Nel nostro tempo, dominato dalla velocità, è difficile rendersi conto delle difficoltà, ma anche - ammettiamolo - delle soddisfazioni incontrate dai viaggiatori del tempo passato, e specialmente di quel passato remoto che è costituito dai secoli del Medioevo. Oggi si viaggia per lavoro, cioè per necessità, o almeno per convenienza, oppure per piacere, o svago, o come si dice per turismo. I viaggi di lavoro o di affari sono sempre esistiti: compiuti da mercanti, soldati, uomini politici, uomini d'affari. In questo senso, ben poco è cambiato nella storia, se non la velocità negli spostamenti. Il caso è diverso se si parla dei moderni spostamenti turistici, fatti di svago, curiosità, e anche desiderio di cultura. E' un fenomeno tipico del nostro tempo, ma che anche nel passato ebbe un precedente quasi simile: quello di viaggiare per fede, di compiere cioè i famosi, numerosi e soprattutto faticosi pellegrinaggi. La sappiamo abbastanza lunga, oggi, per immaginare che non tutti i pellegrini medioevali fossero mossi da puri intenti spirituali o da preoccupazioni soltanto devote. C'entrava anche, e spesso in larga parte, una vera e propria moda, con il piacere di nuove compagnie e l'umana vanità di credersi migliori degli altri. Basterebbe, a questo proposito, rileggere le storie dei pellegrini e delle pellegrine diretti a Canterbury, e narrate da Chaucer, il padre della letteratura in lingua inglese. Ma nonostante ciò, fa ancora una certa impressione sapere di uomini che si santificavano pellegrinando, cioè viaggiando a piedi da santuario a santuario e da paese a paese, in mezzo a mille pericoli, ma nella certezza di una giusta scelta e di una meritoria fatica. E' il caso di San Rocco, uno dei più celebri pellegrini, e di questi Patrono; ed è anche il caso di un Santo oggi ricordato, sotto il nome poco comune di Geroldo. Questi veniva dalla Germania, come germanico era il suo nome, ed era nato a Colonia. città mèta anch'essa di pellegrinaggi, per la devozione di Sant'Orsola e delle sue favolose undicimila compagne, e per le reliquie dei Re Magi, conservate nella celebre cattedrale. Geroldo fu, per così dire, un pellegrino di professione, che allungò progressivamente la portata dei suoi viaggi, sempre più lunghi e difficoltosi, come un atleta migliora via via le sue prestazioni. Fu a Roma, percorrendo la strada dei Romei, per pregare nelle Basiliche e venerare il lino della Veronica. Giunse a San Giacomo di Compostella, bordone in mano e conchiglia sul petto, per rendere omaggio al " barone "della Galizia, San Giacomo. Finalmente salpò, impugnando la palma, per la lontana Terrasanta, il paese del Signore. Chi andava pellegrino a Gerusalemme, faceva testamento prima di partire, perché le probabilità di tornare erano piuttosto scarse. San Geroldo, invece, fu tra quelli che tornarono dall'Oriente in Italia. Ma per lui, la strada più insicura fu quella di casa. Traversando le Alpi, venne aggredito dai rapinatori, che lo lasciarono morto, nel 1241. La spoglia fu raccolta da alcuni passanti, e portata a Cremona, dove si accese, a voce di popolo, il culto per il devoto pellegrino.
Fonte:
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Archivio Parrocchia
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