Patronato: Rovigno d'Istria
Etimologia: Eufemia = che parla bene, acclamata, dal greco
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Calcedonia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santa Eufemia, vergine e martire, che sotto l’imperatore Diocleziano e il proconsole Prisco, superati per Cristo molti supplizi, giunse con strenuo combattimento alla corona di gloria.
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E’ la celebre martire di Calcedonia nella cui basilica ebbe luogo nel 451-52 quello che fu detto il Grande Concilio. La data esatta del suo martirio ci è testimoniata dai Fasti Vindobonenses priores: "Diocletiano VII et Maximiano V. His cons. ecclesiae demolitae sunt et libri dominici combusti sunt et passa est sancta Eufemia XVI kal. octobris".
Dunque, Eufemia consumò il suo martirio il 16 settembre del 303. Prima di chiederci che altro si sa di lei, occorre precisare, per una giusta valutazione critica delle fonti e dei dati che ne risultano, che il concilio di Calcedonia ebbe grande influenza sulla diffusione del suo culto e di notizie sulla santa: è da allora soprattutto che la sua festa viene ad estendersi gradualmente in tutta la cattolicità, e chiese a lei dedicate sorgono dovunque; è in quello stesso periodo di tempo che viene scritta la passio (BHG, I, p. 188, n. 619), da cui dipenderà poi quasi tutta la letteratura agiografica che in età posteriore si è occupata della santa; ed è ancora in relazione al concilio celebrato nel suo Martyrion che nasce la festa dell'11 luglio, di s. Eufemia protettrice dell'ortodossia. Questa festa è conosciuta in Occidente dal Martirologio Geronimiano e dal Calendario marmoreo di Napoli, ed in Oriente è accolta pressoché in tutti i calendari. Il Sinassario Costantinopolitano racconta anche i particolari del miracolo ricordato in questa festa: le due professioni di fede, quella ortodossa e quella eutichiana, erandl state collocate dentro la tomba sul petto della santa, ma dopo alcuni giorni, riapertasi l'urna che era stata debitamente sigillata, si trovò il testo ereticale posto ai piedi della martire, e quello ortodosso stretto fra le sue mani.
Non mancano tuttavia testi anteriori al concilio, i quali naturalmente potranno godere di un maggior credito, non solo perché più antichi, ma anche per essere immuni da quell'ondata di entusiastica devozione che il trionfo dell'ortodossia di Calcedonia dovette riflettere sulla santa.
Asterio, vescovo di Amasea tra il 380 ed il 410, nella sua undecima omelia ci assicura dell'esistenza di un culto alla santa: i cristiani suoi concittadini le hanno eretto un monumento sepolcrale, ne celebrano ogni anno la festa con grande concorso di popolo, e i sacri ministri, in tale occasione, raccontano nelle loro omelie i particolari del suo martirio. Quest'ultima nota ci sembra indicare la fonte prima di ogni trattazione agiografica su Eufemia: le omelie festive. Inoltre, Asterio ci offre, benché indirettamente, notizie su come avvenne il martirio della santa. Infatti, il forbito oratore pontico racconta di aver ammirato alcune splendide pitture poste nel porticato (cioè nel nartece) di una chiesa (peraltro non precisata, ma non certo quella dedicata alla martire in Calcedonia), le quali raffiguravano scene del suo martirio. In una di esse viene rappresentato il processo: il giudice, circondato da sgherri e da segretari, guarda con volto truce la vergine ammantata del pallio filosofale, ma il cui aspetto fa trasparire la purezza e il coraggio dell'animo. In una seconda, Eufemia appare mentre è torturata: un carnefice le tiene il capo rovesciato all'indietro, mentre un altro le spezza e le strappa i denti; poi si vede la vergine gettata in prigione ed assorta in preghiera: sul suo capo risplende il santo segno della croce; un'ultima scena, infine, ritrae la santa mentre, con le braccia levate al cielo e ilare in volto, consuma sul rogo il suo martirio.
Reliquie della santa sono conservate nel Duomo di Rovigno d'Istria (Croazia) e nella Basilica di Sant’Eufemia a Piacenza.
Autore: Giovanni Lucchesi
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