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Loudun, Francia, 27 febbraio 1809 – Son Tây, Vietnam, 20 settembre 1837
Oggi la Chiesa ricorda molti martiri antichi e moderni. Ad esempio il numerosissimo gruppo di quelli uccisi in Corea nell’Ottocento. Jean-Charles Cornay era un sacerdote francese che, invece, fu ucciso in spregio alla fede nel Tonchino (Vietnam). E in modo molto cruento: fu fatto a pezzi. Apparteneva all’Istituto missioni estere di Parigi ed era approdato a Macao. Precusagli la via della Cina, suo obiettivo, restò nel Tonchino. Qui venne tradito, falsamente accusato di fomentare un’insurrezione, torturato, e – dopo il rifiuto di abiurare – condannato a morte nel 1837 a 28 anni. (Avvenire)
Etimologia: Gianni = accorciativo di Giovanni; Gian- o Giam- nei nomi composti
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Nella fortezza di Son-Tây nel Tonchino, ora Viet Nam, san Giovanni Carlo Cornay, sacerdote della Società per le Missioni Estere di Parigi e martire, che, dopo crudeli torture, per decreto dell’imperatore Minh M?ng fu fatto a pezzi e infine decapitato per la sua fede cristiana.
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Numerosi missionari e cristiani indigeni irrorarono con il loro sangue la terra vietnamita venendo uccisi in dio alla fede. Ben 117 di essi, martiri nel Tonchino, furono canonizzati a Roma il 19 giugno 1988 da papa Giovanni Paolo II e tra di essi vi era il sacerdote francese Jean-Charles Cornay.
Nato a Loundun, nel dipartimento francese di Vienne, il 27 febbraio 1809, i suoi genitori Jean-Baptiste (commerciante) e Françoise Mayaud fecero crescere nella fede lui e le due sorelle. Studiò successivamente al collegio di Saint-Louis di Saumur e poi in quello dei Gesuiti di Montmorillon. Si rivelò ben presto un allievo regolare, umile e di carattere dolce.
La sua vocazione sorprese i suoi genitori e quando espresse il desiderio di divenire missionario incontrò da parte loro reticenza ed incomprensione. Dovettere così iniziare la sua prima battaglia volta a poter rispondere positivamente alla chiamata di Dio, opponendosi al parere dei genitori pur affermando il suo amore filiale.
Trascorse un breve periodo presso il seminario della Missioni Estere di Parigi, periodo di insicurezza dovuto alla rivoluzione di luglio, in cui il seminario fu preso quale bersaglio. Jean-Charles annotò infatto tra le sue memorie: “Hier on a pénétré dans notre séminaire et l'on a affiché sept ou huit billets portant Mort aux Jésuites de la rue du Bac, et un poignard comme signature”.
La partenza del Cornay per le missioni fu repentina per rimpiazzare un altro missionario. La sua destinazione doveva essere Seu-Tchouan in Cina a duemila chilometri dalla costa, sbarcò a Macao dopo sei mesi di viaggio. Doveva raggiungere il Tonchino, ma le due guide mandate incontro a lui non arrivarono mai. Jean-Charles Cornay approdò infine nel Tonchino nel 1831, nel pieno della persecuzione anticristiana.
Più il tempo passava, più calavano le speranze di raggiungere un giorno la Cina. Decise allora di restare in questa terra ed il 26 aprile 1834 ricevette l’ordinazione presbiterale da Monsignor Havard presso Hanio dopo un viaggio sul Fiume Rosso camuffato da cinese. Durante l’estenuante periodo in cui esercitò il suo ministero fu sempre calmo, allegro ed improntato ad uno spirito di santità.
Nel 1835 fu arrestato con altri missionari francesi e contro di lui le autorità forgiarono un accusa di tradimento per aver seppellito delle armi in un terreno che coltivava. Lo rinchiusero allora in una serie di gabbie di bambù, tortura assai comune nel Vietnam di quel tempo, e poichè era giovane e dotato di una bella voce fu obbligato a cantare per i suoi persecutori, ma egli preferì intonare la Salve Regina. Infine fu condannato a morte dal tribunale subremo e, su ordine dell’imperatore Minh Mang, decapitato il 20 settembre 1837 presso la fortezza di Son Tây.
Nella sua ultima lettera indirizzata ai genitori scrisse loro: “Lorsque vous recevrez cette lettre, mon cher père, ma chère mère, ne vous affligez pas de ma mort; en consentant à mon départ, vous avez déjà fait la plus grande partie du sacrifice”. Rispettando i termini della sentenza, il suo corpo fu allora “fatto a pezzi e [...] la testa, dopo essere stata esposta per tre giorni, [...] gettata nel fiume”. Il valoroso esempio del Cornay determino la vocazione di San Teofano Venard. Il Martyrologium Romanum commemora in data odierna San Giancarlo Cornay, nell’anniversario della nascita al Cielo.
Autore: Fabio Arduino
Nato a Londun il 28 febbraio 1809, studiò nei seminari di Saumur e di Mont-Morillon e nel 1830 entrò in quello delle Missioni Estere di Parigi. L'anno seguente, ancora diacono, salpò per l'Oriente, sbarcando a Macao nel luglio 1832. Di là avrebbe dovuto proseguire per la provincia cinese del Su-Tchouen, cui era destinato, ma, per la morte della guida, fu costretto a fermarsi nella città vietnamita di Hanoi, dove fu ordinato sacerdote il 20 aprile 1834. Preclusa ancora una volta la via alla Cina, restò nel Tonchino e si fissò con i suoi due catechisti, i beati martiri Duong e Truat, nel villaggio di Bau-No. Un capo dei briganti che infestavano il territorio fu preso dagli abitanti del villaggio, cristiani per lo più, e consegnato al mandarino. Il brigante, per vendicarsi, accusò i cristiani di tenere nascosto un missionario, ma il mandarino, benevolo, finse di non avere inteso. Allora la moglie del prigioniero, raccolte nottetempo molte armi, le seppellì nel campo del Cornay e corse ad accusarlo di preparare un'insurrezione armata. La storia fu creduta, i soldati inviati, le armi trovate e il padre arrestato con i catechisti. Impostagli la "canga" e gettato su di una stuoia, fu lasciato a lungo esposto ai raggi del sole cocente; il giorno seguente, tolta la "canga" e chiuso in una gabbia, il Cornay fu portato a Son-Tay, capoluogo della provincia. Vi restò per quindici giorni, visitato da pagani e da autorità che lo interrogavano sulla religione ed egli, oltre al rispondere a tono, si divertiva anche cantando devote aspirazioni e tratti di salmi che rendevano estatici gli astanti.
Giunta, il 15 luglio 1837, la risposta del re, che lo condannava alla massima pena (squartamento, seguito dalla decapitazione), come traditore e istigatore alla ribellione, cominciarono i tentativi più assillanti per indurlo a confessare il delitto di ribellione e a rinnegare la fede calpestando il crocifisso. Il Cornay fu torturato e sotto i suoi occhi furono torturati anche tre catechisti: tutto riuscì vano e la sentenza venne eseguita il 20 settembre 1837, con una variante, però, poiché il mandarino ordinò di decapitare il Cornay e poi di smembrarlo.
Il 27 maggio 1900 il Cornay fu beatificato; la sua festa ricorre il 20 settembre.
Autore: Celestino Testore
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