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San Faustino dell’Incarnazione (Manuel Míguez González) Sacerdote scolopio, fondatore

Festa: 8 marzo

Xamiras, Spagna, 24 marzo 1831 - Getafe, Spagna, 8 marzo 1925

Manuel Míguez González, nato a Xamiras in Spagna il 24 marzo 1831, entrò nel noviziato dell’Ordine dei Chierici Regolari delle Scuole Pie o padri Scolopi nel 1850, determinato a seguire le orme del fondatore, san Giuseppe Calasanzio, nell’educazione dei bambini poveri; in religione assunse il nome di padre Faustino dell’Incarnazione. Fu docente in vari collegi, occupandosi specialmente d’insegnare scienze naturali, con un genuino spirito di umiltà. Si dedicava anche alla confessione e alla direzione spirituale: il bene che faceva alle anime era lo stesso che donava ai corpi, preparando medicinali a base di erbe che furono riconosciuti come validi e venduti nelle farmacie. Per fornire un’adeguata istruzione anche alle bambine abbandonate, fondò il 2 febbraio 1895 il Pio Istituto Calasanziano Figlie della Divina Pastora. Morì novantaquattrenne, con alle spalle oltre cinquant’anni d’insegnamento, l'8 marzo 1925 a Getafe. È stato beatificato il 25 ottobre 1998 a Roma. Il 21 dicembre 2016 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto per un secondo miracolo ottenuto tramite la sua intercessione, aprendo quindi la strada alla sua canonizzazione, fissata a domenica 15 ottobre 2017 I suoi resti mortali sono venerati presso la cappella della Casa madre delle Figlie della Divina Pastora a Getafe.

Martirologio Romano: Nella città di Getafe vicino a Madrid in Spagna, beato Faustino Míguez, religioso dell’Ordine dei Chierici Regolari delle Scuole Pie, che, ordinato sacerdote, si dedicò appieno all’insegnamento e, raggiunta una grande fama di maestro e di scienziato naturalista, fu tuttavia sempre solerte nell’impegno pastorale e fondò la Congregazione delle Figlie della Divina Pastora.


I primi anni
Manuel Míguez González nacque a Xamirás, presso Acevedo del Río, nella provincia di Orense in Spagna, il 24 marzo 1831. Era il quarto e ultimo figlio di Benito Míguez e Maria González, ferventi cristiani e instancabili lavoratori. Fu battezzato il giorno dopo la nascita e, un anno dopo, ricevette la Cresima.
Il paesaggio del suo paese natale, tra valli e montagne scoscese, gli fece maturare un carattere riservato, osservatore, amante della natura, deciso nell’affrontare e superare gli ostacoli, capace di lavorare con costanza e rettitudine.
Studiò latino e scienze umane nel convitto annesso al santuario di Nostra Signora dei Miracoli a Orense, dove si era trasferito a sedici anni, dopo aver terminato la scuola municipale. La sua vivace intelligenza, pur ottenendogli ottimi risultati a scuola, lo aprì presto a una notevole inquietudine interiore.

La vocazione
L’incontro con un sacerdote dell’Ordine dei Chierici Regolari delle Scuole Pie (detti padri Scolopi) lo colpì molto: s’informò sulla vita e l’opera del fondatore, san Giuseppe Calasanzio, e decise di seguire le sue orme. I suoi familiari non si aspettavano che andasse a insegnare tra i bambini e i ragazzi poveri, ma alla fine si arresero.
Entrò nell'ordine a 19 anni, il 5 dicembre 1850, e cambiò il suo nome in Faustino dell’Incarnazione. Terminato il noviziato, pronunciò i voti solenni il 16 gennaio 1853 nel collegio di San Fernando a Madrid. Anche durante il cammino di formazione si fece notare per intelligenza, tanto che già da suddiacono, nell’anno 1855/’56, cominciò a insegnare. Infine, l’8 marzo 1856, fu ordinato sacerdote.

A Cuba, la scoperta delle piante medicinali
Il suo primo incarico di rilievo fu a Cuba, dove fu inviato il 3 novembre 1857: precisamente, fu incaricato d’insegnare agricoltura, fisica, chimica e storia naturale alla Scuola Normale di Guanabacoa, fondata dagli Scolopi per la formazione dei maestri.
Mentre insegnava, si accorse che gli abitanti dell’isola facevano largo uso delle piante a scopi medicinali: provò subito a sperimentare cure simili con le piante che a sua volta aveva studiato. Fu però colpito da un’intossicazione e dovette rientrare in Spagna per curarsi.

Ritorno in Spagna e fama come chimico
Venne quindi destinato al collegio di San Fernando per la convalescenza. Nel settembre 1861 si trasferì a Getafe, dove comprese di dover vivere il proprio lavoro in spirito di preghiera. Nel 1868 passò a Celanova, luogo di una nuova fondazione, ma già il 3 settembre 1869 cambiò comunità. A Sanlúcar de Barrameda, quindi, insegnò di nuovo fisica, chimica e storia naturale.
La sua fama di ottimo chimico gli ottenne, il 16 aprile 1872, la richiesta di analizzare le acque potabili del Municipio di Sanlúcar. Il 30 aprile successivo rispose affermativamente: era il suo modo di alleviare il dolore della popolazione, un servizio verso coloro ai quali si sentiva mandato, da «uomo del popolo e per il popolo», come si definiva.

Il suo stile di educatore
Successivamente fu trasferito a Siviglia e poi alla nuova fondazione di El Escorial, dove insegnò e fu bibliotecario nella Biblioteca Escurialense. Fu poi Rettore al Collegio di Monforte de Lemos. Nei quasi 50 anni d’insegnamento cercò di rimanere sempre nascosto senza farsi notare, dedicandosi ai ragazzi e ai giovani con sensibilità unica, con rispetto e affetto; conosceva ognuno e di ciascuno voleva il bene. Si sentiva chiamato ad essere compagno e amico, maestro e guida nel cammino della realizzazione piena dei suoi allievi.

Di nuovo a Sanlúcar
Nel 1879 gli venne concesso di partire per l’Argentina, perché le Scuole Pie si stavano espandendo anche a Buenos Aires, ma per ragioni sconosciute la partenza venne annullata. Fu quindi mandato a Sanlúcar per la seconda volta, riprendendo i suoi studi e gli esperimenti con le piante medicinali.
Col crescere della sua fama, ebbe l’invito a visitare il futuro re Alfonso XIII di Spagna, quand’era ancora bambino: lo guarì da una grave malattia e, come unica ricompensa, chiese di poter continuare a fare del bene ai malati.
Molti ormai si rivolgevano a lui per essere curati con l’applicazione delle proprietà delle piante. Ben dodici medicinali vennero registrati come validi dalla Direzione Generale della Sanità dal 1922 e venduti in farmacia.

Fondatore dell’Istituto Calasanziano Figlie della Divina Pastora
Nel frattempo, si rese conto dell’ignoranza e dell’emarginazione in cui erano relegate le donne di Sanlúcar, che non avevano accesso alla scuola elementare. In breve, comprese che bisognasse guidarle sin dall’infanzia, per un’autentica promozione umana.
Iniziò quindi a occuparsi di alcune bambine, impartendo loro una formazione cristiana solida, aiutato da alcune collaboratrici laiche. L’arcivescovo di Siviglia, monsignor Ceferino Gonzalez, riconobbe in quel piccolo gruppo il germe di una nuova realtà religiosa e incoraggiò padre Faustino ad avviare una vera e propria fondazione.
Così, il 2 gennaio 1885, furono approvate le basi dell’Associazione delle Figlie della Divina Pastora, della quale padre Faustino fu nominato Direttore. Il fine specifico era stato individuato nell’educazione delle bambine povere, secondo lo spirito e lo stile di san Giuseppe Calasanzio.
La prima approvazione diocesana avvenne il 12 giugno 1889, seguita da quella pontificia nel 1910. Papa Pio XI approvò nel 1922 le Costituzioni definitive e, l’anno seguente, le prime suore partirono per le missioni in Africa e America. Il nome ufficiale era stato indicato come Pio Istituto Calasanziano Figlie della Divina Pastora.

“Concorrente” degli altri medici e farmacisti
Padre Faustino guidò le Figlie della Divina Pastora senza trascurare i suoi altri impegni, cui si aggiunse, dietro le insistenze del Decano di Medicina all’università di Siviglia, l’impegno per la cura dei malati, sia per aiutarli, sia per finanziare il nascente Istituto.
Tuttavia, molti medici videro in lui un concorrente particolare, quindi sollecitarono un suo nuovo trasferimento. Nel 1888-1889 dovette quindi tornare a Getafe, dove fondò il Laboratorio Míguez, indizio della sua attenzione al benessere completo dell’uomo. Anche lì, però, l’invidia dei colleghi medici e farmacisti lo segnò, tanto che dovette intervenire il governo: nel 1901, quindi, dovette interrompere la sua attività terapeutica.

Gli ultimi anni e la morte
Oltre al suo operato come educatore e medico, padre Faustino scrisse vari libri che, con linguaggio semplice, contribuivano alla divulgazione scientifica. Infine, senza dimenticare il suo carattere di sacerdote, dedicò molte ore al confessionale, diventando il direttore spirituale di molte anime. Morì a Getafe l’8 marzo 1925, a 94 anni.

Il processo di beatificazione
La fase diocesana della sua causa di beatificazione si è svolta a Madrid, mentre il 7 gennaio 1982 è iniziata la fase romana. Sia il processo informativo sia quello apostolico sono stati convalidati col decreto del 28 febbraio 1994. Nello stesso anno è stata presentata alla Congregazione delle Cause dei Santi la “Positio super virtutibus”.
I consultori teologi, il 26 giugno 1990, hanno valutato positivamente la “Positio”; il loro parere è stato confermato dai cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi il 20 ottobre 1992. Due mesi dopo, il 21 dicembre 1992, il Papa san Giovanni Paolo II ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui padre Faustino Míguez era dichiarato Venerabile. I suoi resti mortali riposano nella cappella delle Figlie della Divina Pastora a Ge¬tafe.

Il primo miracolo e la beatificazione
Come miracolo valido per la beatificazione è stato considerato il caso di un diciassettenne argentino, di nome Oscar, disabile mentale e affetto da epilessia. Alle prime ore del 16 ottobre 1989 sua madre lo trovò immerso in un sonno tanto profondo da non riuscire a svegliarlo, per cui fu immediatamente portato all’ospedale San Miguel di Buenos Aires.
Oscar era caduto in coma, senza che i medici ne sapessero dare la spiegazione. Ogni diagnosi era incerta, ma i medici non davano speranze alla famiglia: così, al paziente venne amministrata l’Unzione degli Infermi.
Una Figlia della Divina Pastora, suor Nieves, che visitava due volte a settimana l’ospedale San Miguel, incontrò per la prima volta Oscar il 17 ottobre 1989. Al vederlo così malridotto, chiese all’infermiera di darle la novena a padre Faustino e lei a sua volta la consegnò alla madre del ragazzo. La donna pregò la preghiera tutti i giorni, anche più di una volta al giorno. La suora a sua volta pregò, chiedendo al Fondatore che intercedesse affinché Oscar si svegliasse: pregò tanto che il foglietto con la novena si consumò e divenne illeggibile. Chiese anche alle consorelle della sua comunità e ai bambini del loro collegio di recitare la novena. Il giovane intanto era in prognosi riservata, il che implicava due possibilità: la morte o lo stato vegetativo permanente.
Al mattino tra l’ottavo e il nono giorno della novena, all’improvviso, Oscar si riprese, domandò di alzarsi e di poter essere portato a casa. Suor Nives, che aveva pregato anche la mattina prima di andare in ospedale, se lo vide davanti sveglio quando arrivò in Terapia Intensiva. L’aiutò a camminare perché gli facevano male i piedi e la colonna vertebrale e lui le disse che si era svegliato alle 4 di mattina, perché era riuscito a vedere l’orologio della sala di Terapia intensiva e si era reso conto di non essere in casa.
L’inchiesta diocesana sull’asserito miracolo venne convalidata il 2 dicembre 1994 e già un anno dopo, il 9 novembre 1995, la commissione medica della Congregazione delle Cause dei Santi si pronunciava favorevolmente sull’inspiegabilità del fatto. I consultori teologi, il 12 giugno 1997, e i cardinali e vescovi della Congregazione, il 17 marzo 1998, furono concordi nel dichiarare che era da attribuire all’intercessione del Venerabile Faustino Míguez.
Infine, il 6 aprile 1998, san Giovanni Paolo II concesse di promulgare il decreto con cui la guarigione di Oscar era da dichiararsi inspiegabile, completa, duratura e ottenuta per intercessione del fondatore delle Figlie della Divina Pastora. Lo stesso Pontefice lo beatificò in piazza San Pietro a Roma il 25 ottobre 1998 insieme ad altri tre candidati agli altari.

Il secondo miracolo e la canonizzazione
Per ottenere la canonizzazione è stato considerato un secondo miracolo, avvenuto nel 2003 a Verónica Stoberg, una donna di Santiago del Cile. La sera del 10 settembre era alla trentaseiesima settimana di gravidanza, quando sentì forti dolori addominali, le salì la pressione e perse coscienza. Portata in ospedale, le fu diagnosticata una preeclampsia, ossia una malattia grave che colpisce solo le donne incinte, pericolosa sia per la gestante che per il nascituro. Di conseguenza, si procedette a un parto cesareo d’emergenza.
Il quadro clinico di Verónica, nelle ore seguenti divenne sempre più grave: lesioni al fegato con una grave e incontrollata emorragia, insufficienza renale ed epatica, problemi neurologici e disfunzioni multiple in vari organi.
Sabato 13 settembre 2003, Pedro Núñez, marito della donna, andò insieme alle altre loro tre figlie alla cappella del collegio Divina Pastora a La Florida, dove le bambine erano allieve: pregarono insieme davanti all’immagine del Beato Faustino Míguez. Nel giro di poche ore, Verónica migliorò notevolmente e, alcune settimane dopo, fu dichiarata fuori pericolo.
L’inchiesta sull’asserito miracolo fu celebrata nella diocesi di Santiago del Cile e si concluse il 17 aprile 2009, venendo convalidata il 31 maggio 2010.
Il 21 dicembre 2016, a quattordici anni esatti dal decreto sulle virtù eroiche, è quindi stata autorizzata da papa Francesco la promulgazione di quello che dichiarava la guarigione di Verónica Stoberg come miracolosa e ottenuta per intercessione di padre Faustino. La sua canonizzazione è stata fissata a domenica 15 ottobre 2017.


Autore:
Emilio Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2017-04-21

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