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Mesillas, Messico, 8 febbraio 1898 – Chalchihuites, Messico, 15 agosto 1926
Manuel Morales, messicano di Mesillas, compendiò in sé tutte le virtù del laico cristiano impegnato nella vita, nella famiglia, nell’apostolato. Dall’Eucaristia vissuta e adorata trasse la forza per essere un padre gentile e uno sposo fedele, ma anche per battersi, in quanto membro dell'Associazione Cattolica della Gioventù Messicana e presidente della sezione di Chalchihuites della Lega Nazionale in Difesa della Libertà Religiosa, contro le leggi che avversavano la religione cattolica. Il 15 agosto 1926 venne a sapere che il suo parroco, don Luis Batis Sáinz, era stato arrestato. Radunò alcune persone per andare a chiedere la sua liberazione, ma venne a sua volta sorpreso dai soldati. Lo stesso giorno venne fucilato, insieme a don Batis e ad altri due collaboratori della parrocchia di Chalchihuites, i cugini Salvador Lara Puente e David Roldán Lara. Aveva ventinove anni. È stato beatificato il 22 novembre 1992, insieme ai suoi compagni di martirio e ad altri ventuno, tra sacerdoti e laici, vittime della stessa persecuzione. Quei venticinque Beati sono poi stati canonizzati il 21 maggio 2000. I resti mortali di san Manuel Morales e degli altri tre martiri sono venerati presso l’altare della Madonna di Guadalupe della chiesa parrocchiale di Chalchihuites.
Emblema: Palma
Martirologio Romano: In località Chalchihuites nel territorio di Durango in Messico, santi martiri Luigi Batis Sáinz, sacerdote, Emanuele Morales, padre di famiglia, Salvatore Lara Puente e Davide Roldán Lara, uccisi in odio alla fede durante la persecuzione messicana.
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Infanzia ed educazione
Manuel Morales nacque a Mesillas presso Zacatecas (in diocesi di Durango) in Messico l’8 febbraio 1898. Fu registrato come figlio dei suoi nonni, poiché sua madre, Matiana Morales, era nubile. Ancora piccolo perse il nonno José, che per lui fu come il padre che non aveva avuto: insieme alla nonna, quindi, si trasferì a Chalchihuites.
Nel 1911, Manuel manifestò il desiderio di proseguire gli studi, prendendo l’indirizzo letterario: col permesso della nonna, iniziò a frequentare i corsi nel Seminario Conciliare di Durango il 2 ottobre 1911, come allievo esterno.
Tuttavia, la crisi sociale in corso in Messico, dovuta alla rivoluzione, colpì anche le istituzioni educative, compreso il Seminario, che venne chiuso. Gli allievi dovettero spostarsi ora in un luogo, ora in un altro, a volte perfino senza mangiare. Di fronte a quello stato di cose, Manuel tornò a Chalchihuites, per aiutare i suoi parenti, che erano molto poveri.
Un cristiano tutto d’un pezzo
Trovò quindi lavoro come commesso in un negozio, dove si fece ben volere per il carattere amabile, semplice e cordiale di cui era dotato. Anche nel suo impiego successivo, in un panificio a conduzione familiare, fu responsabile, operoso e tenace, il che gli spianò la strada nella vita.
Il 1° settembre 1921 sposò María del Consuelo Loera Cifuentes. Ebbero tre figli: Manuel, Carlos e Alfonso. Riusciva a dare il tempo giusto sia alla famiglia, sia al lavoro, sia alla Chiesa. Assisteva quotidianamente alla Messa con la sua famiglia e si comunicava di frequente. Era anche uno dei collaboratori del suo parroco, don Luis Batis Sáinz.
Fu infine membro dell’Associazione Cattolica della Gioventù Messicana e presidente della sezione di Chalchihuites della Lega Nazionale in Difesa della Libertà Religiosa. Era un organismo che, con mezzi pacifici, cercava di ottenere l’abrogazione delle leggi persecutorie allora in vigore.
Tempi difficili per la Chiesa in Messico
Le condizioni della Chiesa in Messico, tuttavia, si stavano facendo estremamente difficili, specialmente dopo l’entrata in vigore, il 5 febbraio 1917, della nuova Costituzione anticlericale e antireligiosa. Il clero cattolico fu oggetto di minacce, soprusi e vessazioni da parte del governo, che si spinsero fino alla più bruta violenza e all’assassinio.
In un continuo succedersi di presidenti chiamati a guidare il Paese, alcuni uccisi, in preda a costanti conflitti interni, si giunse alla nomina di Plutarco Elias Calles nel 1924. Questi lavorò per il risanamento economico, il rafforzamento del movimento operaio, favorì la distribuzione della terra ai contadini. Allo stesso tempo, però, inasprì anche la lotta contro la Chiesa, che in si tramutò in una vera e propria persecuzione verso i sacerdoti e i laici cattolici.
La reazione di Manuel
Il 29 luglio 1926, nell’imminenza della legge che ordinava la chiusura delle chiese e la cessazione del culto pubblico, la Lega Nazionale in Difesa della Libertà Religiosa entrò pienamente in funzione a Chalchihuites. Manuel, in qualità di presidente e oratore principale, invitò i partecipanti alla riunione (600 circa) a lottare per la libertà religiosa, ma usando solo mezzi pacifici:
«Vi esorto ad appartenere senza timori alla Lega, i cui modi d’operare non attaccheranno in nulla il rispetto verso il Governo costituito. “Dio e il mio diritto” è il nostro motto. Questa Lega sarà pacifica, senza immischiarsi in alcun modo in questioni politiche. Il nostro progetto, supplicare il Governo che si conceda l’abrogazione degli articoli che opprimono la libertà religiosa. Gridiamo ai quattro venti e col cuore pieno di giubilo: “Viva Cristo Re e la “Morenita” del Tepeyac!”». L’assemblea ripeté, inneggiando a Cristo Re e alla Madonna di Guadalupe.
Le autorità governative interpretarono queste manifestazioni come una sfida e accusarono i partecipanti di organizzare una sollevazione armata.
L’arresto
La mattina di domenica 15 agosto 1926, Manuel venne svegliato con la notizia che don Luis Batis Sáinz, il suo parroco, era stato messo in carcere. Decise d’intervenire immediatamente per la sua liberazione.
Insieme a Salvador Lara Puente, segretario della Lega Nazionale in Difesa della Libertà Religiosa di Chalchihuites, iniziò a radunare quanta più gente possibile per andare a trattare, di fronte alle autorità, circa la liberazione del parroco.
Con quanti avevano deciso di seguirli, si presentarono di fronte ai membri del consiglio di zona. Nel mezzo della riunione, irruppe un drappello di soldati, il cui capo a voce alta chiamò: «Manuel Morales!». Lui si fece avanti e con garbo si presentò: «Sono io, a sua disposizione!». I soldati non risposero in maniera altrettanto gentile: lo presero a spintoni e lo colpirono col calcio di un fucile.
Il martirio
Manuel e Salvador furono quindi tenuti prigionieri nel Palazzo Municipale col cugino di quest’ultimo, David Roldán Lara, vicepresidente della Lega, e col loro parroco. Furono poi fatti salire su due automobili: il parroco e Manuel su uno, i due cugini sull’altro.
La moglie di Manuel aveva tentato in tutti i modi di salvargli la vita e provò anche in quel momento, tenendo in braccio uno dei suoi bambini, ma senza esito. Il bambino, a un certo punto, le sfuggì di mano e corse dal padre, che l’abbracciò a lungo.
L’automobile su cui viaggiavano don Batis e Manuel si fermò in un luogo detto Puerto de Santa Teresa, fuori dalla città, ma dovette aspettare che arrivasse anche l’altro mezzo, che si era bloccato per un’avaria.
I carcerieri li fecero scendere e camminare a piedi per circa mezzo chilometro. Mentre camminavano, dissero ai prigionieri: «Se voi riconoscerete la legge Calles, non vi accadrà nulla». «Piuttosto la morte», risposero i due: riconoscere la nuova costituzione implicava mancare di fedeltà alla Chiesa.
Don Batis aggiunse: «Vi chiedo solo che, pensando ai figli piccoli della famiglia di Manuel, gli risparmiate la vita; io offro la mia vita per la sua. Sarò vittima, sono disposto a farlo». Lui, però, rispose: «Signor parroco, io muoio, ma Dio non muore. Lui si occuperà di mia moglie e dei miei figli». Era la stessa risposta che gli aveva dato tempo prima, in una riunione dell'Associazione Cattolica della Gioventù Messicana.
Il parroco comprese che non poteva fare più nulla e gli diede il suo «Arrivederci in Cielo». Quindi Manuel, togliendosi il cappello per facilitare la mira ed essere colpito in piena fronte, esclamò: «Viva Cristo Re e la Vergine di Guadalupe!». Venne quindi fucilato, insieme a don Batis. Manuel Morales aveva 29 anni. I cugini Salvador Lara Puente e David Roldán Lara vennero fucilati dopo di loro.
I loro cadaveri furono recuperati dagli abitanti di Chalchihuites, che li vegliarono, ciascuno nelle proprie abitazioni, e diedero loro sepoltura nel Cimitero Municipale, per evitare la profanazione. Furono poi traslati nella chiesa parrocchiale di Chalchihuites. Ora sono venerati presso l’altare della Madonna di Guadalupe.
Tra i 25 Santi martiri messicani
La causa di Manuel e dei suoi compagni di martirio è confluita in un gruppo di 25 sacerdoti e laici di varie diocesi del Messico, capeggiati da don Cristóbal Magallanes Jara. Il Papa san Giovanni Paolo II li beatificò il 22 novembre 1992 nella Basilica di San Pietro e li canonizzò il 21 maggio del 2000 in piazza San Pietro.
Fissando subito dopo la canonizzazione la loro memoria liturgica congiunta al 21 maggio, indicò definitivamente alla Chiesa universale l’esempio della loro santità, operata in vita e coronata dal martirio finale.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flochini
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