle fatiche e dalle penitenze: morì, infatti, l'anno dopo. Il suo culto è stato approvato dalla Chiesa.
Di Braulio, che fu il migliore scrittore spagnolo del tempo dopo sant'Isidoro, rimangono ventiquattro Lettere, scoperte nel sec. XVIII in un codice di León. Sull'autenticità di alcune di esse esprime dubbi M. Alamo. Inoltre, sono giunte a noi anche la Vita di sant'Emiliano, anacoreta spagnolo del sec.; la Vita dei ss. Vincenzo, Sabina e Cristeta; la Passione dei martiri di Saragozza, di dubbia autenticità, e altri scritti minori.
Autore: Pietro Burchi
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