Origini e formazione spirituale Jorge Mario Bergoglio nacque il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, in Argentina, in una famiglia di modesti immigrati italiani. Queste origini umili hanno plasmato il suo carattere e la sua visione del mondo, insegnandogli fin da giovane l'importanza della solidarietà e del lavoro comunitario. Prima di entrare in seminario, lavorò come tecnico chimico, esperienza che gli donò una comprensione diretta della vita quotidiana dei laici. La sua vocazione religiosa maturò lentamente, manifestandosi pienamente durante una confessione, momento che descrisse come un incontro trasformativo con la misericordia divina. Entrò nella Compagnia di Gesù nel 1958, formandosi nella tradizione ignaziana che privilegia il discernimento spirituale e l'impegno nel mondo. Ordinato sacerdote nel 1969, Bergoglio abbracciò pienamente la pedagogia spirituale di Sant'Ignazio di Loyola, che enfatizza l'attenzione alla realtà concreta e l'impegno per la giustizia sociale. La sua formazione gesuitica lo portò a sviluppare un approccio teologico che privilegia l'incarnazione del Vangelo nella vita quotidiana. Non si trattava solo di predicare il messaggio cristiano, ma di incarnarlo attraverso azioni concrete. Questa tensione tra contemplazione e azione è diventata uno dei tratti distintivi del suo ministero, tanto da ispirare il nome che scelse al momento dell'elezione papale: Francesco, in onore di San Francesco d'Assisi, simbolo universale di povertà, pace e amore per il creato.
Testimonianza nelle periferie esistenziali Come arcivescovo di Buenos Aires (1998-2013), Bergoglio incarnò un modello pastorale caratterizzato dalla presenza nelle "periferie esistenziali". Preferiva i mezzi pubblici all'auto di servizio, visitava regolarmente le villas miserias (baraccopoli) e celebrava la messa con carcerati e prostitute. Questa prossimità ai marginalizzati non era semplicemente una strategia pastorale, ma una profonda convinzione teologica: Cristo si rivela specialmente nei poveri e negli esclusi. La sua testimonianza di fede si manifestava nell'austerità personale e nell'accessibilità. Abitava in un semplice appartamento invece che nel palazzo episcopale, cucinava i propri pasti e manteneva un contatto diretto con i fedeli. Queste scelte esprimevano una comprensione della fede radicata nel Vangelo e orientata all'essenziale. Durante il suo servizio episcopale, Bergoglio ha dimostrato un forte impegno per la giustizia sociale e la difesa dei diritti umani. La sua vita semplice e la sua vicinanza ai poveri gli hanno guadagnato il rispetto e l'ammirazione di molti. Ha promosso un dialogo interreligioso e una cultura dell'incontro, cercando di costruire ponti tra le diverse comunità religiose e culturali.
Il pontificato: un nuovo stile di leadership Eletto papa il 13 marzo 2013, Bergoglio si presentò subito come un pontefice diverso dai suoi predecessori. La sua elezione ha sorpreso molti, ma ha anche suscitato una grande speranza. Il suo primo gesto pubblico – la richiesta di una preghiera silenziosa da parte della folla riunita in Piazza San Pietro prima di impartire la benedizione apostolica – segnò un cambio di paradigma. Non era più il papa che impartiva autoritariamente la benedizione, ma un pastore che chiedeva sostegno spirituale al suo gregge. Questo atteggiamento di umiltà e dialogo è diventato il marchio distintivo del suo pontificato. La scelta del nome Francesco, ispirata al santo di Assisi, segnalava la volontà di una Chiesa "povera per i poveri". I suoi primi gesti come pontefice—il rifiuto delle scarpe rosse tradizionali, la residenza a Santa Marta invece che nell'appartamento papale—riflettevano una continuità con la sua vita precedente. L'elezione al soglio pontificio ha amplificato, non modificato, questa testimonianza. Francesco ha sempre privilegiato una pastorale incentrata sulla misericordia e sull'inclusione. Nel documento programmatico Evangelii Gaudium (2013), egli ha delineato una visione della Chiesa come "ospedale da campo", chiamata a curare le ferite dell'umanità piuttosto che concentrarsi esclusivamente su questioni dottrinali. Questa immagine ha risuonato profondamente in un'epoca segnata da divisioni sociali, crisi ambientali e sfide globali. Il papa argentino ha invitato i fedeli a uscire dalle proprie zone di comfort per incontrare coloro che vivono ai margini della società, riprendendo il tema biblico della "periferia esistenziale".
Testimone di fede: la prassi della carità Ciò che rende Francesco un testimone straordinario di fede non è solo la sua retorica inclusiva, ma soprattutto il suo esempio pratico. Egli ha dimostrato ripetutamente che la fede cristiana non può essere dissociata dall'impegno per la giustizia sociale. Fin dai primi giorni del suo pontificato, ha adottato uno stile di vita semplice, rifiutando simboli di potere temporale come l'appartamento papale tradizionale e preferendo abitare in una residenza più modesta. Ha abolito privilegi materiali per sé e per la Curia romana, promuovendo invece una cultura di sobrietà e trasparenza. Le sue visite pastorali sono state altrettanto significative. Francesco ha scelto di recarsi non solo nei luoghi tradizionalmente associati al prestigio della Chiesa, ma anche nei contesti più difficili: campi profughi, carceri, quartieri degradati, isole remote colpite da calamità naturali. In queste occasioni, egli ha mostrato una capacità unica di ascoltare le sofferenze delle persone, offrendo loro non solo parole di conforto, ma anche gesti concreti di solidarietà. Ad esempio, durante la pandemia di COVID-19, ha celebrato messe vuote nella solitudine di una basilica deserta, pregando per l'umanità intera e ricordando che nessuno deve essere lasciato indietro. La sua testimonianza di fede si esprime in diversi aspetti chiave:
Misericordia come nucleo evangelico Francesco ha posto la misericordia al centro del messaggio cristiano, indicandola come "l'architrave che sorregge la vita della Chiesa". Il Giubileo straordinario della Misericordia (2015-2016) ha rappresentato un invito alla Chiesa a riscoprire questo aspetto essenziale del Vangelo. La misericordia è un tema centrale del suo pontificato, che si manifesta nel perdono, nella compassione e nell'accoglienza.
Ecologia integrale L'enciclica Laudato Si' (2015) ha collegato la fede cristiana alla cura del creato, proponendo un'ecologia che unisce preoccupazioni ambientali e sociali. Ha ampliato il concetto di custodia del creato fino a includere questioni etiche, economiche e sociali. Ha denunciato il consumismo sfrenato e l'indifferenza verso i poveri come forme di idolatria moderne, invitando tutti – credenti e non credenti – a lavorare insieme per un mondo più equo e sostenibile. Questa visione interpreta la fede non come fuga dal mondo, ma come responsabilità verso di esso.
Dialogo interreligioso e ecumenismo Il documento sulla "Fratellanza Umana" firmato con il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, nel 2019, culminato con la firma del Documento sulla Fratellanza Umana ad Abu Dhabi, rappresenta un passo storico verso il dialogo tra cristiani e musulmani. Questo evento non è stato solo un atto diplomatico, ma un'espressione autentica della sua convinzione che la fede debba essere strumento di pace e riconciliazione. L'enciclica Fratelli Tutti (2020) testimonia una fede aperta all'incontro con l'altro, radicata nella convinzione che Dio opera in tutte le tradizioni religiose.
Sinodalità e riforma della Chiesa L'enfasi sulla Chiesa sinodale riflette una comprensione della fede come cammino comunitario, in cui tutti i battezzati sono chiamati a partecipare attivamente al discernimento ecclesiale. Ha intrapreso una riforma della Chiesa, cercando di renderla più trasparente, inclusiva e orientata al servizio.
La testimonianza nelle contraddizioni La testimonianza di Francesco si rivela anche nell'affrontare le contraddizioni della Chiesa contemporanea. La sua risposta agli scandali di abusi sessuali—pur con limiti riconosciuti—rappresenta un tentativo di purificazione ecclesiale. La riforma della Curia Romana, culminata nella costituzione apostolica "Praedicate Evangelium" (2022), riflette una concezione della Chiesa come strumento di evangelizzazione, non struttura autoreferenziale. Le sue posizioni su temi controversi—dall'accoglienza dei migranti alla critica dell'economia di mercato, dalla cura delle famiglie "irregolari" all'ecumenismo—hanno suscitato resistenze sia all'interno che all'esterno della Chiesa. Francesco ha affrontato queste tensioni con una testimonianza di fermezza nei principi evangelici e flessibilità pastorale.
Spiritualità e preghiera La testimonianza di fede di Francesco si nutre di una spiritualità profondamente personale. La sua devozione mariana, manifestata nelle visite a Santa Maria Maggiore prima e dopo ogni viaggio apostolico, rivela un'intimità con la Madre di Dio. Il suo rapporto con la preghiera traspare nei momenti di silenzio durante le celebrazioni pubbliche e nell'insistenza sulla necessità di "restare con il Signore". Nelle sue omelie quotidiane a Santa Marta, Francesco ha offerto una testimonianza di fede incarnata nella vita ordinaria, interpretando la Scrittura come parola viva che illumina le situazioni concrete. Questo "magistero feriale" esprime una concezione della fede non come sistema dottrinale astratto, ma come incontro quotidiano con Cristo.
Una fede incarnata Papa Francesco incarna una forma di santità che non cerca applausi né riconoscimenti mondani, ma si concentra sul servizio disinteressato. La sua testimonianza di fede si manifesta soprattutto nell'amore per gli altri, specialmente per coloro che la società tende a emarginare. Egli ci ricorda che la vera grandezza non risiede nel potere o nella ricchezza, ma nella capacità di chinarsi davanti ai fratelli e sorelle più vulnerabili, come fece Gesù lavando i piedi ai discepoli. In un'epoca dominata dallo scetticismo e dalla frammentazione, Francesco ci invita a ritrovare il senso profondo della nostra umanità comune. La sua agiografia non è quella di un eroe distante, ma di un uomo che, pur rivestito dell'autorità petrina, continua a camminare accanto al popolo di Dio, condividendo gioie e dolori, speranze e preoccupazioni. È questa prossimità, questa vicinanza empatica, che rende la sua testimonianza di fede così potente e duratura.
Conclusione Dopo una malattia polmonare, Papa Francesco muore il 21 aprile 2025. La testimonianza di Papa Francesco si configura come un'interpretazione autentica del Vangelo nel contesto contemporaneo. La sua fede non si esprime primariamente attraverso elaborazioni teologiche sofisticate, ma mediante gesti concreti di vicinanza, parole di misericordia e scelte di povertà evangelica. In un'epoca di crescente secolarizzazione, Francesco propone una fede che non si ritira dal mondo, ma lo abbraccia con compassione, cercando di trasformarlo secondo la logica delle beatitudini. Papa Francesco rappresenta una figura di speranza in un mondo segnato da conflitti e disuguaglianze. La sua testimonianza di fede, caratterizzata da umiltà, servizio e misericordia, ha ispirato milioni di persone in tutto il mondo. La sua eredità è quella di una Chiesa che si mette al servizio dell'umanità, cercando di costruire un mondo più giusto e fraterno. Nel cuore del terzo millennio, Papa Francesco rimane una voce che interpella le coscienze, un testimone che ci ricorda che la fede non è mai astratta, ma sempre incarnata, vissuta e condivisa. E forse, proprio in questa semplicità, risiede la sua grandezza. Autore: Clara Audisio
Il primo Papa giunto dalle Americhe è il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, arcivescovo di Buenos Aires dal 1998. È una figura di spicco dell’intero continente e un pastore semplice e molto amato nella sua diocesi, che ha girato in lungo e in largo, anche in metropolitana e con gli autobus.
«La mia gente è povera e io sono uno di loro», ha detto una volta per spiegare la scelta di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo. Ai suoi preti ha sempre raccomandato misericordia, coraggio e porte aperte. La cosa peggiore che possa accadere nella Chiesa, ha spiegato in alcune circostanze, «è quella che de Lubac chiama mondanità spirituale», che significa «mettere al centro se stessi». E quando cita la giustizia sociale, invita a riprendere in mano il catechismo, i dieci comandamenti e le beatitudini. Nonostante il carattere schivo è divenuto un punto di riferimento per le sue prese di posizione durante la crisi economica che ha sconvolto il Paese nel 2001.
Nella capitale argentina nasce il 17 dicembre 1936, figlio di emigranti piemontesi: suo padre Mario fa il ragioniere, impiegato nelle ferrovie, mentre sua madre, Regina Sivori, si occupa della casa e dell’educazione dei cinque figli.
Diplomatosi come tecnico chimico, sceglie poi la strada del sacerdozio entrando nel seminario diocesano. L’11 marzo 1958 passa al noviziato della Compagnia di Gesù. Completa gli studi umanistici in Cile e nel 1963, tornato in Argentina, si laurea in filosofia al collegio San Giuseppe a San Miguel. Fra il 1964 e il 1965 è professore di letteratura e psicologia nel collegio dell’Immacolata di Santa Fé e nel 1966 insegna le stesse materie nel collegio del Salvatore a Buenos Aires. Dal 1967 al 1970 studia teologia laureandosi sempre al collegio San Giuseppe.
Il 13 dicembre 1969 è ordinato sacerdote dall’arcivescovo Ramón José Castellano. Prosegue quindi la preparazione tra il 1970 e il 1971 in Spagna, e il 22 aprile 1973 emette la professione perpetua nei gesuiti. Di nuovo in Argentina, è maestro di novizi a Villa Barilari a San Miguel, professore presso la facoltà di teologia, consultore della provincia della Compagnia di Gesù e rettore del Collegio.
Il 31 luglio 1973 viene eletto provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Sei anni dopo riprende il lavoro nel campo universitario e, tra il 1980 e il 1986, è di nuovo rettore del collegio di San Giuseppe, oltre che parroco ancora a San Miguel. Nel marzo 1986 va in Germania per ultimare la tesi dottorale; quindi i superiori lo inviano nel collegio del Salvatore a Buenos Aires e poi nella chiesa della Compagnia nella città di Cordoba, come direttore spirituale e confessore.
È il cardinale Quarracino a volerlo come suo stretto collaboratore a Buenos Aires. Così il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo titolare di Auca e ausiliare di Buenos Aires. Il 27 giugno riceve nella cattedrale l’ordinazione episcopale proprio dal cardinale. Come motto sceglie Miserando atque eligendo e nello stemma inserisce il cristogramma ihs, simbolo della Compagnia di Gesù. È subito nominato vicario episcopale della zona Flores e il 21 dicembre 1993 diviene vicario generale. Nessuna sorpresa dunque quando, il 3 giugno 1997, è promosso arcivescovo coadiutore di Buenos Aires. Passati neppure nove mesi, alla morte del cardinale Quarracino gli succede, il 28 febbraio 1998, come arcivescovo, primate di Argentina, ordinario per i fedeli di rito orientale residenti nel Paese, gran cancelliere dell’Università Cattolica.
Nel Concistoro del 21 febbraio 2001, Giovanni Paolo II lo crea cardinale, del titolo di san Roberto Bellarmino. Nell’ottobre 2001 è nominato relatore generale aggiunto alla decima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicata al ministero episcopale. Intanto in America latina la sua figura diventa sempre più popolare. Nel 2002 declina la nomina a presidente della Conferenza episcopale argentina, ma tre anni dopo viene eletto e poi riconfermato per un altro triennio nel 2008. Intanto, nell’aprile 2005, partecipa al conclave in cui è eletto Benedetto XVI.
Come arcivescovo di Buenos Aires — tre milioni di abitanti — pensa a un progetto missionario incentrato sulla comunione e sull’evangelizzazione. Quattro gli obiettivi principali: comunità aperte e fraterne; protagonismo di un laicato consapevole; evangelizzazione rivolta a ogni abitante della città; assistenza ai poveri e ai malati. Invita preti e laici a lavorare insieme. Nel settembre 2009 lancia a livello nazionale la campagna di solidarietà per il bicentenario dell’indipendenza del Paese: duecento opere di carità da realizzare entro il 2016. E, in chiave continentale, nutre forti speranze sull’onda del messaggio della Conferenza di Aparecida nel 2007, fino a definirlo «l’Evangelii nuntiandi dell’America Latina».
Viene eletto Sommo Pontefice il 13 marzo 2013.
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