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San Magno di Fussen Abate

Festa: 6 settembre

† 772

Martirologio Romano: Nel monastero di Füssen nella Baviera, in Germania, san Magno, abate.


È uno scenario veramente “fiabesco” quello che caratterizza il santo festeggiato oggi. Magno è un monaco irlandese nato nel VII secolo. Assieme ad alcuni compagni intraprende un viaggio verso la Germania. In un luogo incantevole, famoso per le sue bellezze naturali, Magno si ferma con l’intenzione di diffondere il Vangelo tra la popolazione. Quel luogo è la Baviera, al confine con l’Austria. Nei pressi di un paese di nome Füssen, a un’altezza di 808 metri sopra il livello del mare, circondato da laghi, cime innevate e foreste lussureggianti, Magno fa costruire un monastero, conosciuto come Sankt Magn, e fa adottare la Regola di San Benedetto.
In questo stesso luogo, a quasi mille metri, incastonato tra due massicci rocciosi, Ludwig II di Baviera, il “re sognatore” o il “re delle favole”, come viene chiamato dal popolo, nel 1869 fa erigere il castello di Neuschwanstein (in italiano, “Il Castello della Nuova Pietra del Cigno”), conosciuto come il “castello delle fiabe” e visitato ogni anno da un milione e mezzo di turisti provenienti da tutto il mondo. Un castello fiabesco che ha colpito l’immaginazione di Walt Disney e lo ha ispirato per disegnare i castelli dei celebri film d’animazione Biancaneve e i sette nani, Cenerentola e La bella addormentata nel bosco.
Tornando al nostro Magno, egli non si limita a predicare il messaggio di Gesù. Desidera aiutare la gente a migliorare la propria condizione economica, salvandola dalla miseria. Così si attiva per promuovere l’agricoltura e lo sfruttamento di minerali preziosi dalle vicine montagne al confine con il Tirolo, creando lavoro per i tanti disoccupati. La tradizione racconta di molti suoi miracoli. Con il suo bastone, considerato prodigioso, il monaco libera una comunità da un mostruoso serpente. Egli comandava gli animali che ubbidivano ad ogni suo ordine. Si narra che una pecora svolgesse le funzioni di suo servitore. Un giorno, un pericoloso orso divora le mele necessarie al sostentamento di alcuni monaci. È bastato l’intervento di Magno affinché il grande orso diventasse mansueto come un agnellino. Magno muore a Füssen nel 722. È protettore degli agricoltori poiché rivolgendosi a lui i raccolti vengono difesi dall’infestazione di parassiti. Viene, quindi, invocato contro insetti, topi, bruchi, formiche, cavallette, ma anche contro temporali e tempeste. È venerato soprattutto in Baviera e in Svizzera dove sorgono molte chiese a lui dedicate.

Autore: Mariella Lentini
 


 

Gebele, Bigelmair e molti altri supposero, in base ad alcune indicazioni della Vita s. Magni, che Teorodo, il compagno del santo, avesse scritto la prima storia della vita di san Magno (ted. Mang, Magnus).
Ermenrico di Ellwangen, morto nell'874, l'avrebbe ampliata; un terzo ignoto compilatore vi avrebbe aggiunto una prima parte, all'incirca nell'890, in occasione della traslazione delle reliquie del santo a san Gallo, in Svizzera, e Otloh di sant'Emmerano, infine, l'avrebbe redatta in forma definitiva. Recentemente il Coens ha mosso parecchie critiche a codesta ipotesi; secondo lui, di sicuro c'è soltanto che la totalità del testo che noi oggi conosciamo esisteva già nel secolo X, ed è probabile che l’idea di scrivere questa storia sia sorta a Fuessen e che la composizione sia avvenuta ad Augusta. Comunque, il modo in cui essa fu compilata non è chiaro. La redazione di Otloh si limitò ad abbellirla dal punto di vista letterario.
Nella prima parte della Vita si dice che Magno, originario dell'Irlanda, era venuto nel continente come accompagnatore dei santi Colombano (morto nel 615) e Gallo (morto nel 640 circa). Nello stesso tempo, viene identificato con Magnoaldo, un amico di san Gallo; ma se queste notizie fossero vere, Magno quando morì nel 772, avrebbe avuto più di centocinquantanni. Tuttavia si è riconosciuto abbastanza presto che esse non sono altro che dettagli delle Vite di Colombano e Gallo utilizzati per Magno. Probabilmente egli era un ladino entrato come monaco nel convento di san Gallo. Bigelmair suppone — ma di questo fatto la Vita non fa cenno — che il vescovo Wikterp di Augusta, quando nel 746 l’Alemannia fu presa dai Franchi, ordinasse al prete Tozzo di chiamare dei monaci di san Gallo per evangelizzare l’Allgau, in gran parte ancora pagano.
La seconda parte della Vita comincia con il racconto di come Magno ed il suo confratello Teodoro, conformemente ad una profezia di Colombano, partissero da san Gallo, dopo la morte del santo fondatore del monastero, insieme ad un prete di nome Tozzo. Questa seconda parte, si fonda certamente su fatti storici, se si prescinde dalle lotte contro draghi, serpenti, eccetera, che vi sono anche raccontate. Passando per Bregenz sul lago di Costanza, i tre giunsero a Kempten, dove Teodoro rimase come missionario; questi ben presto tornò a san Gallo, mentre Magno si recò insieme con Tozzo ad Epfach, dove il vescovo Wikterp gli assegnò come terra di missione la zona di Fuessen. Lungo la strada che lo condusse colà, egli fondò una chiesa, a Waltenhofen (?) presso Kempten, e qui rimase Tozzo, come prete, succedendo poi a Wikterp nell’episcopato, allorché questi nel 771 morì. Magno passò sul Lech e ad fauces, cioè a Fuessen fondò una colonia e Wikterp gli mandò alcuni chierici come discepoli. Sorse così una comunità monastica sotto la regola di san Benedetto, alla quale il re Pipino il Giovane, dietro preghiera di Wikterp, donò un appezzamento di terra (751-754).
Da Fuessen Magno svolse per circa ventisei anni la sua attività missionaria, della quale tuttavia abbiamo scarse notizie, e infine Wikterp l’ordinò sacerdote. L’intento sociale della sua attività si rivela nel suo tentativo di attivare le cave di minerali del vicino monte Sauling, nella speranza di potere con il loro ricavato alleviare le condizioni dei poveri. Morì il 6 settembre del 772 a Fuessen, all’età di settantasei anni, secondo quanto riferisce la Vita.
Nell’843-848 fu eretta sulla sua tomba una chiesa ed in relazione a ciò fu decretato, forse in un sinodo tenuto a Magonza nell’847, che le sue spoglie (perdute fin dal secolo XI), fossero tolte dalla tomba ed esposte.
Dal tempo del sinodo il nome di Magno compare nei calendari; gli sono state dedicate inoltre numerose chiese, soprattutto in Svevia, in Baviera, nel Tirolo e nella Svizzera! Il suo culto è attestato a Colonia nel X secolo e, a partire dal sec. XIII, in quasi tutta la Germania. A Colbitz, in Sassonia, un priorato benedettino fu a lui intitolato nel 1010. Più tardi il monastero passò ai Premostratensi e il titolare fu creduto un santo martire locale. La festa di Magno si celebra il 6 settembre nelle diocesi di Augusta, Monaco, Frisinga, Bressanone e Coira.
L’«apostolo dell’Alga» è uno dei santi più popolari della Baviera; con il suo bastone, la «combutta», che si diceva egli avesse ereditato da san Colombano, si benedicevano le campagne contro gli insetti. Per difendersi dai temporali, si suonavano campane dedicate a lui e si benediceva dell'acqua, invocando il suo patrocinio. A partire dal secolo XV fu spesso associato ai santi «Ausiliatori nelle necessità». Nell’iconografia Magno appare come monaco, spesso in atto di guarire un cieco; i suoi attributi sono il libro, il pastorale ed un drago alato.

Autore: Konrad Kunze

ICONOGRAFIA
Una delle più antiche raffigurazioni del santo è la miniatura di un codice di san Gallo del secolo X che lo raffigura in abiti monacali, con un unico particolare attributo, il bastone abbaziale cui si attribuiva il potere di uccidere i serpenti ed altri animali dannosi. Queste bestie, per lo più immonde, erano il simbolo del paganesimo debellato da Magno col suo apostolato e sono simboleggiate, in genere, nelle figurazioni artistiche, dal drago vinto ai piedi del santo; così ad esempio nelle statue cinquecentesche del Museo Nazionale Bavarese di Monaco e della parrocchiale di Grossengstingen nel Wuerttemberg in cui Magno viene raffigurato a capo scoperto e con un libro in mano.
Cicli di episodi della vita di Magno sono affrescati sulla volta dell’antica chiesa abbaziale di Fuessen e nella chiesa dei Premostratensi di Schussenried, in Svevia; quest’ultimo ciclo, come il precedente, è opera di Johan Zick. I più frequenti episodi della vita del santo riguardano la pecora che gli fa da servitore, la conversione dell’orso che aveva divorato le mele selvatiche che servivano da nutrimento per san Gallo e san Colombano, l’angelo che gli fa un’offerta d’oro.

Autore: Angelo Maria Raggi


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2023-08-20

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