Sec. III
Secondo la sua "Passio", di certo leggendaria, Mercurio avrebbe militato sotto Decio e Valeriano, quando questi due imperatori " che in realtà non regnarono mai insieme " pubblicarono il loro editto di persecuzione. Mercurio, che era giunto ad essere generale dell'esercito, si ricordò poi di essere figlio di un cristiano, e di essere stato battezzato con il nome simbolico di Filopatròs, cioè «che ama il padre». Decise così di presentarsi a confessare la propria fede al suo amico Imperatore. Seguirono gravi supplizi, finché Mercurio venne condotto a dorso d'asino in Cappadocia, la sua patria, per essere decapitato. (Avvenire)
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, san Mercurio, martire.
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Mercurio era per i pagani il dio dei commerci e delle ingegnose attività, alato messaggero degli altri dei. La corrispondente divinità dell'Olimpo greco aveva il nome di Ermes, o Ermete. E questo nome ha avuto, ed ha ancora, maggior fortuna tra i battezzati. Probabilmente, ciò si deve al fatto che il nome ha avuto, per intermediari, sette o otto Santi di nome Ermete. Ma neanche il nome di Mercurio è rimasto confinato al mondo pagano. Nel Calendario cristiano, infatti, ci sono due Santi di questo nome: ambedue Martiri, e ambedue soldati. Quello di oggi, poi, ebbe anche una certa popolarità, almeno in Oriente, dove si formò e si diffuse la sua leggendaria Passione. Secondo questa, Mercurio avrebbe militato con onore sotto Decio e Valeriano, quando questi due Imperatori - che in realtà non regnarono mai insieme - pubblicarono il loro editto di persecuzione. Mercurio, che era giunto ad essere generalissimo dell'esercito, si ricordò in buon punto di essere figlio di un cristiano, e di essere stato battezzato con il nome simbolico di Filopatròs, cioè " che ama il padre ". Per amore del padre, e non soltanto dei padre terreno, colui che i propri soldati chiamavano Mercurio si presentò così a confessare la propria fede davanti al suo amico Imperatore. Seguirono i ben noti supplizi e le sanguinose piaghe, che per tre volte vennero risanate da un Angiolo, finché Mercurio venne condotto a dorso d'asino in Cappadocia, cioè nella sua patria, per essere decapitato. Le sue reliquie favorirono prodigiose guarigioni e improvvise conversioni. Ma fama ancora maggiore venne al Martire guerriero dalla leggenda secondo la quale egli sarebbe stato, più di cent'anni dopo, l'uccisore dell'Imperatore rinnegato, Giuliano l'Apostata. Si sa dalla storia come Giuliano combattesse contro i Persiani, ai confini orientali dell'Impero, e morisse nel corso di tali combattimenti. La sua morte venne accolta come una liberazione dagli innumerevoli cristiani perseguitati, i quali vollero scorgere in quel tragico avvenimento la giusta punizione del cielo. Secondo i fedeli della Cappadocia, era stato proprio San Mercurio, che nelle raffigurazioni appariva in veste di soldato, a usare la sua lancia, per ordine divino, contro il petto dell'Imperatore apostata! Si tratta, naturalmente, soltanto di una leggenda: una seconda leggenda, che si aggiunse a quella precedente sulla vita del Santo soldato. In realtà, nulla di storicamente certo si sa sul conto di questo personaggio, creato quasi completamente dalla fantasia devota. Di certo non c'è che l'antichità del suo culto, a Cesarea di Cappadocia, il giorno 25 novembre. Il resto è fantasia, tanto più cara ai fedeli orientali quanto meno probabile e verosimile.
(Referenze fotografiche: Giovanni Mascia, La chiesa del Santissimo Salvatore a Toro, Editrice Lampo, Campobasso 1997).
Fonte:
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Archivio Parrocchia
Referenze fotografiche: Giovanni Mascia, La chiesa del Santissimo Salvatore a Toro, Editrice Lampo, Campobasso 1997.
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