† 3 novembre 1035
Patronato: Costruttori di ponti
Martirologio Romano: A Urgell nella Catalogna in Spagna, sant’Ermengaudio, vescovo, che fu uno degli illustri presuli che si adoperarono per ristabilire la Chiesa nelle terre liberate dal giogo dei Mori e, precipitato a terra mentre lavorava con le sue proprie mani alla costruzione di un ponte, morì fratturandosi il capo sulle pietre.
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Nipote del vescovo di Urgel, Salla, aiutò lo zio nel governo della diocesi come arcidiacono e, a quanto sembra, come vescovo ausiliare, ricevendo la consacrazione probabilmente verso il 1006. Nominato successore di questi nel 1010, portò la diocesi a un grande splendore; cominciò la fabbrica della cattedrale e vi introdusse la vita regolare dei canonici, sullo stampo aquisgranense. Alcuni suoi alti dimostrano una certa supremazia della sede di Urgel sulle Chiese del contado di Ribagorza, come la conferma e la consacrazione del vescovo di Roda, Borrell, nell’anno 1017. Intraprese anche opere sociali, come la costruzione di un ponte sul fiume Segre. Morì il 3 novembre 1035 per una caduta, proprio durante la costruzione di detto ponte, cui prendeva personalmente parte.
La sua grande fama di santità fra il clero e i fedeli della diocesi fece sì che soltanto sei anni dopo la morte gli venisse tributato culto liturgico; a partire dal 1042 venne sempre nominato come sanctus Ermengaudus, mentre si andavano moltiplicando le donazioni pie da parte dei fedeli alla canonica da lui fondata, fatte sempre in occasione dalla sua festa (3 novembre). Il suo culto si estese rapidamente a tutto il principato di Catalogna, in cui, dal 1070, vennero edificate parecchie chiese sotto il suo patrocinio.
È commemorato nel Martirologio Romano il 3 novembre e, fino alla riforma del Breviario fatta da san Pio V, aveva Ufficio proprio, con testo redatto nel secolo XV; dopo la suddetta riforma, si recita l’Ufficio comune. Viene invocato contro la siccità, per cui nel Rituale pubblicato l’anno 1536 si trovavano preghiere e litanie proprie. Le reliquie si conservano in una grande arca d’argento.
Autore: Justo Fernàndez Alonso
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