Genova, 1562 - 15 dicembre 1617
Nacque a Genova nel 1562. Cresciuta in un ambiente animato dalla devozione cristiana anche se austero, desiderò forse di entrare nella vita religiosa, ma quando i genitori le trovarono un fidanzato in Angelo Strata, si unì con gioia a lui in matrimonio a 17 anni. Non tardarono ad arrivare i figli, in attesa del sesto, però rimase vedova a 25 anni. Colpita da grave crisi si trovò spesso a invocare la morte, ma appena ristabilitasi pronunciò tre voti: di castità, di non portare mai gioielli e vesti di seta, e di non partecipare a feste mondane. Dopo che le figlie divennero canonichesse lateranensi e i figli entrarono tra i Minimi, si unì a Vicentina Lomellini Centurione, Maria Tacchini, Chiara Spinola e Cecilia Pastori per dar vita all'ordine delle suore Annunziate Celesti a Genova. Per il loro abito le religiose vennero chiamate Turchine o Celesti. La regola fu redatta dal gesuita Bernardino Zanoni, padre spirituale della Fornari. Maria Vittoria morì il 15 dicembre 1617 e fu beatificata da Leone XII nel 1828. (Avvenire)
Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico
Martirologio Romano: A Genova, beata Maria Vittoria Fornari, che, rimasta vedova, fondò l’Ordine dell’Annunciazione.
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Vittoria De Fornari nacque a Genova nel 1562, settima dei nove figli di Girolamo e Barbara Veneroso, benestanti e profondamente religiosi. La piccola dimostrò ben presto una spiccata religiosità, con risultati sorprendenti. Quando uno dei fratelli si ammalò, pregando ottenne la grazia della guarigione. Sentì anche il desiderio di consacrarsi al Signore, ma poi con gioia, a soli 17 anni, sposò un gentiluomo genovese, Angelo Strata. Le nozze vennero celebrate il 21 marzo 1579 e nel volgere di pochi anni nacquero numerosi figli: Angela, Barbara, Giuseppe, Leonardo e Alessandro. Nell’estate 1587, mentre Vittoria era in attesa del sesto figlio, il marito, colpito da una grave infermità, in breve tempo morì (30 novembre 1588). Nacque il bambino che fu chiamato Angelo, poi Vittoria cadde in una sorta di depressione. Iniziò però a frequentare i Gesuiti della chiesa di S. Andrea e si affidò alla Madonna, pregandola in particolare davanti ad un quadro esposto nella sua stanza. Le offrì in voto la castità perpetua, decise di abbandonare gli abiti lussuosi e i salotti della nobiltà, per dedicarsi esclusivamente all'educazione dei figli e ad aiutare il prossimo. Conobbe padre Bernardino Zanoni che la condusse ad una vita di ascesi, in particolare con l’orazione mentale, tracciandole un programma di contrasto del “proprio io” per abbandonarsi all’amore di Gesù. Vittoria partecipava alla Messa quotidiana, recitava regolarmente l’Ufficio della Madonna e il Rosario, accostarsi frequentemente ai sacramenti. Coinvolse i figli e i domestici di casa, noncurante di alcune critiche. Spesso trascorreva anche la notte in preghiera, padre Bernardino le impose inoltre di scrivere quanto avveniva nel suo animo.
Nel 1597, alla tenera età di dieci anni, il penultimo figlio morì. Qualche tempo dopo Vittoria accolse una nipote rimasta senza genitori e un’altra orfana, Chiara Spinola, mentre si rivelava il disegno divino sulla sua famiglia: Angela, la primogenita, vestì l’abito delle Canonichesse Lateranensi, tre anni dopo la raggiunse Barbara. Poi fu il figlio Giuseppe che entrò tra i Minimi di S. Francesco di Paola, seguito da Leonardo e da Angelo, a soli 15 anni. Vittoria fu così più libera di dedicarsi ai poveri per i quali sovente si privò del cibo e, su ordine del confessore, si mise a chiedere l’elemosina davanti alle chiese, suscitando una comprensibile contrarietà da parte di alcuni parenti. Anche numerosi malati furono oggetto delle sue preoccupazioni, procurò loro l’assistenza medica e i farmaci e, se necessario, un sacerdote per ricevere i sacramenti. Presso le chiese di S. Andrea e S. Fede, Vittoria fece catechismo alle bambine, ma anche alle adulte, che volle ricevessero almeno un minimo di istruzione. Trasse dalla strada alcune povere e ignoranti prostitute.
Nel 1600, guidata da padre Zanoni, la Fornari decise di fondare una famiglia religiosa per l’adorazione del Verbo Incarnato e dell’Eucaristia. Sottopose il progetto di un monastero di stretta clausura all'arcivescovo Orazio Spinola, ma i tempi non erano maturi. Solo due anni più tardi, quando era ormai vicina la professione dell'ultimogenito, la fondazione si concretizzò.
Agli inizi del 1603 lo Zanoni le presentò i coniugi genovesi Vincenzina Lomellino e Stefano Centurione, di ritorno da Napoli. Il progetto piacque anche ad essi che in realtà speravano di far aderire in seguito la comunità alla regola carmelitana. Si aggregarono tre giovani penitenti dello Zanoni: Maria Tacchini, Chiara Spinola e Cecilia Pastori, mentre erano contrarie le figlie monache e i figli frati, impauriti dai problemi che potevano derivare. Vittoria andò avanti: comprò una casa e iniziò i lavori per adattarla a monastero, affittò un edificio attiguo per dare inizio alla comunità. Padre Zanoni scrisse le Costituzioni che vennero approvate il 15 marzo 1604 da papa Clemente VIII. Il 5 agosto l'arcivescovo Spinola diede l'abito alle prime cinque monache: la Fornari, eletta priora, mantenne il proprio nome, facendolo precedere da quello di Maria, come fecero poi tutte le monache. L'abito era bianco, scapolare, manto e sandali di color turchino. Per tale motivo vennero ben presto conosciute come le Turchine o Celesti. Nacque così l’Ordine della SS.ma Annunziata, soggetto alla stretta clausura e all'ordinario del luogo, seguendo la Regola di S. Agostino.
Mentre i coniugi Centurione volevano far passare il monastero alla regola del Carmelo, agli inizi del 1605 una grave malattia colpì la Fornari. L'8 aprile morì però la Centurione (suor Maria Maddalena), da tempo malata. Stefano Centurione tentò nuovamente di mutare l'osservanza delle Annunziate e ne sortì una divisione: la Fornari intercettò casualmente, il 16 giugno, una lettera segreta delle consorelle di sostegno al Centurione. Queste poi si pentirono e anche l’uomo le rese pubbliche scuse. Il 7 settembre, finalmente, si celebrò la professione solenne delle prime monache. Si decise che i voti dovevano essere rinnovati ogni 25 marzo, nella solennità dell’Annunciazione. I Somaschi divennero confessori ordinari del nuovo istituto, mentre nel mese di novembre Stefano Centurione, ordinato sacerdote, divenne cappellano del monastero. Il 28 giugno 1608 le Annunziate presero possesso del nuovo monastero del Castelletto, in ottobre la Fornari fu rieletta priora.
L’Ordine conobbe una rapida espansione: da Portalier, cittadina della Borgogna, giunse la richiesta di adesione da parte di 14 giovani donne. Fu la prima di numerose fondazioni promosse e sostenute dai gesuiti, in altre città della Francia, del Belgio oltre che in Italia.
Nel 1611 Madre Maria Vittoria non fu rieletta priora per le condizioni di salute. Accettò con umiltà. Conservò però un inalterato carisma: leggeva nei cuori e Dio la gratificò con “poteri taumaturgici”. «Me ne andrò quando le monache del nostro monastero saranno 40», disse un giorno, e così fu. Il 6 agosto 1613 le Celesti ottennero da Roma la conferma del nuovo istituto. Nello stesso anno morì, in fama di santo, frate Giovanni Angelo (Giuseppe), il figlio primogenito. Appena la quarantesima monaca arrivò, nel 1617, madre Maria Vittoria, colpita da una grave affezione polmonare, annunciò che la morte sarebbe giunta il 15 dicembre. Così avvenne e tutta Genova pianse la sua benefattrice.
Maria Vittoria Fornati Strata fu beatificata da Leone XII il 21 settembre 1828. Possediamo alcuni suoi scritti, parzialmente inediti: una memoria autobiografica (fino al 1605), scritta in forma di confessione; tre lettere, dirette ai figli. Vennero pubblicate alcune biografie: una “Vita” scritta da suor Maria Geltrude, un’altra da F. Melzio nel 1631, tradotta anche in francese, una edita nel 1649 e poi un’altra stampata a Parigi nel 1777. Il suo corpo si conserva incorrotto nel monastero genovese di Serra Ricò.
Autore: Daniele Bolognini
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