Fu il trentaduesimo della serie, come si può leggere nei dittici della chiesa novarese, conservati l'uno nella Basilica di S. Gaudenzio (1070?) e l'altro nella Cattedrale (1123 ca.). Più sobrio il primo, più ampio il secondo, attestano tuttavia concordemente che Adalgiso fu vescovo di Novara per diciotto anni, dall'830 (o 831) all'849 (o 850) secondo alcuni, dall'834 all'852-3 (?) secondo altri.
Il Bascapè parla di A. nella sua Novaria, dopo aver descritto l'epoca in cui visse il santo, quella delle vittorie di Carlo Magno sui Longobardi, seguita dall'incoronazione dell'imperatore e dalla costituzione del Sacro Romano Impero, che dà origine alla dominazione carolingia in Italia.
Adalgiso è ritenuto costantemente dalla tradizione di origine longobarda, forse della stessa famiglia dell'ultimo re Desiderio, anzi, addirittura nipote di lui. Ma nulla si sa esattamente dei suoi anni giovanili. Si pensa fosse canonico della chiesa di S. Gaudenzio, essendosi più tardi dimostrato larghissimo dei suoi beni verso il Capitolo di questa chiesa. Neppure risulta se sia stato nominato vescovo per le sue virtù piuttosto che per l'alto lignaggio. Nell'854 non era più tra i vivi, come si rileva dal diploma di Ludovico II imperatore, diretto al successore di Adalgiso, Dodone o Ottone e datato precisamente il 7 giugno di quell'anno.
Oltre che "santissimo vescovo" (le quali parole, scritte in rosso in segno d'onore, sono quanto di più caloroso si legga nei dittici della Cattedrale), gli si attribuisce anche l'elogio rarissimo di "gemma dei sacerdoti", mentre si accenna alle sue "specchiatissime opere".
Si può invece affermare con sicurezza storica la notizia delle sue generose elargizioni ai canonici della Cattedrale, conservate già nell'Archivio vescovile e ora perdute. Le donazioni riguardavano anche i canonici di S. Giulio e di Gozzano, oltre che quelli della Cattedrale di S. Gaudenzio. Sono tre documenti distinti, probabilmente tutti del 19 febbraio 840, ottenuti dall'imperatore su richiesta di Adalgiso.
Dalla stessa lettera risulta che Adalgiso pose al servizio della chiesa di Santa Maria circa quaranta chierici per la celebrazione dei divini Uffici, assegnando loro un congruo beneficio. Arricchì la Cattedrale anche del mirabile mosaico, che ancora oggi si vede dinanzi all'altare maggiore. Da un altro insigne documento, conservato nella biblioteca capitolare di S. Gaudenzio, che porta la data del 30 gennaio 848, si rileva che Adalgiso donò ai canonici di S. Gaudenzio il possedimento di Cesto e altre terre del Basso Novarese, provvedendo loro perfino "le vestimenta e le calzature".
Quando morì, le sue spoglie furono portate dapprima nella chiesa di S. Gaudenzio fuori le mura, poi traslate in città nel 1533, dopo la distruzione di quella chiesa e delle case esterne ad opera di Carlo V. Dal 1927 esse riposano, insieme con le venerate reliquie di altri vescovi novaresi, in S. Gaudenzio, dentro un'artistica urna, sotto l'altare dedicato al suo nome. La sua festa secondo gli Acta Sanctorum ricorre il 7 ottobre, mentre oggi la chiesa novarese la celebra il 5 dello stesso mese.
Autore: Vincenzo Gilla Gremigni
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