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San Luigi Scrosoppi Sacerdote oratoriano, fondatore

Festa: 3 aprile

Udine, 4 agosto 1804 - 3 aprile 1884

Il miracolo che ha portato sugli altari il sacerdote friulano Luigi Scrosoppi è stato la guarigione da una malattia che ai suoi tempi nemmeno si immaginava: l'Aids. Il beneficiato, nel 1996, è un ragazzo sudafricano. Scrosoppi è divenuto così patrono dei malati di Aids. Nato a Udine nel 1804, terzo di tre fratelli, Luigi fu il terzo sacerdote della famiglia. Carlo, il primo, nato dal primo matrimonio della mamma Antonia Lazzarini con Francesco Filaferro morto esule a Klagenfurt, diventa sacerdote filippino. Giovanni Battista, nato dal matrimonio con Domenico Scrosoppi, diventa sacerdote diocesano. Luigi segue le orme dei fratelli, entra in seminario e viene consacrato nel duomo di Udine il 31 marzo 1827. Nella Regione, al tempo poverissima, provvede con alcuni preti e un gruppo di maestre all'educazione delle ragazze in difficoltà. Ne nasce la Congregazione delle Suore della Provvidenza. A 42 anni entra nell'Oratorio di san Filippo Neri. Morirà a Udine nel 1884. È stato canonizzato il 10 giugno 2001. (Avvenire)

Etimologia: Luigi = derivato da Clodoveo

Martirologio Romano: A Udine, san Luigi Scrosoppi, sacerdote della Congregazione dell’Oratorio, che fondò la Congregazione delle Suore della Divina Provvidenza per educare le giovani nello spirito cristiano.

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La storia delle Congregazioni filippine è ricca di uomini generosi e capaci di intraprendere, spinti spesso dalle circostanze ed interpellati dalle necessità della gente, singoli Oratoriani che lungo il corso dei secoli hanno dato origine ad iniziative di carità che arricchiscono la storia dell’Oratorio di pagine gloriose.
Fu il caso di san Luigi Scrosoppi (1804-1881), coinvolto nelle iniziative del fratello a favore delle bambine “derelitte”, il quale, a sua volta, si trovò a provvedere ad una istituzione a cui forse non aveva pensato di dedicarsi. La vita di questo santo oratoriano si colloca nell’epoca che conobbe la violenta estinzione di un grandissimo numero di Case oratoriane in Italia, a causa delle legge eversive. Nessuna però, al dire del Cistellini, si chiuse con un tramonto radioso come fu quello dell’Oratorio di Udine, il cui ultimo Padre è stato solennemente canonizzato in S. Pietro il 10 giugno 2001.
Di P. Luigi disse Giovanni Paolo II, pronunciando l’omelia della beatificazione, il 4 ottobre 1981: “entra nella Congregazione dell’Oratorio e ne fa un dinamico centro di irradiazione di vita spirituale. Nella sua vita, spesa totalmente per le anime, egli ha avuto tre grandi amori: Gesù, la Chiesa ed il Papa, ed i “piccoli”. Fin da giovanissimo sceglie Cristo e lo ama, contemplandolo povero ed umile a Betlemme; lavoratore a Nazaret; sofferente e vittima nel Getsemani sul Golgotha; presente nell’Eucarestia. “Voglio essergli fedele - ha scritto - attaccato perfettamente a Lui nel cammino del cielo e riuscire una sua copia”.
"A fondamento della sua molteplice attività pastorale e caritativa, c’è una profonda interiorità; la sua giornata è una continua preghiera: meditazione, visite al SS. Sacramento, recita del Breviario, Via crucis giornaliera, Rosario ed, infine, lunga orazione notturna. Luminoso ed efficace esempio di equilibrata sintesi fra vita contemplativa e vita attiva".
Lo stesso Pontefice, che nel Breve “Pia Mater Ecclesia” aveva ricordato il motto di P. Luigi: “fare, patire, tacere” aggiungendo che “senza dubbio esprimeva il suo stile di vita e si accordava chiaramente anche con il suo proposito di vivere il terzo grado dell’umiltà”, completava il netto profilo del Santo nell’omelia della solenne canonizzazione: “la santità è dono che il Padre ci comunica mediante Gesù Cristo. La fede in Lui è, infatti, principio di santificazione. Per la fede l’uomo entra nell’ordine della grazia; per la fede egli spera di prendere parte alla gloria di Dio. Questa speranza non è vana illusione, ma frutto sicuro di un cammino ascetico tra tante tribolazioni, affrontate con pazienza e virtù provata. Fu questa l’esperienza di san Luigi Scrosoppi, durante una vita interamente spesa per amore di Cristo e dei fratelli, specialmente dei più deboli e indifesi. “Carità! Carità!”: quest’esclamazione sgorgò dal suo cuore nel momento di lasciare il mondo per il Cielo. La carità egli esercitò in modo esemplare, soprattutto nei confronti delle ragazze orfane e abbandonate, coinvolgendo un gruppo di maestre, con le quali diede inizio all’Istituto delle “Suore della Divina Provvidenza”. La carità fu il segreto del suo lungo e instancabile apostolato, nutrito di costante contatto con Cristo”.
Nato ad Udine il 4 agosto 1804, Luigi Scrosoppi visse gli anni della sua infanzia in famiglia, dove abitava, a causa della soppressione del locale Oratorio, il fratello P. Carlo Filaferro, nato dal precedente matrimonio della madre. Affidato alle cure di Padre Carlo e frequentando la chiesa nella quale ancora officiavano i Padri, pur costretti a sciogliere la Comunità, Luigi crebbe alla scuola di Filippo Neri, e celebrò la Prima Messa il 1 aprile 1827 dando iniziò al suo ministero, oratoriano nell’anima dal momento che non lo poteva essere giuridicamente. Nell’esercizio delle virtù e nel servizio pastorale e caritativo di P. Luigi emerge chiarissima questa dimensione oratoriana, che indusse il giovane prete diocesano a seguire il fratello quando, mutate le situazioni politiche, si potè pensare di ricostituire la Congregazione.
Terminata la vita terrena di P. Carlo senza che la l’opera fosse giunta pienamente ad effetto, P. Luigi impegnò le sue energie e persino i beni di famiglia per realizzare quel sogno di cui era profondamente partecipe, e riuscì a compiere con la sua tenacia ciò che P. Carlo non aveva potuto attuare. La triste condizione politica e storica del secolo XIX portò nell’arco di un decennio alla distruzione, addirittura materiale, della Congregazione che P. Luigi aveva ristabilito con fatiche pari all’amore che nutriva. Ma il discepolo di S. Filippo continuò a considerarsi e a firmarsi “dell’Oratorio” fino al termine della vita, vincendo con la sua appartenenza all’ideale filippino i colpi tremendi che quel secolo diede anche alle Congregazioni oratoriane. Non ne abbandonò l’abito, indossato fino alla fine come una livrea amata, quell’abito stinto e consunto che le sue figlie conservano ad Udine come preziosa reliquia della sua fedeltà all’Oratorio e della sua inesausta carità; e “presbyter Oratorii” fu scritto sulla pietra tombale del Padre, tanto quella qualifica gli era cara e familiare.
L’Oratorio, che vide distrutto dalla violenza di una ideologia che si autoproclamava liberale, gli restò nel cuore, con intatto il suo patrimonio di ideali. E a più di un secolo dalla sua morte, è commovente riflettere sul fatto che il miracolo approvato per la sua canonizzazione proprio a favore di un confratello oratoriano il Beato Luigi lo ha ottenuto.
Alcuni articoli di P. Antonio Cistellini e di Mons. Guglielmo Biasutti, sono di valido aiuto per introdurre nell’argomento chi volesse dedicarsi ad una ricerca più ampia sulla dimensione oratoriana di P. Luigi. Essa certamente porterebbe alla luce ricche vene di spirito oratoriano: quelle che hanno plasmato l’attività pastorale e lo stile apostolico di P. Luigi, il suo modo di rapportarsi con le persone prima ancora che con i loro problemi, un metodo che facilmente riconosciamo “filippino”. “Non è certo difficile - scrisse Cistellini in occasione della beatificazione - ravvisare in lui tratti, modi, indirizzi squisitamente filippini: le copiose relazioni e deposizioni ne sono eloquente testimonianza. Si staglia tra queste la sua dirittura vivace la predilezione per la semplicità e la schiettezza in quanti cura ed avvicina, la candida immacolatezza dell’uomo prestante, dolce e severo insieme, d’intelligenza lucida, anche se non dotata di cultura, amabilissimo. Anche le burle, piacevoli e spontanee, di cui è costellata la giornata tra le sue figlie, sembrano esemplate sull’incomparabile modello del gioioso prete della Chiesa Nuova.
Perfino le umili vicende delle sue prime figlie, agli albori dell’istituto, hanno la grazia e la freschezza di autentici fioretti filippini. Ma è soprattutto nel seguire le linee tipiche della sua spiritualità che si avvertono in P. luigi chiare consonanze con il programma di vita religiosa che P. Filippo commendava ai suoi. Farsi santi, innanzitutto: il fondamento indispensabile, insostituibile, l’umiltà. Non era certamente un monito singolare: ma fu indubbiamente singolare l’insistenza con cui Filippo lo propose e lo ribadì, e la sincerità e la coerenza con cui P. Luigi l’ebbe come norma direttiva per sé e per e per le anime dei suoi . “L’umiltà - sottolineava nei suoi propositi - nello stare, nel parlare, nel domandare”; “L’umiltà e la carità sia manifesta con tutti e in ogni opera: semper mel in ore et mel in corde”. “Sarete presto santa se vi terrete per un bel nulla; se bramerete di essere abbandonata e tenuta in nessun conto; se accetterete dalla mano di Dio tutto ciò che vi accadrà; se non desidererete che di fare la volontà di Dio.”
Emerge in P. Luigi, in modo convincente, la profonda unità di spirito contemplativo e di instancabile impegno nell’esercizio della carità. Anche a questo proposito, P. Cistellini propone una chiara sintesi che meriterebbe di essere sviluppata: “Come il suo fervido Padre Filippo, P. Luigi era uomo tutto immerso ininterrottamente in Dio, pervaso di un amore per Lui bruciante. L’assidua contemplazione del mistero Trinitario e la tenera devozione al mistero dell’Incarnazione; l’intensa partecipazione alla Passione, per cui si sentiva “con Gesù Cristo offerto all’Eterno Padre in sacrificio”; la celebrazione della Messa (così affine a quelle memorabili del suo San Filippo) raccolta, quieta, appassionata, “da serafino”, col seguito dei prolungati silenzi d’adorazione nell’umile cappella e nella sua chiesa oratoriana; la cura per il decoro del tempio (anche questa una tradizione squisitamente filippina), espressa anche in massime illuminanti: “Poveri in casa, ricchi in chiesa”; la devozione calda, dolce, confidente alla Vergine (fu uno dei propugnatori del culto al Cuore Immacolato di Maria proprio nel tempo in cui sorgeva la prima chiesa oratoriana in Londra, dedicata a questo titolo mariano): appaiono come elementi essenziali della sua spiritualità, le linee fisionomiche che ne tratteggiano la figura interiore, modellata e continuamente confrontata su quella del suo padre e maestro Filippo Neri.
E come non avvertire tale perfetta consonanza in quella nota distintiva di P. Luigi che caratterizza e impronta tutto il suo intenso operare e le sue stesse iniziative: l’abbandono gioioso e fiducioso nella divina Provvidenza? “Far tutto bene - diceva - e poi grande confidenza in Dio”; “soffrire tutto allegramente”; “Fare, patire, tacere!” erano le sue massime, i suoi motti abituali, di schietta derivazione filippina anch’essi”. Chi volesse approfondire l’indagine e la riflessione sull’intenso esercizio della carità da parte di San Luigi Scrosoppi, riscontrerebbe caratteristiche che evidenziano la sua profonda adesione alla “scuola” di Padre Filippo.
Tra queste desideriamo sottolinearne una sola, ma fondamentale: il rapporto che P. Luigi instaura con le persone non è puramente funzionale ai loro bisogni materiali o spirituali, ma è innanzitutto un’attenzione alla persona nel suo intrinseco valore, un incontro personale nel quale la persona si sente amata per quello che è, e percepisce un impulso ad essere sempre più autenticamente se stessa . La carità da lui esercitata non risponde ad un programma di attività suggerite da naturale atteggiamento filantropico, ma è l’autentica forma della moralità, la modalità con cui il cristiano vive ogni aspetto ed ogni realtà della vita.
In quanto virtù teologale, ha in Dio la sua fonte, e, più che iniziativa umana, fiorisce come esperienza di un grandissimo Amore accolto dal cristiano nella propria vita e comunicato nel rapporto con il prossimo. Solo chi ha incontrato la Grazia riesce a stabilire con gli altri quel rapporto gratuito, paziente, attivo e costruttivo, che è autentico amore poiché rispetta tutto l’uomo. In questa piena relazione interpersonale, che abbraccia tutta la persona concreta che sta di fronte, Padre Filippo è maestro di incomparabile valore. E la sua “scuola”, umilmente attiva nella semplicità delle comunità che vogliano mantenersi fedeli a tutta l’impostazione trasmessa dal loro Padre, produce frutti di autentica santità, in cui l’umano conosce la sua più alta fioritura.
P. Luigi Scrosoppi, umile filippino dell’Oratorio di Udine, morto nella sua città il 3 aprile del 1881, ne è stupenda testimonianza. La continuano con il loro impegno in Europa, in America Latina, in Africa e in Asia le sue figlie, le “Suore della Provvidenza”, fondate da P. Luigi nel 1845, le quali hanno scritto nel corso della loro storia pagine di stupenda adesione allo spirito ed allo stile del S. Fondatore.


Autore:
Mons. Edoardo Aldo Cerrato CO

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Aggiunto/modificato il 2014-01-23

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