Il Catalogo abbaziale di Condat, abbazia divenuta in seguito sede del vescovato di Saint-Claude, sembra risalire al IX secolo e si presenta come la semplice enumerazione cronologica degli abati che hanno retto il monastero dalla sua fondazione. A partire da sant'Eugendo (fr. Oyend), che fu il quarto abate, ogni menzione comporta un nome (che non è preceduto dall’aggettivo Sanctus), una cifra indicante gli anni di governo e una indicante i mesi. Il quindicesimo personaggio è così presentato: «Ypolitus episcopus VII et abbas XXVI».
Per molto tempo si è pensato che questo personaggio fosse lo stesso vescovo Ypolitus ricordato nel Catalogo episcopale di Belley (Ain), che risale al secolo XI, tanto più che, accanto ad Ippolito, un ignoto, nel Catalogo di Condat, ha aggiunto al titolo episcopus la precisazione bellicensis. L’identificazione sembrava chiara e si pensava che, eletto abate di Condat, Ippolito fosse stato in seguito eletto vescovo di Belley, esercitando le due cariche per sette anni, per rinunciare infine al vescovato e ritirarsi sua abbazia, che resse poi fino alla morte. Dopo gli studi di H. Franck, le ricerche fatte recentemente su san Claudio hanno indotto B. de Vregille ad esaminare il caso di «Ippolito, vescovo e abate», terzo successore di san Claudio. Egli data il ministero abbaziale di Ippolito dal 755 al 771-72 almeno e pone due obiezioni all’identificazione dell'abate di Condat con il vescovo di Belley. Prima di tutto, nel Catalogo di Belley, Ypolitus precede numerosi vescovi che appartenevano certamente al secolo VI o agli inizi del VII. D’altra parte, noi sappiamo che al concilio di Attigny, nel 762, si fece distinzione tra gli obblighi degli abati che sono vescovi e gli obblighi di quelli che non lo sono, e l’ordine delle sottoscrizioni tiene conto di tale distinzione: i nomi dei diciassette abati vengono dopo quelli dei ventisette vescovi, designati sia dal nome della città episcopale, sia da quello del monastero. Fra i cinque vescovi così designati con il nome del monastero, si trova, in diciassettesima fila, «Ypolitus episcopus de monasteri Eogendi».
La designazione di «vescovo del monastero di Saint Oyend» è piuttosto singolare. Essa non ha impedito al Duchesne, che la cita, di situare Ippolito nel 762 tra i vescovi di Belley. Per contro una simile ipotesi è parsa inesplicabile all’ultimo storico che ha studiato direttamente le sottoscrizioni di Attigny, H. Franck. Non vi è alcun dubbio sulla carica di abate di Ippolito. Come per san Claudio, la sua qualità di vescovo è pure certa. «La sola questione, prosegue B. de Vregille, è di sapere di dove il compilatore del 1150 ha tratto l'appellativo bellicensis o almeno su quale base poggiavano coloro che lo hanno informato». La conclusione cui aderisce l’autore che, come san Claudio, Ippolito sarebbe stato un claustrale, consacrato per il servizio interno della comunità.
Autore: Claude Boillon
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