sec. XII
Lucia, vergine bolognese, denominata da Settefonti per il luogo, non lontano da Bologna in comune di Ozzano Emilia, dove sorgeva il monastero di santa Cristina, con altre compagne professò la Regola Camaldolese. Visse nel secolo XII in fama di santità. Intorno alla sua figura di monaca e badessa si divulgarono narrazioni popolari che, attestando il valore della sua intercessione e carità fraterna, incrementarono il suo culto particolarmente nella chiesa di santa Cristina in Bologna. Di lì, il 7 novembre 1573, il card. Paleotti traslò le reliquie nella chiesa di sant'Andrea di Ozzano, dove sorgeva un altro monastero dello stesso ordine. Pio VI nel 1779 ne confermò il culto e ne fissò la memoria al 7 novembre.
|
La leggendaria storia della bellissima Lucia si svolge nel XII secolo, a Bologna. Nella nobile famiglia Chiari nasce una bambina. La madre, molto religiosa, la educa ad amare Gesù. Lucia diventa una ragazza stupenda dai capelli biondi. Tutti la ammirano e i ragazzi sognano di potersi fidanzare con lei, ma Lucia decide di sposare Gesù e di indossare, per sempre, l’abito da monaca di clausura. Irremovibile, entra nel monastero in località Settefonti, vicino a Bologna. Sono anni in cui la città è martoriata dalle lotte tra Guelfi (fedeli al papa) e Ghibellini (fedeli all’imperatore). Un cavaliere bolognese, il conte Diotagora Fava, chiamato Rolando, vede Lucia in chiesa quando non aveva ancora preso i voti e se ne innamora perdutamente. Per poterla incontrare, chiede di essere alloggiato nel castello di Ozzano (Bologna). Ogni mattina percorre un impervio tragitto per andare nella chiesa dove Lucia, diventata badessa, assieme alle altre monache, si reca a Messa. Ogni mattina Rolando, emozionatissimo, aspetta Lucia per poterla vedere. Mai una parola tra i due, niente altro che sguardi pieni d’amore. Lucia è turbata dal bel cavaliere che per mesi, anche d’inverno, con freddo, neve e pioggia, ogni giorno si fa trovare in chiesa. Lucia si ammala perché soffre: desidera tenere fede alla sua scelta di vita, ma sente di amare anche il cavaliere. Lucia non si reca più a Messa, ma il giovane si presenta lo stesso. Lucia decide di incontrare Rolando e lo supplica di non farsi più vedere e di rispettare il suo desiderio di essere solo di Gesù. Rolando, disperato, parte per la crociata per liberare la Terra Santa dai Saraceni. Viene fatto prigioniero, incatenato e buttato in una cella. Il crociato ha la febbre e pensa sempre a Lucia che ha tanta fede nel Signore. La invoca, le chiede aiuto. Una notte la sogna e sente la sua dolce voce che gli dice: «Caro Rolando, io sono morta ma Dio mi concede la grazia che tu venga liberato». La leggenda narra che al risveglio Rolando si sia ritrovato con le catene spezzate. Stupiti dal prodigio, i Saraceni lo lasciano ritornare in Italia. Rolando si reca a Settefonti sulla tomba di Lucia. Qui il cavaliere piange e lascia le catene spezzate, a ricordo del miracolo avvenuto. Oggi i resti di Lucia sono sepolti nella Chiesa di Sant’Andrea di Ozzano, dove si trovano anche le catene spezzate di Rolando. Per chi lo desideri, esiste un suggestivo percorso fra boschi e colline, che accompagna il visitatore nei luoghi dove vissero i due giovani innamorati bolognesi.
Autore: Mariella Lentini
Fonte:
|
|
|
|