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San Giacomo Do Mai Nam Sacerdote e martire

Festa: 12 agosto

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Đông Biên, Vietnam, 1781 circa - Nam Định, Vietnam, 12 agosto 1838

Giacomo Đỗ Mai Năm nacque intorno al 1781 nel villaggio di Đông Biên, in Vietnam. Entrò giovanissimo nel Seminario di Vinh-Tri per diventare catechista e studiare latino, ma in seguito iniziò gli studi teologici: fu ordinato sacerdote della diocesi di Thanh Hóa a trentadue anni. Prestò servizio in varie parrocchie, quindi, verso il 1830, tornò come insegnante al Seminario di Vinh-Tri. Quando la struttura fu chiusa per ordine dell’imperatore Minh Mang, che aveva proibito la pratica del cristianesimo a livello nazionale, don Giacomo fu ospitato da alcuni abitanti del villaggio di Vinh-Tri. Per un certo tempo visse tranquillo, finché i funzionari reali, venuti a sapere che a Vinh-Tri si nascondevano dei sacerdoti, non lo scoprirono. Arrestato insieme ad Antonio Nguyễn Đich, anziano contadino, e al genero di quest’ultimo, il medico Michele Nguyễn Huy Mỹ, si rifiutò di abbandonare il cristianesimo, tanto più che era un sacerdote. Con i due laici dello stesso villaggio, fu decapitato a Nam Định il 12 agosto 1838. Don Giacomo, Antonio e Michele furono beatificati il 27 maggio 1900 da papa Leone XIII e canonizzati da san Giovanni Paolo II il 19 giugno 1988.

Martirologio Romano: Nella città di Nam Định nel tonchino, ora Viet Nam, santi martiri Giacomo Đỗ Mai Năm, sacerdote, Antonio Nguyễn Đich, contadino, e Michele Nguyễn Huy Mỹ, medico, decapitati per Cristo dopo atroci supplizi sotto l’imperatore Minh Mạng.


Giacomo Đỗ Mai Năm nacque intorno al 1781 nel villaggio di Đông Biên, contea di Vinh-Loc, provincia di Thanh-Hoa. Entrò giovanissimo nel Seminario di Vinh-Tri per diventare catechista e studiare latino; vi rimase anche dopo aver finito gli studi, amato e adorato dai bambini, gentile e felice.
Non molti anni dopo, iniziò gli studi teologici; fu ordinato sacerdote della diocesi di Thanh Hóa a trentadue anni. Prestò servizio in varie parrocchie, quindi, verso il 1830, tornò come insegnante al Seminario di Vinh-Tri, che fu chiuso quando l’imperatore Minh Mang proibì a livello nazionale la pratica della religione cristiana.
A quel punto, don Giacomo dovette nascondersi nelle case di alcuni parrocchiani. Nonostante questo, cercava di vivere tranquillo e in armonia con tutti. Raccontava storie ai bambini e, insieme ai seminaristi, aiutava nel lavoro della fattoria la famiglia che l’ospitava. Si prendeva cura in particolare degli indigenti, a cui dava tutto ciò che riceveva.
Tuttavia, ai funzionari reali arrivò la notizia che gli abitanti di Vinh-Tri nascondevano dei sacerdoti: non tardò ad arrivare un drappello di soldati a circondare il villaggio. Don Giacomo, appena lo seppe, si travestì per essere confuso tra gli abitanti, ma non fece in tempo a uscire di casa prima dell’arrivo dei soldati.
Vedendolo con una carnagione bella, quindi probabilmente non come quella dei contadini, e con la barba lunga, gli domandarono: «Chi sei?». Lui rispose: «Io vivo in questa casa». Contemporaneamente, parlarono Ty e Xuan, due uomini che lavoravano in casa di My, capo del villaggio, ma erano spie sotto copertura assoldate dai funzionari per cercare i sacerdoti nascosti: «È davvero il prete che vive in questa casa». Nel suo solito modo calmo e raccolto, don Giacomo rispose candidamente: «Sì, lo sono». Con lui vennero arrestati Antonio Nguyễn Đich, contadino, e il genero di quest’ultimo, il medico Michele Nguyễn Huy Mỹ, e condotti a Nam Định.
Quando i funzionari lo esortarono a rinunciare alla sua religione, don Giacomo rispose: «Come sacerdote, come posso negare la mia fede o calpestare i simboli che venero? Ho sempre insegnato agli altri ad essere fermi e pronti a soffrire la morte piuttosto che negare la propria fede. Quindi devo praticare quello che ho insegnato agli altri. Se un prete non accetta la morte per la fede, allora chi lo farà?».
Dopo molti tentativi, rendendosi conto che l’avrebbero persuaso, i funzionari interruppero l'interrogatorio e gli permisero di muoversi liberamente. Così, don Giacomo riuscì a visitare altri prigionieri, a consolarli e incoraggiarli e ad amministrare loro i Sacramenti.
Incoraggiò in particolare Antonio Nguyễn Đich, vecchio e molto spaventato dalle torture, dicendogli: «Con l'aiuto di Dio, saremo in grado di sopportare tutte le torture, non importa quanto siano dolorose». Ai prigionieri ricordava l'esempio di san Lorenzo che, anche se fu torturato dalle fiamme su di una graticola di ferro, rimase saldo nella fede fino alla fine.
Infine, fu emessa la condanna a morte: il 12 agosto 1838 don Giacomo, Antonio e Michele vennero decapitati a Nam Định. Don Giacomo aveva cinquantasette anni d’età e venticinque di sacerdozio.
I resti dei tre martiri furono solennemente sepolti a Vinh-Tri e successivamente trasferiti alla chiesa di Ke-So.
Don Giacomo e i suoi due compagni di martirio furono beatificati il 27 maggio 1900 da papa Leone XIII, inseriti nella causa intestata a Giovanni Gabriele Taurino Dufresse, Pietro Dumoulin Borie, Clemente Ignazio Delgado Cebrián, Domenico Henares De Zafra Cubero e quarantasei compagni, sacerdoti e laici dei Vicariati Apostolici di Guizhou, Sichuan, Tonchino Occidentale, Cocincina e Tonchino Orientale.
Il 18 aprile 1986 fu emesso il decreto con cui le cause di quei martiri e degli altri beatificati il 20 maggio 1906, il 2 maggio 1909 e il 29 aprile 1951, quindi centodiciassette in tutto, confluivano in una sola. In seguito al decreto “de signis” del 5 giugno 1986, che sanciva la perdurante fama di segni e di miracoli relativi a tutti quei martiri, il Papa san Giovanni Paolo II li canonizzò il 19 giugno 1988.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2024-10-04

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