Avigliana, Torino, 1451 - Avigliana, Torino, 17 settembre 1479
Nacque nel 1451 ad Avigliana (Torino), dove a 20 anni entrò nell'Ordine Agostiniano. Morì il 17 settembre del 1479 appena nove mesi dopo l'ordinazione sacerdotale. Si distinse per spirito di obbedienza, purezza di vita e devozione alla passione di Cristo. Il suo culto, confermato da Pio IX nel 1865, è ancora vivissimo in Avigliana e dintorni.Le sue spoglie mortali sono esposte alla venerazione dei fedeli nella chiesa parrocchiale dei Santi Giovanni e Pietro in Avigliana.
Martirologio Romano: Ad Avigliana presso Torino, beato Cherubino Testa, sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che ebbe grande devozione per la Passione del Signore.
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Appartenente alla nobile famiglia Testa, Cherubino nacque ad Avigliana (Torino) nel 1451. Abbracciata ben presto la vita religiosa, vestì l'abito degli Eremitani di s. Agostino nel locale convento dell'Ordine, fondato dal b. Adriano Berzetti da Buronzo. Qui condusse, sino alla fine della sua breve esistenza, un'austera vita di mortificazione e di santità, improntata sempre a un profondo spirito di obbedienza e a un'immensa pietà, distinguendosi, inoltre, per la sua purezza e per la particolare profonda devozione alla Passione di Cristo, tanto da trascorrere gran parte della sua giornata piangendo, in estatica contemplazione di Gesù crocifisso. Cherubino si spense, ventottenne, il 17 settembre 1479 nello stesso convento aviglianese. Si narra che, nel momento in cui esalò l’ultimo respiro, le campane del luogo si misero a suonare da sole prodigiosamente, quasi ad annunziare il felice transito dell'anima sua in paradiso. In un dipinto esistente un tempo nel chiostro dell'antico convento agostiniano di Tolentino, nelle Marche, il beato Cherubino era raffigurato con l'aureola, un giglio geminato sul cuore e un crocifisso nella mano destra; sotto l’immagine si poteva leggere la seguente iscrizione: Beatus Cherubinus de Aviliana, conventus S. Augustini Avilianae magnus splendor. La ragione per cui veniva rappresentato con il giglio germogliante dal cuore è spiegata da taluni antichi scrittori agostiniani, quali, ad es., il Torelli e l’Elsen, col fatto che, avvertendo i suoi confratelli un soave olezzo sprigionarsi dal suo sepolcro ogni qualvolta vi passavano davanti per recarsi in coro, fu deciso di esumare il corpo del beato per trasferirlo in una più degna sepoltura. All'apertura del sepolcro si vide che un odoroso giglio era spuntato miracolosamente dal suo cuore. Tali prodigi, verificatisi dopo la sua morte, favorirono l’immediata affermazione del culto in suo onore, conservatosi sempre vivo nel tempo, così da ottenere solenne conferma da parte di Pio IX, il 21 settembre 1865. La sua memoria liturgica ricorre il 17 settembre, mentre l'Ordine degli Agostiniani lo ricorda il 16 dicembre.
Autore: P. Bruno Silvestrini O.S.A.
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