Ruffino ci racconta che mentre Frumenzio e l'amico Edesio tornavano a Tiro da un viaggio, gli Etiopi uccisero tutti i componenti della loro nave. I due ragazzi furono risparmiati per la loro giovane età e dati come schiavi al re, di cui Frumenzio divenne coppiere. Alla corte di Axum si convertirono al cristianesimo per merito di mercanti greco-romani. In seguito i giovani ebbero il permesso di tornare in patria. Mentre Edsio si recò a Tiro dove contatti con San Riffino, Frumenzio si incontrò ad Alessandra d'Egitto con il vescovo Atanasio da cui fu consacrato primo vescovo di Axum. Ritornato ad Axum, sembra che ne abbia convertito il giovane re, come una iscrizione fa supporre. Il messaggio evangelico da lui portato attecchì talmente in Etiopia da resistere, secoli dopo, anche l'invasione islamica.
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: In Etiopia, san Frumenzio, vescovo, che fu dapprima prigioniero e, ordinato poi vescovo da sant’Atanasio, propagò il Vangelo in questa regione.
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Tra i Santi dei giorno c'è una figura che ricorda un fatto storico di suggestivo interesse nei secoli dei Medioevo, quando i Crociati di ritorno dalla Terrasanta portarono in Europa una mirabolante notizia: a Gerusalemme, avevano incontrato alcuni pellegrini negri, venuti da un lontano paese africano, uomini di ignota civiltà, eppure di chiara fede cristiana. A quei tempi, l'Africa non apparteneva alla geografia del cristianesimo, da quando le regioni cristiane della costa mediterranea erano state spazzate via dalla grande invasione degli Arabi musulmani, nel VII secolo. Si comprende perciò la sorpresa nell'apprendere che nei luoghi più selvaggi dell'Africa sconosciuta vivevano uomini nerissimi di pelle e strani d'aspetto, ma che serbavano la fede cristiana al di là del baluardo della dominazione mussulmana. Si cominciò così a parlare del regno del favoloso prete Gianni, potente Sovrano e sacerdote dei suo popolo. Dove si trovasse questo antico Regno, civile e giusto, in un paese vasto e ricco, nessuno sapeva dirlo con esattezza, ma con insistenza veniva fatto il nome di una regione detta Etiopia. Non sapremo mai chi fosse il favoloso prete Gianni; sappiamo però, dagli storici dei primi secoli della Chiesa, chi fosse colui che per primo portò il Cristianesimo in Etiopia. Non era stato un missionario, ma un ragazzo dei IV secolo. Si chiamava Frumenzio, e viaggiava con un altro ragazzo, Edesio, al seguito di un filosofo loro precettore. Tornando dalle Indie, fecero scalo ad Abdulis, sul Mar Rosso, dove gli Etiopi massacrarono l'equipaggio della nave, filosofo compreso. I due ragazzi, che erano a terra intenti allo studio, vennero catturati vivi e offerti in dono al Re degli Etiopi. Erano ambedue svegli e intelligenti, e piacquero al Sovrano. Frumenzio divenne suo segretario, Edesio coppiere. Alla morte del Re, furono consiglieri dell'erede minorenne, e Frumenzio ottenne di poter costruire chiese per i mercanti cristiani che passavano dal paese. Attorno a queste chiese, lentamente e faticosamente, il Cristianesimo si apprese anche agli Etiopi, mentre Edesio e Frumenzio furono lasciati liberi, a malincuore, di ritornare ai loro paesi. Ad Alessandria, in Egitto, Frumenzio chiese al grande Vescovo Atanasio di inviare sacerdoti e Vescovi nel lontano paese dove egli aveva gettato con successo il primo seme cristiano. Sant'Atanasio lo ascoltò con grande interesse, e non trovò di meglio che consacrar Vescovo lui stesso, rimandandolo come Apostolo tra gli Etiopi. Fu accolto con affetto e con onore, chiamato " rivelatore della luce " e Abba Salama cioè padre pacifico. Gli Etiopi, dicono gli storici, " Si convertirono in numero infinito ". E da allora, attraverso tutte le vicende della storia, non dimenticarono più la fede insegnata loro da San Frumenzio, ragazzo cristiano e avventuroso missionario.
Fonte:
Archivio Parrocchia
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Aggiunto/modificato il 2001-02-01