†Arles, Francia, 303/308
La stesura degli Atti del martirio di Genesio è attribuita ad un certo vescovo Paolino, a volte identificato con Paolino di Nola o con Paolino, vescovo di Béziers (circa 400-419). Interessante notare è che l'agiografo dichiara di aver trascritto una tradizione orale e di averla riprodotta fedelmente. Secondo la versione più antica degli Atti del suo martirio, Genesio entrò molto giovane nell'esercito imperiale romano, dove esercitava la mansione di notarius o stenografo. A seguito della persecuzione contro i cristiani, abbandonò l'esercito e disertò, nascondendosi ai persecutori. Chiese al vescovo di essere battezzato, ma non ottenne il sacramento per la calamità dei tempi e per la sua troppo giovane età. Genesio fu rintracciato presso il Rodano; attraversò quindi il fiume, ma sull'altra sponda fu catturato e ucciso. Il martirio occorse nell'anno 303 circa, durante la persecuzione degli imperatori Massimiano e Diocleziano. Una data alternativa è il 308. Si conservò memoria del luogo del martirio e le sue spoglie furono trasportate sull'altra sponda. Accanto a questa scarna tradizione abbiamo anche le testimonianze del culto del martire da parte di Prudenzio e di Venanzio Fortunato.
Patronato: Notai
Etimologia: Genesio = genitore, generato, dal greco
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Ad Arles nella Provenza in Francia, san Genesio, martire, che, ancora catecumeno, lavorando come cancelliere, si rifiutò di operare contro i cristiani e, cercato allora scampo nella fuga, fu catturato dai soldati e battezzato nel suo stesso sangue.
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La recensione piú antica degli Atti racconta che Genesio, "Grelatensis urbis indigena" è entrato giovanissimo nella milizia, vi ebbe l'ufficio di notarius o stenagrafo. Allo scoppio della persecuzione abbandonò improvvisamente il suo ufficio e fuggí, nascondendosi però ai persecutori. Essendo catecumeno chiese il Battesimo, ma il vescovo non poté conferirglielo. Nella fuga fu sorpreso dai persecutori. presso il Rodano: egli allora attraversò il fiume ma, sull'altra sponda, fu catturato ed ucciso. I fedeli conservarono la memoria del luogo dove il martire mori, lasciandovi cruoris vestigia e trasportarono all'altra sponda i suoi resti. Secondo la testimonianza di qualche manoscritto questa passio fu composta "a s. memorie Paulino episcopo". Nel passato fu creduto che egli potesse identificarsi con il vescovo di Nola (m. 431), come ritenne il Ruinart (p. 602), o col vescovo di Béziersca. 400-419. Un altro testo di pari valore biografico, è un sermo sul martire, attribuito generalmente a un Euselius della Gallia. Recentemente però il Cavallin, ed ha provato che la passio sopra menzionata gli è posteriore e non può essere assegnata quindi a nessuno dei due "Paolino" indicati sopra. Per quanta riguarda il vescovo di Nola, in particolare, non ci pare di ritrovare nel testo della passio alcune caratteristiche di lui come agiografo né le finezze della prosa sua. Un rifacimento posteriore, infine, nulla aggiunge alle notizie sul martire.
In ogni caso si deve accettare la testimonianza dell'agiografo, che dichiara di aver messo per iscritto la tradizione orale e di averla riprodotta con fedeltà ("haec omnia fidelitet atque ut gesta sunt, vel dicta vel comperta... agno scite").
Il racconto, infatti, povero di notizie, sembra averci conservato quella tradizione, giunta inalterata nelle grandi linee fino al sec. V.
Due testimonianze letterarie di rilievo si riferiscono al culto del martire di Arles: di Prudenzio e di Venanzio Fortunato Sebbene semplici menzioni del martire, i due passi, ricollocati nel contesto, presentano Genesio come il santo proprio della città di Arles: a somiglianza delle altre città di Gallia e di Spagna, recanti a Cristo il dono dei loro martiri, Arles offre, come suo, Genesio: Una serie di sarcofagi cristiani di Arles, tutti del sec. IV, raffigurano, all'angolo delle estremità teste imberbi. Secondo un'ipotesi del De Rossi e di Le Blant esse non sarebbero genericamente decorative, ma si riferirebbero al Genesio, con evidente allusione alla sua giovane età. Insieme con altre testimonianze, si ha notizia di pellegrinaggi alla tomba del santo, visitata da s. Apollinare di Valenza e di miracoli ivi operati. La diffusione del suo culto in altre città della Gallia e di fuori ha dato motivo a "localizzazioni" e a successivi "sdoppiamenti" della figura di Genesio. Si conoscono gli omonimi seguenti: Genesio di Alvernia (iuxta Tigernense castellum); Genesio di Béziers; Genesio di Roma, mimo.
Per taluni di questi possiamo esser sicuri o quasi, che si tratta del medesimo santo di Aries. Tale è il caso di Genesio Sciarensis: nel sec. XV si stabilí un convento minoritico presso Cartagine, che prese nome di "San Ginés de la Xara" per il preesistente culto del martire di Arles. Altrettanto può dirsi di Genesio di Cordova, commemorato nel tardo Martyr. Hispanum dell'erudito Giov. Tamajo de Salazar: esso infatti proveniva dall'antico Breviario Mozarabico che conteneva anche un inno in onore di Genesio di Arles. Crediamo che qualcosa di somigliante sia pure avvenuto per Genesio di Alvernia, perché Gregorio di Tours racconta che il vescovo Avito costruí una basilica magna sulla tomba di Genesio, martire del luogo, dove si trovavano però anche le reliquie di Genesio di Arles. Si può credere che proprio queste reliquie abbiano creato l'opinione che Genesio fosse un santo del luogo, come è avvenuto in molti casi. Riteniamo ancora che Genesio di Béziers non sia altro che quello di Arles.
Il fenomeno dello sviluppo del culto di un martire, che si trasforma in figure distinte di omonimi, con propria storia e fisionomia, trova una ulteriore significativa conferma, per Genesio di Arles, nella vicenda di Genesio il mimo, di Roma.
Autore: Serafino Prete
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