† Roma, 185
Muore da martire nel 185, sotto l’imperatore Commodo; quello che più si ricorda di Apollonio è la sua orazione finale davanti al governatore Perennio e al Senato: non la sua difesa, bensì un’apologia del cristianesimo, puntuale e poetica, che gli varrà, appunto, la condanna a morte.
Martirologio Romano: A Roma, commemorazione di sant’Apollonio filosofo, martire, che sotto l’imperatore Commodo, davanti al governatore Perennio e al Senato con una raffinata orazione difese la causa della fede cristiana, confermandola poi, dopo la condanna a morte, con la testimonianza del suo sangue.
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S. Apollonio fu martirizzato a Roma nel 185, sotto l’impero di Commodo (161-192); notizie che lo riguardano ci sono pervenute da ben quattro fonti, per primo dai processi verbali contenuti nella raccolta degli atti degli antichi martiri, incorporata nella “Storia Ecclesiastica” di Eusebio, vescovo e storico (265-340); poi in due capitoli del “De Viris Illustribus” di s. Gerolamo, vescovo e Dottore della Chiesa (347-420) e in due redazioni della ‘passio’, una in armeno e l’altra in greco, scoperte nel secolo XIX.
Secondo queste fonti, Apollonio era un’illustre personaggio romano, erudito in scienza e filosofia e sembra anche senatore; essendo cristiano venne denunciato al prefetto del Pretorio, Perennio, quindi fu chiamato a discolparsi e secondo s. Gerolamo, egli lesse davanti al senato un ”insigne volume descrittivo della fede in Cristo”.
Quindi questo ‘volumen’ invece di essere una ritrattazione, conteneva un’apologia del Cristianesimo, atto contrario al rescritto imperiale di Traiano, che lo proibiva, pertanto Apollonio venne condannato a morte.
I testi riferiscono che fu sottoposto a due interrogatori, a distanza di tre giorni l’uno dall’altro, il primo presieduto dallo stesso Perennio, il secondo da un collegio di senatori, consiglieri e giuristi. La descrizione delle udienze, meraviglia per il tono pacato ed il trattamento riservatogli, non solo per il suo rango sociale; al contrario di altre ‘passiones’ chiaramente inverosimili o troppo brevi; è ascoltato con attenzione, lo interrompono solo per contrastare, ma con serietà, le sue argomentazioni o per moderare l’asprezza delle sue parole e quindi la punibilità di esse.
Perennio è un giudice illuminato e magnanimo, come Apollonio è un uomo dalla mente pronta e vivacissima; non abbiamo in questa situazione il ripetersi prevenuto dei cristiani, del rifiuto a sacrificare agli dei, comune nell’agiografia dei martiri; ad Apollonio piace vivere, ma egli non esita a scegliere la morte, perché senza nessuna costrizione, crede volentieri nella dottrina della resurrezione e del giudizio finale, perché questa se fosse pure un’illusione o un errore, dà conforto e illumina la vita, togliendola da umilianti compromessi.
Riguardo la pena della morte subita, i testi discordano, nella ‘passio’ greca Apollonio muore dopo lo spezzamento delle gambe, supplizio esteso anche al suo denunciante (chi sa perché), mentre in quella armena invece viene decapitato e questa versione è riportata nel ‘Martyrologium Romanum’ che lo celebra al 21 aprile.
La sua figura fu inserita tardi nei Martirologi cristiani, giacché non fu oggetto di una precisa commemorazione nei primi tempi; poi nel Medioevo fu confuso con altri due santi, Apollo alessandrino e Apollonio martire insieme a s. Valentino, la cui ricorrenza è al 18 aprile, questa data fu in vigore per molto tempo, ma la recentissima edizione del ‘Martirologio Romano’ l’ha riportata al 21 aprile.
Autore: Antonio Borrelli
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